Parco delle Dolomiti, la Cassazione dice “no” alle centraline idroelettriche

Rigettato il ricorso della Celina, condannata pure a pagare le spese legali all’ente. La sentenza della suprema corte mette la parola fine ad altri analoghi contenziosi . Nel del Parco naturale delle Dolomiti friulane non si può svolgere alcuna attività idroelettrica. Lo ha stabilito a chiare lettere la Cassazione riunendosi a sezioni unite per discutere di una potenziale centralina sul Vajont, a Erto e Casso: venerdì sera, la suprema corte ha rigettato il ricorso della società triestina Celina e l’ha condannata a pagare migliaia di euro di spese legali al Parco, Regione Friuli Venezia Giulia ed Enel. L’azienda avrebbe voluto realizzare una presa all’altezza delle cosiddette Sorgenti del Cristo, sulla sponda destra del lago del Vajont Nel 2017, il Tribunale superiore delle acque aveva respinto tale ipotesi, ritenendola non compatibile con le norme che tutelano il Parco. Secondo le disposizioni in materia, è infatti vietato costruire opere che modifichino i luoghi protetti. La Celina, patrocinata dall’avvocato pordenonese Francesco Longo, si è però appellata alla Cassazione, sostenendo che nel caso concreto vi sarebbe stato soltanto l’utilizzo di impianti già esistenti. «Le prescrizioni di legge sono inderogabili – hanno ora messo nero su bianco i massimi magistrati nazionali –. Non c’è nessuna discrezione da parte dell’organo ambientale di rilasciare o meno una concessione. La derivazione idroelettrica del Cristo è stata legittimamente negata.

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