Non soltanto l’annata scolastica è salva, ma ci sono ottime prospettive anche per il 2018. Si respira un clima di ottimismo, a Erto e Casso, dopo una primavera di tensione per il rischio che il paese perdesse le scuole elementari. Lo scarso numero di alunni aveva già portato a una deroga regionale. Ma lo spostamento a Claut e a Longarone di un’altra manciata di bambini aveva determinato il rischio concreto di un addio al plesso didattico.
In questi mesi, la situazione è migliorata e le disposizioni in materia sono mutate, permettendo il mantenimento in operatività della scuola anche sotto la soglia minima di iscritti. Del resto, si tratta di un problema che investe anche l’istituto di Claut, che pur accoglie ragazzi dall’intera Valcellina. In questi giorni di settembre, l’emergenza è quindi rientrata e per ora nessun genitore vive con l’angoscia che da un momento all’altro Regione e ministero comunichino il trasferimento ad altra sede delle aule del paese. Il sindaco Fernando Carrara vede un futuro più roseo anche per le prossime annate.
Tutto merito di alcuni fondi europei per le cosiddette aree interne: si tratta di risorse che Bruxelles ha stanziato proprio per il rilancio della scolarizzazione e della cultura nei paesi più periferici e disagiati. Grazie a questi progetti, c’è la speranza di poter evitare per sempre la soppressione delle elementari. «Vogliamo giocarci ogni carta possibile, e i fondi di comunità sono una strada che intendiamo percorrere – ha detto Carrara –. Questa primavera ho cercato di spiegare un concetto che deve essere sempre chiaro: se si chiude una scuola, il paese muore. Anche se negli anni successivi dovessimo registrare un boom di nascite, nessuno sarebbe più in grado di riattivare il servizio, visto che la normativa sull’apertura di scuole è molto più rigida di quella relativa al loro mantenimento».
Carrara ha ricordato di essere stato eletto nel 2016 con l’unico obiettivo di evitare lo spopolamento e di agevolare i giovani. Da qui, le decine di incontri e telefonate con genitori, dirigenti didattici e esponenti della politica. In ballo c’è anche la viabilità da e per la montagna pordenonese, visto che varie famiglie, lavorando a Longarone e nel Bellunese, trovano più comodo portare con
sé i figli a fondovalle la mattina. «Le istituzioni devono quindi capire che la montagna è diversa da una città di pianura e i regolamenti vanno adeguati alle esigenze delle nostre piccole comunità», ha concluso l’amministratore. (fonte Messaggero Veneto)