Danni causati dal meteo Rimborsi dopo 4 anni

L’ondata di maltempo che colpì la Valcellina quattro anni fa non va ancora in archivio: due famiglie di Cimolais hanno infatti appena ottenuto ristori economici per i danni della furia di pioggia, neve e vento che dal 4 al 12 dicembre 2020 imperversò in valle. I fondi stanziati da Stato e Regione per questi due cittadini ammontano complessivamente a 9 mila euro, bonificati ai diretti interessati da parte degli uffici comunali.
L’amministrazione civica del sindaco Davide Protti ha anche rinnovato i sostegni finanziari a favore degli studenti: chi risieda a Cimolais e abbia figli in età scolare si vedrà quindi confermati i bonus mensa, trasporto e libri di testo. Le percentuali di compartecipazione alla spesa variano in base al grado didattico seguito e all’Isee e possono arrivare sino a 250 euro.
«Si tratta di un ulteriore tentativo di arginare lo spopolamento, agevolando la permanenza sul territorio delle giovani coppie e incentivando l’arrivo di altre», ha detto il sindaco, che sta chiedendo sempre più spesso la collaborazione dei ragazzi del paese nell’organizzazione di eventi e iniziative.

Grazie alla formula dei volontari civici, si può dare una mano alla comunità e guadagnare qualcosa, soprattutto durante il periodo di chiusura delle scuole. L’esperimento estivo del Punto verde è andato talmente bene che il Comune intende riproporre su larga scala questo modello di “cittadinanza attiva”. FMV

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Controlli sulle moto in arrivo dalla diga

Controlli a tappeto sui veicoli in arrivo nel Bellunese dalla diga del Vajont, soprattutto motocicli. La campagna settembrina per la sicurezza stradale lanciata dal Comune di Longarone si è fatta sentire anche nella vicina Erto e Casso.

In questi week end di fine estate la polizia municipale della cittadina veneta ha infatti potenziato il pattugliamento lungo l’ex statale 251 della Valcellina – Val di Zoldo. In particolare ci si è concentrati sui bikers che spesso imboccano a piena velocità i ripidi tornati che dalla Val Vajont scendendo sul Piave. In zona sono stati installati anche dei sistemi di rilevazione automatica.

In passato agli agenti della locale si sono affiancati pure carabinieri e funzionari della Questura di Belluno che hanno effettuato alcol e narcotest per accertare le condizioni psicofisiche dei singoli conducenti. L’impegno punta a ridurre i sinistri, anche mortali, che molte volte hanno caratterizzato questo troncone di 251 dalle tipiche fattezze alpine.

Secondo una nota diffusa dal Comune di Longarone, solo nelle ultime ore la Polizia locale ha visionato una quarantina di motociclette provenienti dal Friuli, senza necessità però di elevare alcuna contravvenzione. Evidentemente i posti di blocco delle settimane precedenti sono serviti da deterrente FMV

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Caso sghiaiamento Consiglieri regionali a fianco del comitato

Il consigliere regionale Furio Honsell e i gruppi di opposizione chiedono il proseguimento del dibattito in IV commissione sullo sghiaiamento del lago di Barcis: a loro avviso, è necessario coinvolgere tutti gli attori per trovare soluzioni sostenibili.

«Come consigliere regionale, insieme a tutti i gruppi consiliari di opposizione (misto composto dalle forze politiche Open sinistra Fvg, M5s e Alleanza Verdi e Sinistra, Pd e Patto per l’autonomia-Civica Fvg), ho chiesto il proseguimento della discussione in IV commissione sul tema dello sghiaiamento del lago di Barcis – ha detto Honsell –. Ritengo fondamentale che tutti i portatori d’interesse siano coinvolti in questo dibattito cruciale per il futuro della Valcellina e del suo ecosistema. La questione dello sghiaiamento rappresenta una sfida complessa, che richiede soluzioni a lungo termine e una gestione sostenibile dei sedimenti. Il comitato Valcellina ha già sollevato diversi punti critici durante gli incontri del Laboratorio dello sghiaiamento, evidenziando l’urgenza di azioni mirate per la messa in sicurezza di persone, infrastrutture, ambiente».

