Legge sulla montagna: Sempre meno nati, classi a rischio

Nascite vicino allo zero e scuole semivuote per la mancanza di alunni e studenti. Se il fenomeno è generalizzato in montagna risulta ancora più evidente. Al punto da costringere i sindaci a rinnovare ogni anno la richiesta di proroga, prevista dalla legge, per poter garantire ai cittadini il mantenimento dei plessi scolastici. Ormai si ragiona a livello di vallata dove gli istituti comprensivi vengono distribuiti sul territorio. In un comune piuttosto centrale viene istituita la scuola dell’infanzia, in uno poco distante la primaria e nel terzo le medie. Quest’anno, nelle scuole del Friuli Venezia Giulia, la prima campanella è suonata per 130 mila 682 allievi, quasi 2 mila in meno rispetto all’anno scolastico precedente. Ma se estendiamo il confronto all’anno scolastico 2022/23 il calo degli iscritti raggiunge le 5 mila 569 unità.fmv

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Disabilità e inclusione Il Consorzio Nip avvia un progetto innovativo

Una nuova alleanza tra istituzioni, imprese e terzo settore apre la strada a un futuro più inclusivo per giovani adulti con fragilità. Il Consorzio Nip ha avviato i primi passi per portare Project search nella zona montana, un programma internazionale che coniuga formazione, inclusione e lavoro. Nato negli Stati Uniti e oggi presente in oltre 783 siti nel mondo, offre a giovani con disabilità intellettiva e disturbi dello spettro autistico un percorso concreto di inserimento lavorativo, costruito grazie alla collaborazione tra enti pubblici, aziende e realtà sociali. L’obiettivo è ambizioso: accompagnare ragazzi e ragazze verso un impiego stabile e competitivo, valorizzandone le potenzialità in contesti produttivi reali.

Al fianco del Consorzio, partner di primo piano: Ufficio collocamento mirato della regione, Asfo, cooperativa Futura e cluster Comet. Il progetto e le sue fasi di sviluppo sono stati illustrati alle imprese nella direzione consortile della zona industriale di Maniago, dove molte aziende del territorio hanno già manifestato interesse.

Il programma, destinato a giovani tra 18 e 25 anni, si articola in un percorso di nove mesi con tre tirocini in aziende ospitanti, attività formative in aula e il supporto quotidiano di educatori e tutor. Le aziende offriranno esperienze lavorative reali, ricevendo in cambio supporto operativo, formazione dedicata e incentivi per l’assunzione dei tirocinanti. Un modello che risponde al bisogno di competenze delle imprese e al contempo costruisce percorsi di inclusione duratura.

«Questa alleanza tra istituzioni, imprese e terzo settore – conclude Barel – rende Project search una straordinaria occasione per il territorio: un modello replicabile e sostenibile che mette al centro la persona, rafforza il tessuto sociale ed economico e dimostra come l’inclusione possa diventare un motore di crescita condivisa». —

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Legge sulla montagna: Pochi collegamenti per i pendolari

I trasporti rapresentano l’altro grosso nodo da sciogliere nelle aree montane. Rispetto al passato, il trasporto pubblico locale ha subito un ridimensionamento non indifferente. In montagna il numero delle corse è stato ridotto a tal punto che all’utenza capita spesso di attendere l’autobus inutilmente perché, all’ultimo momento, le corse vengono annullate. Se da un lato è vero che molto spesso i mezzi di trasporto viaggiano semivuoti o quasi, dall’altro è altrettanto vero che la riduzione delle corse rischia di trasformarsi in un fattore negativo nella valutazione dei pro e dei contro di un ipotetico trasferimento in uno dei numerosi comuni di montagna. Il servizio a chiamata sperimentato recentemente dal gestore del Tpl non sempre viene valutato positivamente soprattutto dalle famiglie con figli in età scolare e dai lavoratori pendolari costretti a raggiungere le città.fmv

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Lieve scossa di terremoto L’epicentro in Col delle Pitte

È passata quasi inosservata, la breve, ma intensa scossa di terremoto che martedì pomeriggio ha interessato la Valcellina: un sisma di magnitudo 2.5 Richter è stato registrato alle pendici del Col delle Pitte, a meno di 3 km da Claut. Non si sono registrati danni, a eccezione del distacco di modeste quantità di graniglia dalle pareti più instabili.

