Programmata la 20′ edizione della manifestazione UNA MONTAGNA DI GUSTI che avrà luogo a CImolais il 21 settembre 2025


Programmata la 20′ edizione della manifestazione UNA MONTAGNA DI GUSTI che avrà luogo a CImolais il 21 settembre 2025
Pubblicato il Manifesto degli studi della seconda edizione del Master. Iscrizioni aperte fino al 15 settembre p.v.
si informa che è stato pubblicato il Manifesto degli Studi della 2a edizione del Master della Montagna, in partenza ad ottobre 2025.
Per ulteriori informazioni clicca qui
Le iscrizioni si chiuderanno il 15 settembre p.v.
Grazie ai finanziamenti ricevuti la tassa di iscrizione è ridotta 1.000 euro per agevolare la partecipazione dei giovani del territorio.
Si rimanda alla pagina web del master (www.uniud.it/mastermontagna) e al canale youtube (https://www.youtube.com/playlist?list=PLRLGy-NxM3SLdAZTv5RJlWyXs7SnyEvOS) per le video testimonianze di alcuni studenti della prima edizione.
Uncem presenta il Rapporto Montagne Italia 2025: un lavoro corposo e strutturato, che nasce nell’ambito del Progetto Italiae del Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed è attuato dall’Uncem per descrivere come si manifesta la contemporaneità nei territori di montagna. Il Rapporto sulla Montagna, edito da Rubbettino, in 800 pagine mette in relazione Alpi e Appennini. Descrivendone caratteri e opportunità. Non solo un volume scientifico, bensì un percorso politico-istituzionale di analisi e approfondimento.
La presentazione del Rapporto, aperta al pubblico, vedrà la partecipazione, oltre che del Presidente nazionale Uncem MARCO BUSSONE, di SANDRO ROVEDO – Sindaco del Comune di Frisanco, DINO SALATIN – Presidente della Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane, Cavallo e Cansiglio e IVAN BUZZI – Presidente UNCEM Friuli Venezia Giulia.
“Il Rapporto è un documento approfondito e articolato – spiega Buzzi – che presenta dati socioeconomici di tutti i territori montani del nostro Paese. Per la prima volta, si entra nel dettaglio dei singoli territori, prendendo in considerazione ciascun comune che compone le aree analizzate: il risultato è una fotografia molto fedele della situazione delle aree montane italiane, che ci permette anche di sfatare alcuni miti frutto di un pensiero retorico, svincolato dall’analisi approfondita delle singole realtà, come quello della crisi delle nascite concentrata nei centri montani. Se leggiamo i dati del Rapporto, vedremo che non è così. Ci sono 100mila nuovi ingressi nelle zone montane negli ultimi anni. Un saldo migratorio positivo che fa fa ben sperare”
Il Comune di Maniago, in qualità di capofila del distretto del commercio Cellina-Meduna, ha riaperto i termini per la presentazione delle domande del bando imprese 2025, destinando oltre 100 mila euro per sostenere la digitalizzazione e lo sviluppo sostenibile di micro, piccole e medie imprese del territorio. Le domande vanno presentate esclusivamente via Pec dalle 10 del 15 settembre sino alle 12 del 31 ottobre 2025.
L’iniziativa, che coinvolge 17 Comuni dell’area montana pordenonese (Andreis, Arba, Barcis, Cavasso Nuovo, Cimolais, Claut, Erto e Casso, Fanna, Frisanco, Maniago, Meduno, Montereale Valcellina, Sequals, Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto, Vajont e Vivaro), vede tra i partner anche la Camera di commercio di Pordenone e Udine, insieme a Confcommercio Pordenone, Confcooperative, Confartigianato, Ascom e altri enti territoriali.
Il bando si rivolge a imprese commerciali, turistiche, di servizio e dell’artigianato che operano in un’ampia gamma di settori, dal commercio al dettaglio alla ristorazione, dai servizi turistici alle attività artigianali tradizionali. Sono ammissibili anche le imprese con sede legale fuori dal territorio del distretto, purché l’intervento riguardi un’unità locale attiva nell’area. I contributi coprono sino al 50% delle spese ammissibili, con un minimo di 2 mila euro e un massimo di 10 mila euro di investimento, per un contributo massimo di 5 mila euro. Le risorse saranno assegnate in ordine cronologico, garantendo priorità alla prima domanda ammissibile di ciascun comune del distretto.
