Gli effetti del nuovo sugli animali delle Alpi

L’ultima tappa della Dolomiti Mountain School 2024, ospitata nella sede del Parco a Cimolais,
ha esplorato l’impatto del cambiamento climatico sulla fauna dolomitica. L’evento, rivolto ad
addetti ai lavori e membri del Corpo forestale regionale, ha evidenziato come l’aumento delle temperature e la modifica degli ecosistemi stiano alterando i comportamenti e la distribuzione di molte specie, dagli insetti ai grandi mammiferi.


Francesco Nazzi, professore di entomologia, ha descritto l’effetto delle variazioni climatiche sugli impollinatori, come api selvatiche e bombi. “L’interazione tra insetti e piante è
sempre più influenzata dalla quota e dalle temperature,” ha spiegato. “Disallineamenti tra i periodi di fioritura e l’attività di volo degli insetti potrebbero compromettere i processi di impollinazione e l’equilibrio dell’ecosistema”.

Emiliano Oddone, geologo, ha invece posto l’attenzione sulla velocità del cambiamento climatico attuale rispetto ai fenomeni geologici del passato: “La velocità con cui oggi aumentano temperature e livelli di CO2 è senza precedenti nella storia del pianeta. Le rocce dolomitiche testimoniano crisi climatiche ed estinzioni di massa, ma mai prima d’ora il cambiamento è stato così rapido”.


Stefano Filacorda, ricercatore dell’Università degli Studi di Udine, ha illustrato gli effetti del nuovo clima sui mammiferi alpini. La lepre variabile, per esempio, trova sempre più
difficoltà a causa della riduzione delle nevicate, elemento cruciale per il suo mimetismo invernale. Allo stesso tempo, l’aumento delle temperature e la crescita delle popolazioni di cervi stanno incidendo sia sugli habitat sia sulle attività umane, richiedendo un’attenta gestione delle specie. L’incontro ha sottolineato come la fauna alpina rappresenti un termometro sensibile delle trasformazioni in corso. Proteggere questi animali e comprendere i loro adattamenti è essenziale per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico. Solo una
strategia condivisa tra esperti, istituzioni e comunità locali può garantire un futuro sostenibile per le Dolomiti e per le specie che le abitano. f l’aquila

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Avvistato e filmato un branco di lupi in località “Colonie”

Avvistato e filmato un branco di 5 lupi in località “Colonie” a Cimolais. Il branco aveva attaccato e parzialmente già sbranato una cerva proprio a ridosso delle ultime case di Cimolais.

La presenza dei lupi nella Montagna e Pedemontana Pordenonese non sorprende più i residenti. L’ultimo avvistamento è avvenuto lunedì 3 febbraio alle 19 in via Sacile, a Polcenigo. Un automobilista, trovandosi nei pressi delle zone residenziali, ha raccontato: “Stavo viaggiando in macchina quando, ad un certo punto, ho visto un lupo passare tranquillamente sul ciglio della strada”.

Qualche settimana fa sempre un branco di lupi rincorrendo una cerva sono entrati nel recinto dell’azienda Agricola Giordani di Claut e hanno spaventato 6 mucche che poi sono rotolate giù per una scarpata; nessuna delle 6 mucche è sopravvissuta.

Cresce quindi la preoccupazione per la frequenza con cui questi animali si avvicinano alle aree abitate. “Più avranno contatti con l’uomo e meno paura avranno di noi. Oltre a tenere a bada i cani, dovremo anche tenere in casa i bambini”, ha scritto un utente di fb su un post di qualche giorno fa, che condividiamo.

Secondo LIFE Wolf Alps EU, gli attacchi dei lupi agli esseri umani sono estremamente rari. Uno studio condotto dall’istituto di ricerca NINA (Norsk Institutt for Naturforskning) ha confermato che questi animali tendono ad evitare il contatto diretto con l’uomo. Tuttavia, il problema della loro crescente presenza vicino ai centri abitati rimane.