L’area è comunque tenuta sotto osservazione dai tecnici, in quanto da qualche settimana la fascia compresa tra forcella Clautana, Carnia e Slovenia ha ripreso a manifestare segni di attività tellurica.

Si tratta di fenomeni naturali e piuttosto frequenti, per queste zone montane, ma che a ogni risveglio causano scosse comprese tra 2 e 4 gradi Richter, nonché riportano in tutti alla memoria la tragica notte di maggio 1976. D’altro canto, l’ampia zona che dalla Val Tramontina si estende sino all’Alpago bellunese passando per la Valcellina è monitorata da decenni per le sue caratteristiche altamente sismiche. — fmv

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Legge sulla montagna: servono più servizi

A prescindere da chi la presenta come un toccasana o da chi rileva alcune criticità, la legge Montagna passerà l’esame sui territori purché, ripetono i presidenti delle Comunità di montagna, finanzi la creazione di asili nido, scuole, servizi sanitari e sociali, reti tecnologiche affidabili e l’acquisto della prima casa. Senza la certezza di poter disporre dei servizi si rischia di mettere in discussione i segnali positivi che si intravvedono anche nelle terre alte del Friuli Venezia Giulia.

Proprio perché i problemi da affrontare sono molti, il presidente della Comunità di montagna Dolomiti friulane, Dino Salatin, parla chiaro: «Se saremo in grado di coglierla e di avanzare proposte concrete si tratta di una grossa opportunità. Dobbiamo smetterla di piangerci addosso e di chiedere la carità, se continueremo a comportarci in questo modo non abbiamo futuro».

Salatin ritiene che chi va a vivere in montagna – nell’ultimo anno, nel Pordenonese, in 1.200 hanno fatto questa scelta – «deve poter vivere di montagna. È del tutto inutile fare discorsi politicamente corretti, per contrastare lo spopolamento servono progetti concreti». E pure i servizi, aggiunge il vicepresidente della Comunità di montagna della Carnia, Lino Not, secondo il quale non sono tanto le prospettive occupazionali a diventare fondamentali per convincere le famiglie a trasferirsi in montagna, quanto la disponibilità di servizi qualitativamente elevati. E se tutto questo, come sostengono i politici di centrodestra, è previsto dalla legge, a preoccupare il centrosinistra sono le risorse perché 200 milioni a livello nazionale non basteranno per contrastare lo spopolamento favorendo l’emigrazione dai centri urbani. A definirlo un grande risultato che mette a disposizione 200 milioni a livello nazionale, è il senatore leghista, Marco Dreosto, convinto che si tratti di una legge fondamentale per ridurre i divari economici e implementare i servizi e le comunità, prestando attenzione ai giovani e alle famiglie e per «stimolare la natalità e la creazione di opportunità occupazionali di prossimità». Dreosto ricorda, infatti, che le terre alte occupano il 35 per cento del Paese e del Friuli Venezia Giulia. Dello stesso avviso il deputato del Carroccio, Graziano Pizzimenti, il quale confessa di aver sempre avuto nei suoi pensieri le aree montane, quelle che – aggiunge –«grazie al ministro Calderoli e a questo Governo tornano a essere centrali. Si tratta di un risultato eccezionale, frutto di un lavoro che la Lega ha portato avanti con grande determinazione per dare dignità e garantire i servizi essenziali nelle terre alte. Più tutele per la nostra gente, più servizi, più diritti: questo è l’obiettivo che possiamo dire di aver raggiunto e che intendiamo perseguire per il futuro»

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Legge sulla montagna : Mancano medici e servizi sanitari

Anche se in questo caso a provocare tagli e diverse organizzazioni dei servizi è la carenza di medici e infermieri, uno dei problemi da risolvere per pensare di puntare sullo sviluppo della montagna è quello della presenza e del potenziamento dei servizi sanitari e sociali. La mancanza di medici di base, a esempio, non aiuta a promuovere la qualità della vita che offre la montagna, dove si è dovuti ricorrere all’istituzione del medico di vallata. Tutti sollecitano il potenziamento dei servizi socio-sanitari, ma spesso la mancanza di personale non lascia alternative e costringe gli amministratori ad adottare scelte pesanti anche in termini di ricadute territoriali. L’auspicio è che, attraverso la legge Montagna, vengano previsti incentivi per invogliare i professionisti a prestare servizio nelle terre alte. fmv

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Montagna i primi fondi tra un anno

Il Senato ha varato la nuova legge sulla montagna, con 200 milioni di euro del fondo (Fosmit) che l’accompagna. Ma per metterla a terra ora servono i decreti attuativi. Per dare incentivi al personale scolastico e a quello sanitario che scelgono di lavorare e vivere in montagna. Ma per vedere i decreti l’attesa potrebbe allungarsi fino a un anno. Anche di più.

