Immensi spazi vuoti Le cicatrici “nascoste” nei tunnel per l’acqua

Di fronte all’ira della natura che si scatenò 56 anni fa, la diga del Vajont mostra poche cicatrici a prima vista. La più appariscente è la scomparsa dell’ardita cabina di comando, che si trovava sull’attuale “spianata” in alto, sul lato sinistro del corpo diga (come raccontano le vecchie foto). L’acqua si portò via, poi, le passerelle che si trovavano sopra gli sfioratori, la vecchia strada e il vecchio ponte da cui idealmente è iniziato il nostro tour. Gli ingegneri di allora pensavano che la diga cedesse dalle “spalle” e i segni dei rinforzi che fin da subito furono sistemati sono ben visibili da questa prospettiva. La cicatrice interna, invece, si può vedere solo addentrandosi lungo i tunnel che percorreva l’acqua, andando a vedere le paratoie – altro esempio di ingegno e tecnica che ha resistito al tempo e all’evento – e raggiungendo l’ex centrale Colomber a 588 metri sul livello del m (F: MV)

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