Le autorità invitano la popolazione a non lasciare cibo all’aperto, proteggere gli animali domestici e segnalare ogni avvistamento alle forze dell’ordine o ai forestali. La convivenza con i lupi si sta rivelando una sfida per l’intera Montagna e Pedemontana Pordenonese, tra chi li vede come un pericolo e chi invece li considera parte della natura da rispettare.

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Recuperato il legnamedel bosco di Lodina

Il bosco di Lodina, in Comune di Cimolais, nel luglio del 2023 è stato interessato da un devastan te fenomeno di “downburst”, un temporale caratterizzato da forti venti al suolo che hanno causato lo schianto di un’area boschiva di 17 ettari, lasciando a terra circa 3.300 metri cubi di legname (circa 2500 piante) e interrompendo il sentiero di accesso al Ricovero di Casera Lodina.

Nell’autunno dello stesso anno, il Comune di Cimolais, in collabora zione con l’Ente Parco, si è attivato per definire un progetto di recupero del legname, comprendendo inter venti integrativi rispetto a quelli già previsti nell’area. L’area dei lavori, particolarmente impervia, ha richiesto un approccio tecnico complesso. Sono state installate gru a cavo con stazioni di valle situate in località Compol, per consentire l’esbosco del legname attraverso linee di lunghezza fino a 900
metri. Nelle zone non raggiungibili con teleferiche, l’intervento si è svolto manualmente, con operazioni di depezzamento e accatastamento dei tronchi e della ramaglia direttamente sul posto. Durante i lavori, particolare attenzione è stata dedicata alla sistemazione delle ceppaie, disposte in modo da garantirne la stabilità ed evitare fenomeni di rotolamento verso valle, e alla prevenzione di contaminazioni ambientali legate a perdite di combustibili o oli dai macchinari utilizzati.


In totale sono stati rimossi 2700 metri cubi di legname in un’area di 17 ettari, con interventi di precisione che hanno rispettato le peculiarità ambientali dell’area. I lavori, durati circa sette settimane, hanno inoltre consentito i successivi lavori di ripristino del sentiero, riprofilandone
la sagoma.


A partire da sabato 7 dicembre tale sentiero (segnavia CAI numero 374) è pertanto nuovamente fruibile, consentendo l’accesso al Ricovero di Casera Lodina, all’omonima Forcella, all’articolazione degli itinerari nei gruppi del Monte Duranno e della
Cima dei Preti, ed ai collegamenti tra le Valli Cimoliana, Vajont e Zemola F. L’Aquila

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Carnevale Cimoliano

Organizzato dalle Associazioni Intorn al Larin, in collaborazione con la Pro Loco il carnevale Cimoliano

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Colonia del salvatore invasa dalle sterpaglie In vista una bonifica

Anche il Comune di Cimolais è interessato alla bonifica di alcuni terreni che da troppo tempo risultano abbandonati a loro stessi. Così che il sindaco Davide Protti è stato autorizzato dalla propria giunta ad inoltrare a Trieste un’apposita domanda di contributo.

L’intenzione è di sistemare l’area chiamata “Colonia del Salvatore”: si tratta di un vasto appezzamento non distante dal centro ma invaso dalle sterpaglie.

In ballo ci sono dei fondi regionali disposti con una speciale normativa per la salvaguardia dei siti alpini. Proprio pochi giorni fa nel vicino municipio di Barcis si è tenuta un’assemblea con alcuni funzionari della Regione delegati dall’assessore alle foreste Stefano Zannier.

È stata illustrata la recente modifica ai regolamenti attuativi della legge. Grazie a queste variazioni di natura burocratica è ora molto più semplice accedere alle sovvenzioni. All’incontro hanno aderito numerosi cittadini e aziende agricole della Valcellina.

L’obiettivo di è creare un’associazione fondiaria che sistemi vecchi lotti in disuso e li riutilizzi per l’allevamento. — FMV

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Appello sull’uso corretto delle ciaspole nel Parco

Anche le vallate pordenonesi non sono esenti da rischi come valanghe, infortuni in quota e cadute accidentali. Soprattutto quando i turisti si avventurano in escursioni improvvisate, senza le adeguate attrezzature. Per questo il Parco naturale delle Dolomiti friulane è sceso in campo, mettendo a disposizione dei visitatori i consigli dei propri esperti.