Gli interventi finanziabili si dividono in due macroaree: per la digitalizzazione sono ammissibili l’acquisto di hardware e software, lo sviluppo di siti web ed e-commerce, i sistemi di videosorveglianza e sicurezza informatica, le piattaforme per il commercio on line e i dispositivi per il miglioramento dei processi di vendita. Sul fronte della sostenibilità, il bando sostiene l’efficientamento energetico attraverso la sostituzione di impianti di aerazione, illuminazione a led, infissi ad alto isolamento termico, installazione di fotovoltaico, domotica e colonnine per la ricarica elettrica, oltre ad attrezzature per la gestione dei rifiuti e la vendita di prodotti sfusi. Le spese dovranno essere sostenute a partire dal 1° gennaio 2024 e le imprese hanno tempo sino al 30 giugno 2026 per completare i progetti e presentare la rendicontazione. Non possono beneficiare degli incentivi le imprese che hanno già ottenuto contributi nell’annualità 2024 del medesimo bando. Le domande vanno inviate esclusivamente all’indirizzo Pec comune.maniago@certgov.fvg.it, utilizzando il modulo predisposto e allegando la documentazione richiesta. Informazioni contattando l’ufficio Suap all’indirizzo gianni.avilla@maniago.it. — fmv
Da Drenchia a Dolegna Quei comuni rimasti senza cicogne nel 2024
I l record negativo è di Drenchia. L’ultima nascita iscritta all’anagrafe del comune delle alte Valli del Natisone, il più piccolo del Friuli Venezia Giulia con i suoi 89 abitanti, risale al 2015. Quel bambino, peraltro, non abita più a Drenchia, dove i residenti più giovani hanno 14 anni, gli under 40 sono soltanto otto e più di metà della popolazione si colloca nella fascia degli over 65. Difficile invertire la rotta, con numeri come questi, capaci di scoraggiare anche i pochi che rimangono. Se Drenchia è un caso estremo, quello delle culle vuote, nella zona montana, pedemontana e nelle aree interne, è un fenomeno non raro. Nel 2024 sono stati altri otto i Comuni che non hanno visto nascite: si tratta di Dogna, Preone, Savogna e Rigolato in provincia di Udine, Cimolais e le due Tramonti (di sopra e di sotto) in provincia di Pordenone, Dolegna nel Collio isontino.
L’identikit è facile da stilare: si tratta di micro comuni, tutti al di sotto dei 400 abitanti, e collocati nella fascia montana, pedemontana o in aree periferiche come le Valli del Torre o del Natisone. Per diversi di quelli inclusi nell’elenco, sulla base di queste caratteristiche, gli anni che non salutano nuove nascite, più che un’eccezione, sono la regola. Dogna e Savogna contano appena una nascita negli ultimi sei anni e mezzo, quelli compresi tra gennaio 2019 e maggio 2025, Barcis e Stregna soltanto 2, anche Andreis, Tramonti di Sopra e Comeglians viaggiano a una media inferiore a una nascita per anno. Con indici di natalità prossimi allo zero, alcuni di questi centri, dal 2019 a oggi, hanno perso più del 10% dei propri residenti: un fenomeno, questo, che non riguarda soltanto comuni “Lilliput” come gli otto appena citati, ma anche realtà con più di 500 abitanti come Forni di Sotto e Forni Avoltri. Quest’ultima, in particolare, è scesa dai 565 abitanti di fine 2018 agli attuali 499, con un calo del 14%, sorprendente anche alla luce dell’apporto non irrilevante del turismo all’economia del suo territorio. Cali in doppia cifra, nel quinquennio considerato, anche a Comeglians e Forni di Sotto, oltre che nelle già citate Drenchia, Dolegna, Rigolato e Stregna.
Oltre all’andamento naturale della popolazione, caratterizzato da un enorme squilibrio tra decessi e nascite, a penalizzare i comuni piccoli, montani e periferici è anche il fattore migratorio. Se nelle aree urbane e più industrializzate gli arrivi da altre regioni e dall’estero consentono di compensare il saldo naturale, negativo pressoché ovunque, i comuni più in crisi perdono residenti anche per effetto delle migrazioni, pur con qualche eccezione, come quella della pedemontana pordenonese, che mostra una maggiore attrattività rispetto a quella che caratterizza altre aree maggiormente in crisi come le valli del Natisone e del Torre e vaste zone della Carnia o dell’Alto Friuli.
Vero anche che la disponibilità di case vuote e a basso prezzo, la diffusione di modalità di lavoro a distanza e di una maggiore sensibilità nei confronti dei fattori ambientali, anche nella ricerca di una residenza, sono fat tori che potrebbero aiutare le aree montane e periferiche a risalire la china. O quantomeno a rallentare il declino.
