Intervento di Antonio Gabelli Direttore Asl al convegno “Recuperare la vocazione della montagan”

Cambiare lo stile di vita, portare i servizi sanitari nelle zone periferiche 

Antonio Gabriellidirettore del Distretto sanitario dell’UTI, intervenuto al Convegno “Recuperare la vocazione della Montagna” ci fa una fotografia della nostra realtà e ci spiega cos’é stato fatto e si dovrebbe fare per giungere a un vero cambiamento nelle zone di montagna.

Il distretto dell’Unione è il più vasto della provincia e si caratterizza per un’età media elevata e una forte dispersione della popolazione, di cui una percentuale importante vive in comuni che non raggiungono i mille abitanti e presenta uno stato di salute peggiore rispetto a quello del resto della provincia.

 

Ma cosa si può fare affinché si possa registrare un’inversione di rotta? “I servizi sanitari sono sì importanti, ma fondamentale è cambiare la maniera di interpretare la salute: i cittadini devono essere responsabili e coinvolti nel modo di vedere la propria salute”, degli attori attivi che non puntino solo a prevenire, ma anche promuovere la salute.

Oggi bisogna ragionare e coinvolgere i cittadini nella promozione della salute. Il distretto punta a fare uscire i servizi dall’ospedale e a portali quanto più possibile in prossimità delle persone. «Si pensi che tre anni fa abbiamo portato, per la prima volta, a Claut il camper per la realizzazione degli esami mammografici». Dalla Valcellina alla Val Cosa oltre a potenziare i servizi sanitari si cerca anche di sviluppare la telemedicina e ridurre, per quanto possibile, le necessità di spostamento delle persone per gli accertamenti di salute.

Questo rappresenterà il vero cambiamento per le zone di montagna. Non a caso tra le 5T che possono portare al rilancio della montagna, evidenziate durante il convegno di ieri, ci sono: tecnologia, tasse (fiscalità di vantaggio), trasporti e infrastrutture, turismo sostenibile e tutela della salute e assistenza sociale. Altro aspetto importante emerso durante il convegno è la necessità, ben compresa dall’UTI, di pensare al futuro e fare una politica con i giovani per attirarli in un processo di coinvolgimento e crescita del territorio in cui vivono.

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