Nelle newsletter inviate in tutta Italia e anche all’estero viene dedicato ampio spazio agli avvisi su come si devono affrontare le vette locali senza incorrere in inutili pericoli. In particolare in queste settimane di fine inverno l’ente ambientale con sede a Cimolais si concentra sulle insidie della neve, fresca o consolidata che sia. La guida Omar Gubeila ha lanciato un appello sull’uso corretto di racchette e ciaspole, sempre più diffuse all’interno del perimetro protetto e anzi incentivate da specifici itinerari del Parco.

«Spesso si sottovalutano questi ausili ritenendo erroneamente che non possano provocare slavine – ha scritto il referente delle Dolomiti friulane –. Si tratta di strumenti di progressione che causano una notevole sollecitazione sul terreno. Quando si procede su percorsi non controllati è quindi necessario dotarsi di kit di sicurezza: pala, sonda e set di localizzazione per individuare il ferito sotto un’eventuale valanga. Ma prima di mettersi in cammino questi dispositivi vanno testati. Anche calzature e indumenti devono essere idonei per evitare che le ghette spingano la neve all’interno del piede, con rischi di congelamento nei casi più estremi». — FMV

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Approvato dal Consiglio comunale il REGOLAMENTO PER LA GESTIONE DELL’AREA ADIBITA A ORTO COLLETTIVO SOCIALE

L’amministrazione comunale ha approvato il regolamento e individuato l’area per la realizzazione di un orto collettivo sociale. L’orto collettivo sociale si propone come un luogo dedicato alla socialità, all’apprendimento e alla sperimentazione in cui riscoprire la dimensione umana e sociale della comunità residente come luogo di aggregazione, accogliente ed inclusivo diretto anche a persone in condizioni di disagio, anziani, portatori di handicap e ospiti della Casa Albergo per Anziani di Cimolais, con la finalità di promuovere l’integrazione sociale offrendo la possibilità di produrre in proprio ortaggi ed erbe aromatiche attraverso percorsi strutturati;
Lo spazio individuato per la realizzazione dell’orto collettivo sociale è l’area sita
in località Mugolio, identificata al Foglio 27 Mappale 435;

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Torrenti Arcola e Pentina In corso lo sghiaiamento

Prosegue, a Barcis, lo sghiaiamento di 50 mila metri cubi di inerti dall’alveo del torrente Arcola e dal limitrofo Pentina. Mezzi al lavoro per completare l’intervento, che secondo il sindaco Claudio Traina non rimarrà isolato. «Per quest’opera – afferma il primo cittadino – ringrazio l’assessore regionale Cristina Amirante –. Si tratta di un intervento finalizzato a garantire il collegamento con l’Alta Valcellina. Abbiamo visto che, specialmente in ottobre, nell’arco di un mese e mezzo un rio che non porta più acqua di una grondaia ha messo a rischio il collegamento».

A giudizio di Traina, il problema non si risolverà con questo intervento. «Il nostro bacino aveva una capacità di invaso originaria di 20 milioni di metri cubi, oggi si è ridotto alla metà. Stiamo parlando di lavori di sghiaiamento necessari – osserva ancora il sindaco di Barcis –, che andrebbero completati entro il 2029, quando è previsto il termine della concessione». «Il nostro compito, quindi, è sollecitare gli enti – prosegue – sperando in una presa di posizione su un tema importante per il territorio». Traina è dell’idea, per una serie di ragioni, che «più il lago è pieno d’acqua meglio me. Per questo, bisogna trovare delle soluzioni di escavazione anche con alti livelli di acqua. Per il momento, cerchiamo di garantire la gestione delle emergenze».

