Contributi per il commercio Nessuna richiesta è arrivata

È stato costretto a riaprire i termini per permettere ai piccoli commercianti di trovare parziale sollievo alle spese di gestione: il sindaco di Cimolais, Davide Protti, ha infatti constatato come il bando 2025 dedicato ai pubblici esercizi fosse andato deserto. Nessuno cioè si è fatto avanti per ottenere un contributo per le uscite finanziarie affrontate l’anno scorso.

In ballo oltre 11 mila euro erogati da uno speciale piano nazionale di sostegno alle microimprese in montagna: alla scadenza di fine gennaio non risultava protocollata alcuna istanza. Protti ha allora spostato il termine al 17 marzo. La graduatoria prevede punteggi personalizzati anche in base alla rilevanza del servizio a collettività e turismo.

Ogni richiedente avrà diritto fino ad un massimo di 2 mila euro per supportare i maggiori esborsi di quanti investono in aree decentrate. L’amministrazione ha già proposto con successo la formula a partire dalle annate buie del covid quando le Alpi italiane persero migliaia di negozi e posti di lavoro, con un’emorragia ben più marcata rispetto a quella della pianura. La speranza è che dopo la falsa partenza di gennaio ora vi sia una risposta massiccia. «Un locale piuttosto che una rivendita rappresentano servizi essenziali per i nostri paesi, abitati in larga maggioranza da anziani non automuniti», ha infatti spiegato il primo cittadino. —FMV

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L’Abbazia di Santa Maria in Silvis

Il primo documento,infatti, che parla di Cimolais è la donazione fatta all’Abbazia dai fratelli longobardi Efro, Anto e Marco, figli del duca longobardo del Friuli, Pietro e di Piltrude. Il 3 maggio 762 a Nonantola, sull’appennino modenese, i tre fratelli longobardi divisero i beni da loro posseduti in Friuli e nella Venezia fra i due monasteri che avevano già fondato a Sesto a Reghena e a Povoletto. La fondazione di un monastero comportava, infatti, non soltanto il costo della costruzione della casa-convento per i monaci o le monache, ma anche la dotazione di beni da reddito (campi coltivabili, pascoli, boschi e mulini) capaci di produrre rendite perpetue per il loro mantenimento e per le opere di carità. L’atto di donazione, steso dal monaco Ansperto nella Badia, dei SS Apostoli di Nanantola è rogato il 3 maggio 762. L’atto precisa i beni donati al monastero maschile di Sesto; tra di essi sono compresi le ville di Barcis, di Erto, il feudo di Tramonti e la villa di Cimolais, della quale si ha, pertanto, la prima notizia certa

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MONITORAGGIO FAUNISTICO – Sulle tracce del cervo – Collaborazione tra Parco e Riserve di caccia

Il Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, in collaborazione con i Servizi regionali che si occupano di biodiversità e caccia e le Riserve di caccia locali, porta avanti un programma di monitoraggio della popolazione del cervo mirato a verificarne la numerosità e il legame con gli habitat comunitari. I dati raccolti tra il 2023 e il 2024 hanno rivelato la presenza di un elevato numero di cervi, distribuiti principalmente nei comuni di Cimolais, Erto e Casso e Claut. In particolare, Cimolais ha registrato il numero più alto. Il Parco ha organizzato un progetto pilota in collaborazione con Regione e Riserve di caccia locali al fine di verificare gli specifici movimenti del cervo dal Parco alle Riserve e viceversa. Per far ciò, sono state effettuate delle catture per applicare radiocollari satellitari su maschi e femmine, consentendo di tracciare 24 ore su 24 i loro spostamenti, ritmi di attività e interazioni con altre specie come il lupo.
La partecipazione delle Riserve di caccia è fondamentale non solo per il supporto operativo, ma anche per la formazione e l’impiego dei soci. Questa sinergia permette di ottenere dati preziosi, necessari per comprendere come i cervi si muovano tra il Parco e le Riserve limitrofe, e per valutare l’impatto della popolazione sugli habitat, tra cui prati da sfalcio e praterie magre a bassa altitudine, elementi chiave per la biodiversità locale.
Il progetto non si limita all’osservazione: i risultati sono utilizzati per aggiornare il Piano Faunistico Venatorio, garantendo una gestione sostenibile delle specie e dell’ambiente. Inoltre, i dati raccolti consentono di studiare le interazioni tra fauna selvatica e attività umane, con l’obiettivo di prevenire conflitti e promuovere una convivenza equilibrata. f l’aquila