Una ventata di ottimismo, ad esempio, arriva dalla piccola Preone: pur non avendo registrato nascite nel 2024 e nei primi mesi del 2025, oggi conta 7 abitanti in più rispetto ai 236 iscritti in anagrafe all’inizio del 2019, grazie anche a ben 14 nascite tra il 2019 e il 2023. Tra i casi virtuosi anche quello di Lusevera: nonostante le nascite dal 2019 a oggi siano state soltanto 10, a fronte di ben 75 decessi, il comune del Tarcentino ha mantenuto una popolazione pressoché stabile grazie all’arrivo di nuovi residenti. Segno che lo spopolamento non è sempre una condanna senza appello. —FMV
La ricettività può essere la leva per lo sviluppo del territorio La durata delle vacanze mediamente va dai due ai cinque giorni
Il turismo può diventare una leva importante per lo sviluppo della montagna. Il Rapporto Uncem lo conferma evidenziando nelle nostre strutture un potenziale ricettivo superiore, in molti casi, alla media nazionale pari al 9,3 posti letto per 100 abitanti.
In regione al primo posto troviamo i comuni delle Dolomiti friulane con 45,2 posti letto ogni 100 residenti distribuiti tra le strutture non solo alberghiere a esclusione delle case affittate, seguiti da quelli della Carnia (36,7) e di Gorizia e Trieste (21,6). Con 17,2 si difende bene il Collio come pure le Valli del Natisone (14,9) e il Gemonese (11,8). In un anno, i posti letto disponibili sul territorio vengono occupati da 1.543 persone in Carnia, 825 nell’area delle Dolomiti e 826 nel Gemonese. Secondo i rilevatori dell’Uncem il dato più significativo è l’incidenza percentuale del valore aggiunto della filiera turistica sul Prodotto interno lordo di ciascuna comunità territoriale e qui, ai primi posti, troviamo i comuni delle Dolomiti friulane (15,6%), le realtà presenti nel Triestino e nel Goriziano (10) e la Carnia (4,9).
Nella montagna friulana, mediamente, la durata delle vacanze va da un massimo di cinque a un minimo di due giorni. Anche in questo caso la permanenza media nazionale, pari a 3,4 giorni, viene superata nelle località turistiche delle Dolomite friulane che restano le più rodate nell’accoglienza e nella gestione degli ospiti. La situazione migliorerà ulteriormente quando le problematiche sollevate dai sindaci riceveranno una risposta, «Va bene che la Regione continui a investire sugli impianti da sci esistenti – fa notare il consigliere regionale Massimo Mentil (Pd) – ma non possiamo pensare di progettarne di nuovi senza fare un ragionamento sui cambiamenti climatici in corso». E nel ribadire la necessità di una progettazione di sistema, Mentil invita a riflettere sul potenziamento del turismo lento richiesto da persone che apprezzano le bellezze territoriali, strutture confortevoli ma non lussuose e il cibo di qualità. In questo contesto diventano fondamentali le politiche sulla casa che devono favorire la creazione di alloggi turistici, di dimensioni ridotte e facilmente accessibili, e facilitare gli acquisti e le ristrutturazioni degli immobili esistenti a destinazione residenziale. «La legge 36, votata all’unanimità dal Consiglio regionale, va in questo senso – sottolinea Mentil -, ma a questi interventi dobbiamo affiancare i servizi adeguati per dare la possibilità, soprattutto ai giovani, di acquistare le case disabitate a un prezzo accessibile». L’altro problema le cui ricadute si fanno sentire anche sul turismo è la carenza di manodopera da destinare agli impianti di risalita invernale. Il presidente della Comunità montana della Carnia, Ermes De Crignis, lo sottolinea illustrando il progetto che sta portando avanti con il collega della Comunità del gemonese, Alessandro Marangoni, per intercettare e favorire il rientro in regione dei discendenti degli emigrati friulani. — fmv
A Pontebba a fine anno una decina di culle non saranno più vuote, a Sauris la richiesta di abitazioni a uso residenziale è quasi costante e le Comunità di montagna, per contrastare la carenza di manodopera, stanno cercando, con l’Ente Friuli nel mondo, di riportare nei paesi natii i figli e i nipoti degli emigrati nei Paesi oggi in crisi. Sono piccoli segnali di una ripresa lenta che può portare ossigeno alla montagna del Friuli Venezia Giulia, dove, dal 2019 al 2023, il saldo migratorio chiude con un più 19,2 per mille. Lo certifica il rapporto Montagne Italia 2025 redatto dall’Uncem per analizzare un sistema che, sottolinea il presidente nazionale, Marco Bussone, deve poter contare su un’agenda europea e sulla collaborazione tra comuni che singolarmente non ce la fanno ad affrontare la complessità dei territori. I problemi sono molti, i sindaci riuniti, ieri, al Kursaal, a Sauris, per la presentazione del documento, lo hanno ribadito indicando le strade da percorrere che vanno dalla detassazione alla creazione di nuovi servizi e al coworking richiesto soprattutto dai vacanzieri pronti ad allungare la loro permanenza se hanno la possibilità di lavorare da remoto.