I decreti attuativi stabiliranno anche quanto riceveranno direttamente le Regioni. L’anno scorso il Friuli Venezia Giulia ha incamerato 5 milioni e 305 mila. Il Veneto ha incamerato 9 milioni e 595 mila euro. Ma la nuova legge sulla montagna blinda 105 dei 200 milioni di euro per la sanità di montagna (40 milioni), la scuola (20), le giovani imprese, la casa, la natalità, l’agricoltura e le foreste. Alle Regioni, quindi, resterebbero, di risorse dirette, 105 milioni. Il Veneto potrebbe ricevere quindi 3,7 milioni e il Friuli Venezia Giulia 2,3, in base ai precedenti criteri di distribuzione. Ma a questi trasferimenti diretti si aggiungono appunto gli indiretti, sempre per la montagna, in cui si articola la nuova legge: sanità, scuola, imprese, natalità, infrastrutture digitali, forestazione, altri servizi ancora.

In Friuli e in Veneto ci si augura quindi di poter contare almeno sulle stesse somme dell’anno scorso: rispettivamente 5 e 10 milioni. E magari anche con un supplemento di risorse. L’Uncem, infatti, l’Unione delle Comunità e dei Comuni montani, ha già sollecitato il governo e il parlamento a recuperare altri 100 milioni. Non si sa ancora, però, quanti soldi nel dettaglio arriveranno per le varie voci indirette legate a scuola, sanità e altro: bisogna aspettare le future regolamentazioni. «Da 200 milioni di euro, introdotti dal precedente governo, si può salire anche attivando risorse dalle concessioni, idroelettriche, autostradali, delle attività estrattive» dice il presidente dell’Uncem, l’Unione delle Comunità e dei Comuni montani, Marco Bussone, «La montagna non vuole più regalare risorse». E, d’altra parte, la stessa legge sulla montagna chiama in causa la responsabilità della grandi concessionarie che operano sulle Terre alte. Venezia e Trieste, peraltro, hanno il compito di ridistribuire questi fondi ai Comuni montani. FMV

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Legge sulla montagna: servono Collegamenti telefonici più veloci

In montagna, soprattutto nelle zone meno accessibili, i collegamenti telefonici sono sempre complicati. Mediamente la copertura raggiunge l’80 per cento delle località abitate. La percentuale è sicuramente alta ma non sufficiente per mettere in condizioni tutti di lavorare in smart working e di comunicare con tutti gli strumenti. Il vicepresidente della Comunità montana della Carnia, Lino Not, lo fa notare ricordando che la disponibilità della rete è uno dei servizi fondamentali per attirare nuovi residenti. Invece, soprattutto gli abitanti nelle aree più isolate dove i gestori telefonici non hanno interesse di portare la fibra, molto spesso non possono contare su collegamenti affidabili. Non a caso diverse amministrazioni comunali, per accogliere i nomadi digitali, stanno mettendo a disposizione spazi di co-working completamente cablati. fmv

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È ONLINE IL QUARTO NUMERO DEL 2025 DEL MAGAZINE “ESPLORA & AMA”

Alla scoperta degli angoli più belli del Friuli Venezia Giulia; ve li racconta “Esplora&Ama” sulle pagine del loro splendido Magazine, con una parte – per ogni numero in uscita – dedicata ai comuni della Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane, Cavallo e Cansiglio

Per sfogliarlo al seguente link

Esplora & Ama – Agosto-Settembre 2025 – Esplora & Ama

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Un docufilm su Fantin Vittorio , medico di base di CImolais Claut e Erto

Vissuto a Cordenons, ha trovato la sua realizzazione in età matura, nella Valle del Vajont, tra la gente di montagna che, a distanza di 62 anni dalla tragedia del 9 ottobre, non dimentica ma guarda avanti. Vito Fantin, 67 anni, dopo la laurea conseguita nel 2022 ha scelto di non restare in città, ma di esercitare come medico di base nelle zone dove nessuno vuole andare. Una storia fuori dall’ordinario, che ha colpito la giornalista Rai Silvia Rossetto, diventando il cuore del documentario “Il medico del Vajont”, in onda domenica alle 9.15 circa su Rai3. Il servizio sarà replicato mercoledì alle 21.15 su Rai3 Bis (canale 810) e resterà disponibile anche sull’applicazione Rai Play, per chi non potrà seguirlo in diretta.

