Terza diga, i sindaci «Ora risposte certe»

L’idea di una terza diga della Valcellina è stata definitivamente accantonata oppure è soltanto sospesa? È quanto si è domandato il sindaco di Barcis, Claudio Traina, a margine della presentazione dello studio Aprilis su come risolvere il nodo della troppa ghiaia accumulatasi in valle. Come confermato mesi fa dal Consorzio di bonifica Meduna Cellina, una delle ipotesi di lavoro era proprio quella di realizzare un nuovo sbarramento di calcestruzzo in località Ponte di Mezzocanale. La proposta è stata subito bocciata da Comuni e associazioni per l’impatto che avrebbe sull’ecosistema. Al recente vertice a cui ha presenziato l’assessore regionale Fabio Scoccimarro, di manufatti idroelettrici non si è nemmeno accennato.

Ma il dubbio che si tratti soltanto di un rinvio spinge Traina a chiedere maggiore chiarezza alla Regione. «Da Trieste ci attendiamo in tempi brevi una dichiarazione ufficiale – ha detto –. Una diga a Ponte di Mezzocanale rappresenta un’assurdità fuori dal tempo ventilata negli anni Cinquanta. Ora la situazione è mutata. Viviamo di turismo e ambiente. Abbiamo già dato anche troppo in fatto di sfruttamento delle nostre risorse naturali».

Tra l’altro, viene fatta notare la scarsa utilità di questi muraglioni nella gestione della ghiaia in eccesso. «Se poi non si mandano sistematicamente ruspe e camion ad asportare il materiale trascinato dalla corrente, ci si ritrova con un aggravamento dell’emergenza», ha rimarcato la dose Traina. Dello stesso avviso il presidente del Parco delle Dolomiti friulane e sindaco di Erto e Casso, Fernando Carrara. «Non ho seguito la vicenda a livello tecnico, ma ritengo non sussistano nemmeno le condizioni di legge per attivare un dibattito, visto che la tutela internazionale delle Dolomiti friulane vieta qualsiasi impianto», ha affermato Carrara, ricordando la corsa all’oro che caratterizzò la zona settant’anni fa con la costruzione della diga del Vajont. Sul punto, le amministrazioni della Valcellina hanno già ricevuto una rassicurazione da Bruxelles. Dopo la relazione del Consorzio sulle soluzioni al vaglio dei professionisti, l’eurodeputato Marco Dreosto interpellò la commissione. «L’Unione europea punta alla creazione di riserve idriche alternative ai maxi invasi di qualche decennio fa, eccessivamente impattanti e tali da provocare danni al territorio», ha ricordato Dreosto, che piuttosto caldeggia la riconversione delle vecchie cave di pianura in bacini di contenimento delle acque piovane. fmv

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