«Dopo il fallimento delle Uti, a causa di una condivisione solamente di facciata, l’unica via da percorrere è quella delle due Comunità di montagna. Non ci sono scuse, neanche quella della gestione e del futuro del Parco delle Dolomiti friulane, che è nato con ben tre Comunità montane e ha sempre funzionato». Non ha dubbi, il sindaco di Erto e Casso, Fernando Carrara: la via da percorrere è quella di un doppio ente, «al di là di quello che pensano gli otto sindaci a favore di un’unica Comunità».
Il primo cittadino del comune della Valcellina vuole togliersi, ancora una volta, qualche sassolino dalla scarpa col presidente dell’Uti delle Valli e Dolomiti friulane Andrea Carli, sindaco di Maniago, al quale non ha mai risparmiato duri commenti sulla gestione dell’Unione. Questo, a differenza di altri amministratori che, a detta di Carrara, non hanno invece mai detto in faccia a Carli ciò che pensano realmente: lui né teme il confronto diretto né risparmia affondi. «Mi fa sorridere che Carli sia tra gli otto sottoscrittori del documento a favore di un’unica Comunità di montagna e che invochi la condivisione: proprio lui che in questi anni, da presidente dell’Uti, non ha fatto altro che creare divisioni tra amministratori e disparità tra territori – sottolinea Carrara –. È chiaro che, quando parla di condivisione, non intende sedersi a un tavolo e confrontarsi, ascoltando tutti, ma accettare ciò che pensa lui e farselo andare bene. Per anni ha voluto essere al centro del mondo e ha effettuato scelte con arroganza, vedi la questione della presidenza del Nip, incarico conferito a chi ha voluto lui, senza minima considerazione dei rappresentanti dei Comuni fondatori del consorzio, ossia Vajont ed Erto». «Il potere logora chi non ce l’ha – conclude –. Carli ora teme per la poltrona: troppo comodo chiedere adesso di condividere, quando sinora è stato fatto tutto il contrario». Carli, comunque, ha ammesso più volte di avere sbagliato diverse cose, ma per Carrara «il ravvedimento è fuori tempo massimo». —
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Ai matrimoni russi no se può ridhe
A proposet dela Russia , no la fenis mei da merevee , agn tale "piciole "circostanthe.Olga Saenko, responsabile de l'anagrafe dela region de Rostov , tale celebrathions matrimoniai a la proibì no nome da ridhe, fumé, beve, mangé , ma agn da entré con un gaban, con le scarpe sporscie ,o con un saino masa gros.Oltre a chiste esigenthe de " decoro " , alà proibì agn esclamathions , ciacole a ous alta, telefonadhe , schiantadhe o movese tala sala dela celebrathion.A chiste proibithions - che le dires begn a un funeral - la Saenko no la soporta né monadhe né menadhe in giro , al masimo la permet un soriso o una comothion se i vegn fath da cetuth , thentha piasei o alegrie .Al fato alé che la Saenko la veic i sposi e chi che i sta intorn posibili intrics par la tranquilité social. continua su Cè disto? | Cronache da Cimolais WebCam
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