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Auguri alle donne

Giornata internazionale della donna 2025. AUGURI A TUTTE LE NOSTRE LETTRICI

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Gli effetti del nuovo sugli animali delle Alpi

L’ultima tappa della Dolomiti Mountain School 2024, ospitata nella sede del Parco a Cimolais,
ha esplorato l’impatto del cambiamento climatico sulla fauna dolomitica. L’evento, rivolto ad
addetti ai lavori e membri del Corpo forestale regionale, ha evidenziato come l’aumento delle temperature e la modifica degli ecosistemi stiano alterando i comportamenti e la distribuzione di molte specie, dagli insetti ai grandi mammiferi.


Francesco Nazzi, professore di entomologia, ha descritto l’effetto delle variazioni climatiche sugli impollinatori, come api selvatiche e bombi. “L’interazione tra insetti e piante è
sempre più influenzata dalla quota e dalle temperature,” ha spiegato. “Disallineamenti tra i periodi di fioritura e l’attività di volo degli insetti potrebbero compromettere i processi di impollinazione e l’equilibrio dell’ecosistema”.

Emiliano Oddone, geologo, ha invece posto l’attenzione sulla velocità del cambiamento climatico attuale rispetto ai fenomeni geologici del passato: “La velocità con cui oggi aumentano temperature e livelli di CO2 è senza precedenti nella storia del pianeta. Le rocce dolomitiche testimoniano crisi climatiche ed estinzioni di massa, ma mai prima d’ora il cambiamento è stato così rapido”.


Stefano Filacorda, ricercatore dell’Università degli Studi di Udine, ha illustrato gli effetti del nuovo clima sui mammiferi alpini. La lepre variabile, per esempio, trova sempre più
difficoltà a causa della riduzione delle nevicate, elemento cruciale per il suo mimetismo invernale. Allo stesso tempo, l’aumento delle temperature e la crescita delle popolazioni di cervi stanno incidendo sia sugli habitat sia sulle attività umane, richiedendo un’attenta gestione delle specie. L’incontro ha sottolineato come la fauna alpina rappresenti un termometro sensibile delle trasformazioni in corso. Proteggere questi animali e comprendere i loro adattamenti è essenziale per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico. Solo una
strategia condivisa tra esperti, istituzioni e comunità locali può garantire un futuro sostenibile per le Dolomiti e per le specie che le abitano. f l’aquila

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Avvistato e filmato un branco di lupi in località “Colonie”

Avvistato e filmato un branco di 5 lupi in località “Colonie” a Cimolais. Il branco aveva attaccato e parzialmente già sbranato una cerva proprio a ridosso delle ultime case di Cimolais.

La presenza dei lupi nella Montagna e Pedemontana Pordenonese non sorprende più i residenti. L’ultimo avvistamento è avvenuto lunedì 3 febbraio alle 19 in via Sacile, a Polcenigo. Un automobilista, trovandosi nei pressi delle zone residenziali, ha raccontato: “Stavo viaggiando in macchina quando, ad un certo punto, ho visto un lupo passare tranquillamente sul ciglio della strada”.

Qualche settimana fa sempre un branco di lupi rincorrendo una cerva sono entrati nel recinto dell’azienda Agricola Giordani di Claut e hanno spaventato 6 mucche che poi sono rotolate giù per una scarpata; nessuna delle 6 mucche è sopravvissuta.

Cresce quindi la preoccupazione per la frequenza con cui questi animali si avvicinano alle aree abitate. “Più avranno contatti con l’uomo e meno paura avranno di noi. Oltre a tenere a bada i cani, dovremo anche tenere in casa i bambini”, ha scritto un utente di fb su un post di qualche giorno fa, che condividiamo.

Secondo LIFE Wolf Alps EU, gli attacchi dei lupi agli esseri umani sono estremamente rari. Uno studio condotto dall’istituto di ricerca NINA (Norsk Institutt for Naturforskning) ha confermato che questi animali tendono ad evitare il contatto diretto con l’uomo. Tuttavia, il problema della loro crescente presenza vicino ai centri abitati rimane.