Il report
I dati analizzati dall’Uncem non evidenziano lo spopolamento dei luoghi, fenomeno per altro presente anche nelle città, bensì il saldo migratorio che, se a livello nazionale, dal 2019 al 2023, segna 100 mila ingressi oltre le uscite, più del 9 per mille della popolazione, in regione arriva al 19,2 per mille. Il confronto con lo stesso parametro rilevato dal 2014 al 2018 quando il saldo migratorio chiudeva con meno 9,37 per mille e una prevalenza di stranieri che arrivava al 115,62 per mille, conferma l’inversione di tendenza. Nove le comunità prese a riferimento in regione, non sempre corrispondenti alle Comunità di montagna: il report, a esempio, raggruppa Carnia e Canal del ferro un unico ambito. L’unica realtà con il saldo migratorio negativo (-13,58 per mille) è il Collio e il Natisone ma, in quest’ultimo caso, solo per quanto riguarda la presenza degli stranieri (-103,75 per mille). E se il tasso di occupazione si mantiene ovunque intorno al 40 per cento, quello della disoccupazione, in percentuale alla popolazione, non va oltre il 7,5 per cento. Tra le donne, in Carnia, nelle Valli del Natisone, a Gorizia e Trieste e nelle Dolomiti Friulane raggiunge l’8 per cento. La classifica si ribalta per quanto riguarda la presenza di imprese ogni 100 abitanti: qui troviamo il Collio è in testa con 14,3 realtà, mentre fanalino di coda risulta il Gemonese (5,5) che spicca per numero di imprese giovanili. Prevalgono gli artigiani con punte del 35 per cento nelle valli del Natisone. Inutile dire che le imprese agricole trovano terreno vertile sul Collio dove incidono sul 58,7 del Prodotto interno lordo. Negli altri ambiti tale percentuale si ferma al 22,4 per cento. Il Pil pro capite va invece da 9 mila 472 euro nelle Valli del Natisone a 30 mila 386 di Gorizia e Trieste. E se in Carnia si attesta a 1.279,2 euro nelle comuni delle Dolomiti friulane supera i 20 mila euro.
I sindaci
Di fronte a un saldo migratorio positivo i sindaci non se la sentono di cantare vittoria. «Per farlo dobbiamo insistere sulla creazione di nuovi servizi», sostiene il presidente Uncem regionale e sindaco di Pontebba, Ivan Buzzi, secondo il quale «dove vengono garantire le scuole, gli asili, il medico e i trasporti i riscontri ci sono». Non a caso a Pontebba è stato aperto l’asilo nido e si punta su coworking per rispondere alle richieste dei turisti che «anche quest’anno sono alla ricerca di spazi lavorativi da condividere per prolungare la loro permanenza qui». I sindaci osservano il fenomeno con prudenza: «A Sauris mancano case, i giovani che vorrebbero trasferirsi nel nostro bellissimo territorio non trovano alloggi», sostiene il sindaco Alessandro Colle, nel condividere la necessità di fare rete per valorizzare le risorse e diventare attrattivi. FMV
Un sentiero è sicuro quando è visibile: con questo spirito, nel fine settimana, i volontari del Cai di Maniago sono intervenuti lungo il 374, tracciato che collega Ponte Compól alla Forcella Duranno, tra i più panoramici e frequentati delle Dolomiti friulane.
Meta di escursionisti esperti e camminatori allenati, il percorso è stato oggetto di un’importante operazione di manutenzione: controllo dei segnavia esistenti, riverniciatura dei tratti sbiaditi e riposizionamento di alcuni paletti, fondamentali per garantire la piena leggibilità dell’itinerario e quindi una percorrenza sicura. L’intervento si è rivelato necessario a causa del passare del tempo e delle condizioni atmosferiche, che hanno deteriorato le indicazioni aumentando il rischio di disorientamento soprattutto per chi affronta il sentiero per la prima volta. Operazioni come queste sono essenziali per assicurare la percorribilità e la sicurezza dei tracciati, senza alterarne la natura di itinerari di montagna da affrontare con la giusta preparazione.