Tra le preoccupazioni sollevate dal comitato, Honsell considera «fondamentale garantire una viabilità sicura per il trasporto della ghiaia escavata, pianificare soluzioni per la gestione dei sedimenti accumulati nell’invaso e nelle briglie a monte e valutare alternative che riducano l’impatto ambientale e sociale dello sghiaiamento, evitando che Barcis diventi una cava a cielo aperto. Ritengo che la Regione abbia il dovere di convocare il concessionario idroelettrico al tavolo di discussione e di esigere il rispetto degli obblighi previsti dalle normative in materia di gestione e manutenzione dell’invaso. È inaccettabile che i costi delle operazioni ricadano interamente sulla collettività, come già evidenziato dal comitato». — fmv

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Marianna Corona si racconta: «Scrivere è lo stimolo per poter rinascere»

«Scrivere è la valvola di sfogo alla mia inquietudine, è lo stimolo a ricostruire pian piano il senso della vita. Non sono uno spirito coraggioso e dopo la malattia mi sono ritrovata ancora più ansiosa, paurosa, ipocondriaca. Anche affrontare i controlli è di anno in anno più difficile, ogni volta mi creano un senso di smarrimento: è sempre come morire e rinascere». Così si racconta ai giornalisti Marianna Corona,nelle librerie con il suo primo romanzo “Le Vèinte, le streghe del vento”, Giunti Editore) che presenterà a Pordenonelegge il 22 settembre (al Palapaff! , alle 19).

Nella sua voce, che a tratti trema dolcemente, c’è ancora tutta la fatica che lascia sulla pelle una malattia grave come quella contro la quale ha dovuto lottare lei. E che ha raccontato nel libro con il quale ha esordito, nel 2021, “Fiorire tra le rocce”, memoir sul suo cammino di rinascita.

Nella sua voce, che a tratti trema dolcemente, c’è ancora tutta la fatica che lascia sulla pelle una malattia grave come quella contro la quale ha dovuto lottare lei. E che ha raccontato nel libro con il quale ha esordito, nel 2021, “Fiorire tra le rocce”, memoir sul suo cammino di rinascita.

L’inquietudine di vivere, dunque, che prende forma anche nella storia narrata nel nuovo romanzo, in cui, come sottolinea ancora l’autrice, «c’è tutto il mio filone cupo, ci sono gli scenari catastrofici che crea la mia mente fervida…». Con la storia delle Vèinte, creature mitiche e al tempo stesso profondamente contemporanee, streghe sotto forma di una compagnia stravagante che arriva in un paese fra le montagne mentre l’autunno bussa alle porte, Marianna Corona dà vita a un racconto nel quale i confini fra realtà e immaginazione cadono e che ci interroga sulle nostre radici, ul nostro modo di abitare il pianeta. Un racconto che ha la forza della leggenda e il fascino di un’avventura estrema in cui la montagna ci sfida. Le vèinte, termine che deriva da “veint”, in ertano vento. In diversi punti del libro Corona usa il dialetto di Erto, il paese dove affondano le sue salde e orgogliose radice e dove vive anche suo padre, lo scrittore Mauro Corona. Un padre che scrive e che scrive di montagna: il confronto è inevitabile. «All’inizio – dice – mi sembrava impossibile che anch’io potessi scrivere, ma poi ho capito che sono solo gabbie mentali. Quando ti passa vicino la morte e senti l’inconsistenza del tempo, al diavolo tutto…ho deciso di fare quello che mi andava di fare». La montagna, elemento forte che accomuna la narrazione di Marianna e Mauro. “Le Vèinte, le streghe del vento”, è una storia mitica e misteriosa ma innestata in un’ambientazione strettamente legata alle origini dell’autrice. «Questo libro – afferma – poteva nascere solo qui. Mi piace pensare che i luoghi ci condizionino più di quanto crediamo, ci indichino come vivere. Quindi le suggestioni derivano da luoghi che frequento da quando ero piccola, i più attenti troveranno corrispondenze con una valle, una radura, un sasso…Nel caso di Erto le origini sono potenti, stiamo parlando di un paese che volevano diventasse invisibile, dove non sarebbe dovuto rimanere nessuno dopo la catastrofe. Erto crea legami molto profondi, radici inestirpabili. I suoi luoghi sono per me fonte di ispirazione, fanno parte di me, hanno il potere di calmarmi: se sono preoccupata faccio un giro per il paese o nel bosco e torno rinfrancata». — FMV

