Appello del consiglio comunale di Erto e Casso a Regione e Governo: «Lasciateci la scuola»

La scuola non si tocca. Si potrebbe sintetizzare così il contenuto di una lunga mozione approvata dal consiglio comunale di Erto e Casso per sostenere l’attività didattica in paese. Il recente documento programmatico con cui la Regione “disegna” i nuovi parametri scolastici impone infatti delle soglie minime di alunni. «Numeri che difficilmente potranno essere raggiunti dal plesso di Erto e Casso e che determinano automaticamente la chiusura delle nostre aule – si legge nell’ordine del giorno votato all’unanimità dalla maggioranza del sindaco Fernando Carrara e dall’opposizione del capogruppo David Pezzin –. Vanno quindi rivisti i criteri stabiliti dal provvedimento regionale sul dimensionamento dei singoli istituti. È giusto ricordare come il municipio intervenga finanziariamente nelle attività degli allievi, partecipando con fondi e sovvenzioni a gite, laboratori, mensa, manutenzioni ordinarie e adeguamento degli impianti. Mettere mano a questo sistema ormai collaudato negli anni creerebbe disagi e disservizi in un’area alpina già funestata dallo spopolamento».



La mozione riferisce di «forti preoccupazioni tra i genitori, alcuni dei quali in difficoltà nel dover fronteggiare lo spostamento di plesso». Tanto che vengono richiamati «i già deleteri effetti sui presidi didattici di montagna dopo i tagli subiti da parte del Governo nazionale». La battaglia della Val Vajont viene sostenuta pure dai Comuni limitrofi, compreso quello di Claut dove sorge l’immobile in cui verrebbero concentrati gli studenti del mandamento. Anche Claut infatti rischia dei disguidi a causa delle nuove linee programmatiche, soprattutto perché non sono poche le famiglie della zona che lavorano nel Bellunese e che, di fronte ad una scelta drastica, potrebbero optare per le scuole di Longarone. L’appello generalizzato 
di amministratori e residenti è quindi rivolto a Regione, Parlamento e Governo per permettere delle deroghe al numero minimo di iscritti. «In caso contrario non si potrebbe parlare di incentivi alla permanenza nei paesi geograficamente disagiati (fonte MV) 

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