Si è deciso di approfittare delle settimane di secca dell’invaso idroelettrico, al momento vuoto per manutenzione e interventi straordinari. Non solo sghiaiamento. A inizio gennaio, la Regione ha annunciato un progetto per la creazione di una viabilità esterna al centro abitato: Amirante ha illustrato a Traina la tabella di marcia dei lavori. «Si tratterà della concreta soluzione all’annoso problema della ghiaia in eccesso», aveva commentato Traina, che dal 2021 chiede un nuovo ponte su cui dirottare i camion carichi di inerti. La carreggiata, secondo quanto riferito dal sindaco, si snoderà sulla destra lago e dovrebbe consentire di programmare un costante prelievo di sassi dal Cellina e dagli affluenti. —

fmv

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Il recupero del materiale legnoso del lago di Barcis: L’assessore Zannier: «Opportunità per i giovani»

«La virtuosità e l’innovazione dell’iniziativa sta nel fatto di essere un progetto di sistema. In una fase successiva si potrà avviare anche un monitoraggio a monte in modo tale da gestire e limitare la quantità di legname che dal torrente Cellina viene trasportato nell’invaso di Barcis in modo particolare dopo eventi atmosferici avversi». Così l’assessore regionale Stefano Zannier durante la presentazione del progetto di recupero del legno dal lago di Barcis, presentato in municipio.

«Le ricadute positive, generate dalla rimozione e dal riutilizzo dei tronchi recuperati – ha aggiunto – favoriranno l’attrattività del luogo montano attraverso le attività di filiera. Si vuole provare a far nascere l’idea che, sia attraverso la creazione di nuove occasioni di lavoro nella trasformazione del legname che dalla possibilità di trasformare il materiale in opere d’arte, i giovani possano cogliere l’opportunità di vivere in montagna all’insegna dalla valorizzazione dell’ambiente – ha concluso l’assessore Zannier –, della rivitalizzazione dei piccoli centri e del ripopolamento delle terre alte» . —fmv

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Legno recuperato dal lago Nuove risorse per Barcis

Recuperare il legno che si deposita nel lago di Barcis a causa degli eventi meteo avversi per utilizzarlo per finalità produttive, con l’obiettivo di mettere a disposizione nuove opportunità economiche per il territorio. Sono i contenuti dell’intervento presentato in municipio, reso possibile dalla sinergia tra Regione, Comune e Gea.

Sono intervenuti l’assessore regionale alle risorse agroalimentari, forestali e ittiche, Stefano Zannier, il consigliere regionale Lucia Buna, il presidente della Magnifica comunità di montagna Dolomiti friulane, Cavallo e Cansiglio, Dino Salatin, il sindaco Claudio Traina, il presidente di Gea, Gianfranco Marino, tecnici della società, tra cui Roberto Tomasini che ha curato la redazione del progetto sperimentale, e il Gruppo di azione locale Montagna leader.

La Regione ha concesso un finanziamento di 500 mila euro. Attualmente il lago di Barcis è vuoto per manutenzione e interventi straordinari. Recupero del legno: Zannier ha detto che «la sfida è mettere il prodotto nella disponibilità di soggetti che lo possono usare. Il progetto potrebbe dare sostegno a una comunità più ampia di quella di Barcis». «Si tratta – ha osservato Traina – di un progetto innovativo che cerca di contrastare l’abbandono delle nostre montagne». Marino ha evidenziato che è il risultato di «una bellissima forma di partecipazione di più enti». Il progetto «punta a rimuovere la grande quantità di legname trasportata dal torrente Cellina e accumulatasi nel lago in seguito ai sempre più frequenti eventi meteorologici avversi degli ultimi anni», ha spiegato Zannier.

Per la realizzazione del progetto (il Comune si basa anche su esperienze simili avviate nel lago di Iseo) si rende necessario allestire una chiatta e imbarcazioni con attrezzature necessarie per consentire di eseguire i lavori di recupero e stoccaggio del legname presente nell’invaso idroelettrico.

Attraversamento i fondi regionali «saranno consentiti – ha sottolineato Zannier – gli investimenti per l’acquisto di una piattaforma galleggiante dotata di braccio meccanico, draghe e attrezzature per la rimozione di tronchi e ramaglie al fine di un ripristino ambientale in sicurezza e consentendo la fruibilità del lago e della sua bellezza paesaggistica, oltre che a renderlo nuovamente utilizzabile per le attività turistiche in ogni stagione». Il materiale «potrà essere trasformato da rifiuto a risorsa e trovare un riutilizzo». Il recupero del legname «consente poi la riduzione dell’inquinamento, impedendo il rilascio di sostanze che possono alterare la qualità dell’acqua».

