Boom di cassa integrazione nel Pordenonese: coinvolti quasi 2 mila lavoratori

Una crisi trasversale che colpisce diversi settori, ma si sta facendo sentire soprattutto nel metalmeccanico e nel legno, e ha come conseguenza l’impennata nella richiesta di cassa integrazione da parte delle aziende anche del Pordenonese. Gli esuberi non mancano e l’autunno preoccupa molto le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil: il campanello dall’allarme a inizio anno, quindi il rallentamento e il ricorso agli ammortizzatori già prima dell’estate. Il periodo post-ferie non pare essere all’insegna della ripresa. In provincia, nel settore metalmeccanico, sono interessati dalla cassa integrazione 1.644 lavoratori, cui si aggiungono i circa 300 che operano nel mondo del legno. Duemila addetti del Pordenonese, attivi in soli due ambiti, usufruiscono degli ammortizzatori, ma i posti di lavoro a rischio sono di più. Ad affrontare periodi difficili non solamente le piccole e medie realtà, ma anche i colossi: è il caso di Savio macchine tessili, costretta a fare i conti con una crisi internazionale che sta investendo pure i competitor. I 377 addetti torneranno al lavoro normalmente il 4 novembre, dopo tre settimane di cassa integrazione a settembre e altrettante a ottobre. L’azienda, comunque, sta investendo su ricerca e sviluppo ed è al lavoro sul fronte di nuovi prodotti. Cassa anche alla Zml di Maniago, colosso della metalmeccanica di proprietà del Gruppo Cividale, con oltre 500 dipendenti, che risente della congiuntura negativa: la situazione che preoccupa maggiormente è quella del reparto ghisa. Ammortizzatori pure per Nidec, Breda ed Eps, per fare alcuni esempi. (f mv)

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