Belluno, la rinascita delle valli devastate da Vaia: “Noi montanari ci rimbocchiamo le maniche”

Dopo giorni di piogge intense, la tempesta Vaia ha avuto il suo massimo impatto sul Triveneto il 29 ottobre del 2018. I venti fino a 200 km/h e le precipitazioni record hanno causato la caduta di oltre 10 milioni di alberi e danni per quasi 3 miliardi di euro. Il Veneto, regione più colpita insieme a Friuli Venezia Giulia e Trentino, ha avuto “l’epicentro” della tempesta nella provincia di Belluno, sulle montagne dell’agordino. A un anno di distanza siamo tornati negli stessi luoghi per raccontare la rinascita di queste valli ferite, dalle piccole storie quotidiane di sfollati e albergatori in cerca di una riscossa, ai grandi temi del dissesto idrogeologico. Il destino dei boschi spazzati via dal vento, intanto, rimane ancora sospes. Togliere gli alberi abbattuti provocherebbe un rischio di valanghe e caduta sassi. “Quegli alberi caduti sono un paravalanghe naturale, quindi intoccabili, e la priorità è ancora mettere in sicurezza fiumi e torrenti”, come ricorda Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore, comune “epicentro” della tempesta Vaia. maggiori info su Corriere delle ALpi

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