Mappare i pozzi carsici in Valcellina

Bandierine di segnalazione e una mappatura ufficiale da inserire nelle principali guide turistiche: sono queste le soluzioni tecniche che da domenica sera vengono proposte sui social e siti specializzati dopo lo spettacolare incidente occorso a Claut ad uno scialpinista di Longarone: domenica pomeriggio un ragazzo di 27 anni, Victor Romanin, che stava scendendo dal Pradut è infatti rimasto incastrato a testa in giù in una foiba profonda almeno quindici metri.Lo sportivo ha fatto da tappo alla dolina, bloccandosi a circa cinque metri dalla superficie, rimanendo incastrato con gli sci. Dopo una delicatissima operazione di recupero da parte dei tecnici del Soccorso alpino della Valcellina, il giovane è stato tratto in salvo senza particolari traumi. Per lui solo qualche botta e tanta paura. Il fatto è successo a 1.600 metri di altitudine a poca distanza dalla forcella Baldass.

 

Il pozzo carsico è una delle decine di fessurazioni del suolo presenti in zona. Spesso queste cavità si rendono ancor più insidiose perché vengono ricoperte dalla neve o dal pino mugo. Caderci dentro, soprattutto durante un’escursione in solitaria, significa rischiare seriamente la morte. Ma per fortuna, nel caso di domenica, Victor Romanin stava compiendo l’escursione con alcuni amici, che hanno dato l’allarme.E ora è partito l’intenso dibattito alimentato in internet tra gli amanti dello sci d’alta quota ma anche cultori del trekking e delle camminate all’aria aperta. L’appello principale riguarda delle eventuali forme di segnalazione degli imbocchi di queste cavità. C’è chi ricorrerebbe a bandiere simili a quelle usate durante gli slalom agonistici e chi a recinti in legno. A questo punto resta il problema della manutenzione visto che intemperie, animali selvatici e vandali potrebbero nel tempo nascondere o danneggiare questi avvisi salvavita. L’altra ipotesi è invece di aggiornare le carte geografiche per turisti, evidenziando i punti più critici del territorio. Del resto i cacciatori della valle sono a conoscenza di tutti gli anfratti e potrebbero collaborare con successo al progetto di una mappatura dei siti da evitare. Un invito alla massima cautela frequentando le montagne sopra Claut era giunto qualche mese fa dall’Unione speleologica pordenonese del Club alpino italiano. I volontari di questo sodalizio e i colleghi del Club speleologico di Sacile hanno infatti individuato una profondissima quanto ampia grotta su un versante del monte Resettum. La cavità è stata ribattezzata l'”abisso” per le sue caratteristiche in quanto una prima stima parla di decine di chilometri di cunicoli e deviazioni. Un dedalo di stanze e antri nei quali si può precipitare dopo un volo di qualche centinaio di metri.«L’accesso era praticamente nascosto dal pino mugo tanto che un passo in fallo in luoghi che non si conoscono potrebbe essere fatale», hanno messo in evidenza i volontari dell’associazione, spesso impegnati in operazioni di soccorso come quella di domenica pomeriggio sul monte Pradut. (fonte Messaggero Veneto)

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