L’obiettivo dichiarato è quello di mantenerli accessibili nel rispetto della loro natura: percorsi montani che richiedono preparazione adeguata e senso di responsabilità. Proprio in quest’ottica, il Cai continua a svolgere un ruolo cruciale offrendo raccomandazioni e strumenti utili per affrontare ogni escursione con cognizione di causa, contando su riferimenti chiari e ben posizionati lungo il tragitto. Il sodalizio maniaghese svolge da anni questo tipo di attività: non solo aperture stagionali e gite sociali, ma un lavoro costante di presidio del territorio. Le uscite per la manutenzione vengono spesso organizzate nei fine settimana e richiedono ore di cammino, interventi manuali su terreno irregolare e trasporto di materiali: trasporto che in questo caso è avvenuto grazie all’ausilio di un elicottero, a testimonianza dell’organizzazione della manovra.
Proprio il sentiero 374 rientra tra quelli più interessanti del comprensorio. Parte dai ruderi di Stei de Conte e, dopo aver toccato il Rifugio Maniago e risalito la Gravina del Duranno, raggiunge la forcella a quota 2217 metri. Un itinerario impegnativo (con oltre mille metri di dislivello) che i volontari del Cai continuano a custodire grazie alla propria passione. — fmv
È terminata alle 22.30, tra le montagne della val Cimoliana, un soccorso per cui la Sores ha attivato la stazione Valcellina del Soccorso alpino e l’elisoccorso. La richiesta è arrivata da due giovani escursionisti del Pordenonese, di circa 25 anni. Hanno segnalato di essere in difficoltà a un amico soccorritore: sono stati recuperati e stanno bene.
I due stavano rientrando a valle, quando hanno imboccato una traccia nera e, poco dopo, avendo dovuto evitare diversi schianti di alberi, si sono ritrovati in una zona impervia e pericolosa attorno a quota 1.000 metri. L’elicottero ha imbarcato a Cimolais due tecnici in previsione della vicina scadenza dell’orario di volo in assetto diurno e, giunto nei pressi della posizione degli escursionisti, ha verricellato i tecnici. I ragazzi hanno fornito le coordinate; avevano una torcia che ha agevolato l’individuazione. Un tecnico ha recuperato appena in tempo al verricello la ragazza, portandola a valle. Il secondo tecnico è rimasto col ragazzo e ha iniziato con lui la risalita per ritrovare la traccia per il rientro. Altri quattro soccorritori sono partiti a piedi dal fondovalle per andargli incontro. Il rientro, come detto, alle 22. 30 . —fmv
Modificato il regolamento comunale per l’uso e la gestione delle aree verdi e pic nic nell’area di sosta dei camper
Federconsumatori continuerà per altri due anni a garantire supporto diretto ai cittadini di Cimolais e dell’intera Valcellina: lo sportello dedicato a quanti vogliano assistenza o consigli di fronte a bollette gonfiate, contratti dubbi o richieste di pagamento per servizi mai richiesti resterà infatti operativo almeno fino al 2027, salvo ulteriori proroghe.
Lo ha deciso il sindaco di Cimolais, Davide Protti, che ha allungato la convenzione attivata nel 2022 con l’associazione dei consumatori. I risultati ottenuti negli ultimi mesi trascorsi a fianco dei cittadini vengono ritenuti soddisfacenti dall’amministrazione civica. All’inizio il presidio venne attivato quasi esclusivamente per rispondere all’emergenza del gas: da anni l’Eni era infatti accusata di non rendicontare con la dovuta regolarità i consumi e di non rispettare la normativa vigente. C’era persino chi lamentava di aver perso i contributi regionali per l’abbattimento delle spese invernali proprio a causa del mancato recapito delle bollette. A poco a poco quella situazione contingente è stata superata. Ma lo sportello ha proseguito ulteriormente la propria attività, soprattutto per arginare le molestie da parte dei call center e i cambi di utenza a rischio truffa.
«Ormai si tratta di un autentico servizio a cui i compaesani si sono felicemente abituati e le cose che funzionano non vanno soppresse, anzi» ha commentato al proposito l’amministratore di Cimolais. —fmv