Il progetto punta anche a valorizzare l’ambiente. Verranno sperimentate, inoltre, nuove forme di collaborazione per la creazione di una filiera di economia circolare che possa anche generare posti di lavoro (per esempio attraverso una segheria di comunità per la produzione di materia prima e pannelli per l’industria del mobile della regione) nelle fasi di stoccaggio e trasformazione del materiale recuperato. Infine, si punta anche a rendere la zona attrattiva attraverso un connubio tra giovani e arte: si pensa a spazi, lungo le sponde del lago, per la “Land art” offrendo la possibilità a giovani artisti di lavorare e vivere nel territorio. —fmv

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Beni da razionalizzare Immobili e terreni finiscono in vendita

Una razionalizzazione di beni per evitare sprechi e introitare qualche somma a bilancio: l’amministrazione comunale di Cimolais fa ordine nelle proprietà e mette in vendita tre edifici e numerosi lotti di terreno. Nel caso dei fabbricati si tratta di quote parziali, mentre per boschi e prati la titolarità è esclusiva. Nella maggior parte dei casi si tratta di piccole porzioni incolte che potrebbero interessare ai confinanti, anche nell’ottica di ridurre i frazionamenti eccessivi: i fondi agricoli e forestali della Valcellina sono caratterizzati da un numero altissimo di intestatari a causa dei mancati aggiornamenti dei registri immobiliari dopo lo spopolamento di massa del secolo scorso.

Il valore parte da “fazzoletti” di 30 euro ciascuno a compendi più corposi che superano i 2 mila euro. Nel caso dei tre edifici, il sindaco Davide Protti spera invece di incamerare circa 25 mila euro. Proprio su questa tema anche Cimolais ha recentemente adeguato i valori fiscali su cui calcolare l’imposta locale.  I tecnici della Magnifica Comunità montana delle Dolomiti friulane, Cavallo e Cansiglio hanno mappato la valle, stabilendo i prezzi di mercato delle varie aree urbane, agricole e artigianali. Su questi valori sarà ora quantificato l’importo dovuto dai cittadini per l’Ilia, l’imposta sugli immobili. fmv

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Certificazione di sostenibilità per il legname di Cimolais

Da tempo anche il Comune di Cimolais aderisce al sistema Pefc per la certificazione di sostenibilità del proprio patrimonio boschivo.

Alla pari di altre realtà della montagna friulana, l’amministrazione del sindaco Davide Protti ha sottoscritto in questo senso un protocollo con l’Unione delle Comunità montane: all’interno dell’associazione istituzionale è infatti nato un gruppo di lavoro che punta a sfruttare in modo green le risorse forestali.

In questi giorni è stato rinnovato un contratto di appalto per mettere concretamente in atto il protocollo. La cooperativa Legno servizi è stata nuovamente incaricata di certificare nero su bianco come vengano utilizzate queste risorse pubbliche dell’ente locale.

Cimolais gode di migliaia di ettari di terreni alberati, molti dei quali soggetti a sfruttamento senza impatto ambientale. Grazie al bollino di qualità ottenuto dal programma internazionale Pefc, il legname ricavato dai boschi della zona acquisisce maggior pregio sui mercati. Il marchio opera in tutto il mondo tanto che attualmente sono poco meno di 200 milioni gli ettari vincolati al progetto.

L’intervento della ditta specializzata costa circa mille euro e va rinnovato di anno in anno, dimostrando i reali sforzi compiuti dal municipio in questa direzione.Protti ha ricordato l’importanza di coniugare il turismo alle tradizionali attività silvopastorali che nel tempo sono state abbandonate e tanti guai stanno provocando al territorio alpino.

«Frane, sentieri che scompaiono e bosco che avanza tra le case più appartate dimostrano la necessità di occuparci quotidianamente del delicato ecosistema in cui abitiamo» ha commentato al proposito il primo cittadino. —

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