Le autorità invitano la popolazione a non lasciare cibo all’aperto, proteggere gli animali domestici e segnalare ogni avvistamento alle forze dell’ordine o ai forestali. La convivenza con i lupi si sta rivelando una sfida per l’intera Montagna e Pedemontana Pordenonese, tra chi li vede come un pericolo e chi invece li considera parte della natura da rispettare.

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Recuperato il legnamedel bosco di Lodina

Il bosco di Lodina, in Comune di Cimolais, nel luglio del 2023 è stato interessato da un devastan te fenomeno di “downburst”, un temporale caratterizzato da forti venti al suolo che hanno causato lo schianto di un’area boschiva di 17 ettari, lasciando a terra circa 3.300 metri cubi di legname (circa 2500 piante) e interrompendo il sentiero di accesso al Ricovero di Casera Lodina.

Nell’autunno dello stesso anno, il Comune di Cimolais, in collabora zione con l’Ente Parco, si è attivato per definire un progetto di recupero del legname, comprendendo inter venti integrativi rispetto a quelli già previsti nell’area. L’area dei lavori, particolarmente impervia, ha richiesto un approccio tecnico complesso. Sono state installate gru a cavo con stazioni di valle situate in località Compol, per consentire l’esbosco del legname attraverso linee di lunghezza fino a 900
metri. Nelle zone non raggiungibili con teleferiche, l’intervento si è svolto manualmente, con operazioni di depezzamento e accatastamento dei tronchi e della ramaglia direttamente sul posto. Durante i lavori, particolare attenzione è stata dedicata alla sistemazione delle ceppaie, disposte in modo da garantirne la stabilità ed evitare fenomeni di rotolamento verso valle, e alla prevenzione di contaminazioni ambientali legate a perdite di combustibili o oli dai macchinari utilizzati.


In totale sono stati rimossi 2700 metri cubi di legname in un’area di 17 ettari, con interventi di precisione che hanno rispettato le peculiarità ambientali dell’area. I lavori, durati circa sette settimane, hanno inoltre consentito i successivi lavori di ripristino del sentiero, riprofilandone
la sagoma.


A partire da sabato 7 dicembre tale sentiero (segnavia CAI numero 374) è pertanto nuovamente fruibile, consentendo l’accesso al Ricovero di Casera Lodina, all’omonima Forcella, all’articolazione degli itinerari nei gruppi del Monte Duranno e della
Cima dei Preti, ed ai collegamenti tra le Valli Cimoliana, Vajont e Zemola F. L’Aquila

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Carnevale Cimoliano

Organizzato dalle Associazioni Intorn al Larin, in collaborazione con la Pro Loco il carnevale Cimoliano

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Colonia del salvatore invasa dalle sterpaglie In vista una bonifica

Anche il Comune di Cimolais è interessato alla bonifica di alcuni terreni che da troppo tempo risultano abbandonati a loro stessi. Così che il sindaco Davide Protti è stato autorizzato dalla propria giunta ad inoltrare a Trieste un’apposita domanda di contributo.

L’intenzione è di sistemare l’area chiamata “Colonia del Salvatore”: si tratta di un vasto appezzamento non distante dal centro ma invaso dalle sterpaglie.

In ballo ci sono dei fondi regionali disposti con una speciale normativa per la salvaguardia dei siti alpini. Proprio pochi giorni fa nel vicino municipio di Barcis si è tenuta un’assemblea con alcuni funzionari della Regione delegati dall’assessore alle foreste Stefano Zannier.

È stata illustrata la recente modifica ai regolamenti attuativi della legge. Grazie a queste variazioni di natura burocratica è ora molto più semplice accedere alle sovvenzioni. All’incontro hanno aderito numerosi cittadini e aziende agricole della Valcellina.

L’obiettivo di è creare un’associazione fondiaria che sistemi vecchi lotti in disuso e li riutilizzi per l’allevamento. — FMV

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Appello sull’uso corretto delle ciaspole nel Parco

Anche le vallate pordenonesi non sono esenti da rischi come valanghe, infortuni in quota e cadute accidentali. Soprattutto quando i turisti si avventurano in escursioni improvvisate, senza le adeguate attrezzature. Per questo il Parco naturale delle Dolomiti friulane è sceso in campo, mettendo a disposizione dei visitatori i consigli dei propri esperti.

