Sanità, il sindaco puntaal patto col Bellunese

Cimolais vuole poter fare riferimento alla sanità del Bellunese, come già avviene per i confinanti residenti di Erto e Casso. Questi ultimi beneficiano infatti di una convenzione tra le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto: grazie al protocollo, gli abitanti della Val Vajont possono recarsi liberamente in ambulatorio a Longarone e in ospedale a Belluno per qualsiasi prestazione medica, d’urgenza o meno. E in caso di emergenza salvavita è pronto a decollare l’elicottero del Suem di Pieve di Cadore. Il motivo dell’intesa tra Regioni è spiegato dalla vicinanza territoriale di Erto e Casso a Belluno. La distanza rispetto agli ospedali di Pordenone e Spilimbergo è decisamente minore e l’orografia stradale meno tortuosa.L’amministrazione comunale di Cimolais spera ora di poter allargare di qualche chilometro la convenzione, rientrandovi a richiesta. Il confermato sindaco Davide Protti ci sta lavorando da mesi, ma le elezioni del 12 giugno hanno temporaneamente stoppato il progetto. Ora che è stato confermato alla guida del municipio, Protti torna alla carica e chiede un uguale trattamento. Del resto, anche da Cimolais è più semplice e agevole raggiungere i servizi territoriali del Longaronese rispetto a quelli offerti sul versante friulano.«Ci sono numerosi compaesani che quotidianamente vanno a scuola e al lavoro nel Bellunese, è ora di ampliare il raggio del protocollo attivato con Erto e Casso», ha detto Protti ricordando che la sua popolazione è in larga parte anziana e bisognosa di cure costanti. L’unico servizio che non viene garantito dall’accordo interregionale è quello relativo al medico di base, che resta di stretta competenza dell’Azienda sanitaria del Friuli occidentale. Ma anche su questo punto, il sindaco della Val Vajont, Fernando Carrara, sta trattando con Trieste e Venezia. Ora la partita potrebbe diventare più articolata e tirare in ballo anche i “vicini di casa” di Cimolais. «Da parte nostra nessuna preclusione, anzi», ha commentato Carrara, che non dimentica i disagi subiti nel 2017 quando il vecchio contratto sfumò per qualche mese. Il sistema andò in tilt e ci furono pazienti della zona rimandati a casa da Belluno in quanto “non in pericolo di vita e assegnati a diversa Asl”. Per protesta ci fu chi portò in auto i parenti malati fin sul confine con Longarone e da lì allertò i soccorsi veneti. L’emergenza rientrò dopo non poche polemiche con la sottoscrizione del nuovo patto istituzionale. fmv

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