Fantin è oggi l’unico medico per Cimolais, Claut ed Erto Casso: tre ambulatori, 1.500 pazienti e decine di chilometri percorsi ogni giorno. «Non posso spegnere il cellulare – racconta – perché qui il medico di base è spesso l’unico presidio. Lo faccio volentieri, anche perché io, tra questa gente, genuina e accogliente, sono rinato». Fantin ha portato a termine a 65 anni un percorso di studio che aveva iniziato da giovane, ma che non aveva potuto concludere per vicissitudini personali. Un nuovo capitolo della sua vita si è poi aperto nel novembre del 2023, con l’apertura del suo ambulatorio.

«Volevo raccontare l’anniversario del Vajont in modo diverso – spiega Silvia Rossetto –. Non la cronaca o i processi, ma la sua popolazione, attraverso le voci della valle. In Vito e nella sua storia fuori dal comune ho trovato la chiave. È una sorta di Virgilio che mi ha accompagnata in questo viaggio durato tre mesi di lavoro». Il documentario raccoglie anche altre voci significative della valle: Ugo Manarin e il giovane Valentino Corona; le due Angeliche Corona e la farmacista Roberta Chiaradia. Elio De Anna, ex amministratore e giocatore di rugby, e Vittorio Saccher, ex allenatore di calcio, uniche voci esterne alla valle, ascoltate per la loro passione sportiva legata a quella del cordenonese. E poi ci sono i ricordi dello scrittore Mauro Corona, amico di Vito, che nel 1963 aveva 13 anni. — FMV

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Addio alla farmacista Silvia Scarabello

Ricordiamo con affetto Silvia e porgiamo le consoglianze al marito e alla famiglia

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Recuperato il legname del Bosco Lodina

Il bosco di Lodina, in Comune di Cimolais, nel luglio del 2023 è stato interessato da un devastante fenomeno di “downburst”, un temporale caratterizzato da forti venti al suolo che hanno causato lo schianto di un’area boschiva di 17 ettari, lasciando a terra circa 3.300 metri cubi di legname (circa 2500 piante) e interrompendo il sentiero di accesso al Ricovero di casera Lodina.
Nell’autunno dello stesso anno, il Comune di Cimolais, in collaborazione con l’Ente Parco, si è attivato per definire un progetto di recupero del legname, comprendendo interventi integrativi rispetto a quelli già previsti nell’area.
L’area dei lavori, particolarmente impervia, ha richiesto un approccio tecnico complesso. Sono state installate gru a cavo con stazioni di valle situate in località Compol, per consentire l’esbosco del legname attraverso linee di lunghezza fino a 900 metri. Nelle zone non raggiungibili con teleferiche, l’intervento si è svolto manualmente, con operazioni di
depezzamento e accatastamento dei tronchi e della ramaglia direttamente sul posto.
Durante i lavori, particolare attenzione è stata dedicata alla sistemazione delle ceppaie, disposte in modo da garantirne la stabilità ed evitare fenomeni di rotolamento verso valle, e dlla prevenzione di contaminazioni ambientali legate a perdite di combustibili o oli dai mac
chinari utilizzati.
In totale sono stati rimossi 2700 metri cubi di legname in un’area di 17 ettari, con interventi di precisione che hanno rispettato le peculiarità ambientali dell’area. I lavori, durati circa sette settimane, hanno inoltre consentito i successivi lavori di ripristino del sentiero, riprofilandone
la sagoma.
A partire da sabato 7 dicembre tale sentiero (segnavia CAI numero 374) è pertanto nuovamente fruibile, consentendo l’accesso al Ricovero di Casera Lodina, all’omonima Forcel
la, all’articolazione degli itinerari nei gruppi del Monte Duranno e della Cima dei Preti, ed ai collegamenti tra le Valli Cimoliana, Vajont e Zemola. FONTE L’AQUILA

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