Nelle newsletter inviate in tutta Italia e anche all’estero viene dedicato ampio spazio agli avvisi su come si devono affrontare le vette locali senza incorrere in inutili pericoli. In particolare in queste settimane di fine inverno l’ente ambientale con sede a Cimolais si concentra sulle insidie della neve, fresca o consolidata che sia. La guida Omar Gubeila ha lanciato un appello sull’uso corretto di racchette e ciaspole, sempre più diffuse all’interno del perimetro protetto e anzi incentivate da specifici itinerari del Parco.

«Spesso si sottovalutano questi ausili ritenendo erroneamente che non possano provocare slavine – ha scritto il referente delle Dolomiti friulane –. Si tratta di strumenti di progressione che causano una notevole sollecitazione sul terreno. Quando si procede su percorsi non controllati è quindi necessario dotarsi di kit di sicurezza: pala, sonda e set di localizzazione per individuare il ferito sotto un’eventuale valanga. Ma prima di mettersi in cammino questi dispositivi vanno testati. Anche calzature e indumenti devono essere idonei per evitare che le ghette spingano la neve all’interno del piede, con rischi di congelamento nei casi più estremi». — FMV

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Approvato dal Consiglio comunale il REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DELL’AREA ADIBITA A ORTO COLLETTIVO SOCIALE

L’amministrazione comunale ha approvato il regolamento e individuato l’area per la realizzazione di un orto collettivo sociale. L’orto collettivo sociale si propone come un luogo dedicato alla socialità, all’apprendimento e alla sperimentazione in cui riscoprire la dimensione umana e sociale della comunità residente come luogo di aggregazione, accogliente ed inclusivo diretto anche a persone in condizioni di disagio, anziani, portatori di handicap e ospiti della Casa Albergo per Anziani di Cimolais, con la finalità di promuovere l’integrazione sociale offrendo la possibilità di produrre in proprio ortaggi ed erbe aromatiche attraverso percorsi strutturati;
Lo spazio individuato per la realizzazione dell’orto collettivo sociale è l’area sita
in località Mugolio, identificata al Foglio 27 Mappale 435;

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Torrenti Arcola e Pentina In corso lo sghiaiamento

Prosegue, a Barcis, lo sghiaiamento di 50 mila metri cubi di inerti dall’alveo del torrente Arcola e dal limitrofo Pentina. Mezzi al lavoro per completare l’intervento, che secondo il sindaco Claudio Traina non rimarrà isolato. «Per quest’opera – afferma il primo cittadino – ringrazio l’assessore regionale Cristina Amirante –. Si tratta di un intervento finalizzato a garantire il collegamento con l’Alta Valcellina. Abbiamo visto che, specialmente in ottobre, nell’arco di un mese e mezzo un rio che non porta più acqua di una grondaia ha messo a rischio il collegamento».

A giudizio di Traina, il problema non si risolverà con questo intervento. «Il nostro bacino aveva una capacità di invaso originaria di 20 milioni di metri cubi, oggi si è ridotto alla metà. Stiamo parlando di lavori di sghiaiamento necessari – osserva ancora il sindaco di Barcis –, che andrebbero completati entro il 2029, quando è previsto il termine della concessione». «Il nostro compito, quindi, è sollecitare gli enti – prosegue – sperando in una presa di posizione su un tema importante per il territorio». Traina è dell’idea, per una serie di ragioni, che «più il lago è pieno d’acqua meglio me. Per questo, bisogna trovare delle soluzioni di escavazione anche con alti livelli di acqua. Per il momento, cerchiamo di garantire la gestione delle emergenze».

Si è deciso di approfittare delle settimane di secca dell’invaso idroelettrico, al momento vuoto per manutenzione e interventi straordinari. Non solo sghiaiamento. A inizio gennaio, la Regione ha annunciato un progetto per la creazione di una viabilità esterna al centro abitato: Amirante ha illustrato a Traina la tabella di marcia dei lavori. «Si tratterà della concreta soluzione all’annoso problema della ghiaia in eccesso», aveva commentato Traina, che dal 2021 chiede un nuovo ponte su cui dirottare i camion carichi di inerti. La carreggiata, secondo quanto riferito dal sindaco, si snoderà sulla destra lago e dovrebbe consentire di programmare un costante prelievo di sassi dal Cellina e dagli affluenti. —

fmv

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