Focolai di rogna sarcoptica, camosci sotto osservazione

Resta alta l’attenzione all’interno del Parco naturale delle Dolomiti friulane dopo che nel vicino Bellunese proseguono i rinvenimenti di camosci morti per rogna sarcoptica. Si tratta di un acaro che ciclicamente decima le colonie di ungulati alpini, ma che rende sempre più resistenti i capi che sopravvivono.L’ente che ha sede a Cimolais non ha registrato situazioni di contagio, ma dal 2010 monitora costantemente lo stato di salute dei propri esemplari. I quali ovviamente non conoscono confini e sono a diretto contatto con quelli del limitrofo Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, dove invece il quadro è ben più grave. Dalla primavera a oggi sono stati infatti 10 i camosci morti per la rogna, mentre nel 2016 erano stati 16.I primi focolai tra Agordo, Alpago e Feltre risalgono al 2007.

La malattia si estende di circa 7 chilometri l’anno e in passato aveva già colpito anche il Parco delle Dolomiti friulane. «È probabile che qualche episodio si verifichi pure da noi, ma il morbo è ritenuto endemico e aiuta a mantenere geneticamente forti le colonie», hanno fatto sapere da Cimolais. La rogna sarcoptica non è pericolosa per l’uomo. Essenziale non toccare con le mani alcun animale selvatico trovato sul cammino durante le escursioni. L’individuo che contragga la rogna lamenta eruzioni cutanee e prurito, curabili con semplici antibiotici.Il personale del Parco dovrà essere interpellato per ogni sospetto caso. Camosci e stambecchi affetti da questa malattia appaiono deboli e disorientati, spesso quasi ciechi e comunque molto magri. Analogo discorso per eventuali carcasse, che non vanno spostate

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