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Carreggiata più sicura per i camion con i pesci che ripopolano il fiume

Ripristinare la viabilità lungo una delle strade più suggestive ma anche più selvagge dell’intero arco alpino: il Comune di Cimolais ha disposto dei lavori di sistemazione della carreggiata della Val Cimoliana per consentire l’accesso nell’omonimo greto a speciali camion.

I mezzi che trasportano specie ittiche da ripopolamento non riuscivano infatti a scendere nell’alveo dove immettere in acqua trote e altri esemplari tipici dell’ambiente montano. Dopo anni di frane, esondazioni e dissesti vari, era ormai impossibile effettuare la manovra in sicurezza. Il sindaco Davide Protti ha quindi chiamato sul posto una ditta di costruzioni della zona, già impegnata in pregressi interventi di bonifica dell’itinerario: la strada, aperta a turisti e frontisti ma con limitazioni, si inerpica per chilometri lungo l’orrido del Cimoliana e sbuca in prossimità del celebre “campanile” di Val Montanaia. Le ruspe hanno provveduto a creare dei pistoni in terra battuta sui quali gli autocarri pieni di pesce possano scendere e risalire senza timori. Per l’occasione è stata messa mano all’intera porzione di massicciata viaria che si affaccia su questo ramo del torrente.

Nel frattempo volge al termine la stagione turistica nel vicino rifugio Pordenone: da domenica prossima lo stavolo d’alta quota chiuderà i battenti a causa della precoce ondata di freddo che ha fatto fioccare disdette e cambi di programma. Gli escursionisti potranno pernottare ancora al Pordenone ma solo di sabato e fino a 6 ottobre. Successivamente partirà la messa in sicurezza dei circostanti pendii, con conseguente inagibilità della struttura alpinistica. — FMV

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Festa per cento persone nel paese di venti anime I battesimi di Casso tra emozioni e speranza

Il domani prende forma un po’ alla volta, tra asperità e discese, in un connubio di sentimenti legati dalla speranza. Venti anime, cinque battesimi. Non è un ossimoro, è quanto accaduto ieri a Casso, dove sono stati battezzati cinque bambini. Sono figli di coppie in cui almeno uno dei genitori è originario del paese. Nessuna di queste coppie vive più a Casso, tutte ci tornano, più o meno spesso, perché non ne vogliono sapere di interrompere il legame con i luoghi di origine. E così, ieri, Casso si è vestito a festa. Non solo i venti abitanti, infatti, hanno partecipato alla cerimonia e quindi alla festa che si è tenuta sotto il tendone allestito in piazza: un centinaio gli invitati, accomunati dalla felicità e dal desiderio di immaginare un futuro denso di cose belle. Come quella che ha preso forma ieri, quattro anni dopo un altro battesimo plurimo: allora erano stati tre i bambini a ricevere il sacramento. Giornate vissute in discesa, con gioia e leggerezza, in attesa che tornino a materializzarsi le difficoltà che il vivere in montagna comporta, senza, però, che venga meno la voglia di rimanerci. O di tornarci appena possibile.

A celebrare i battesimi don Augusto Antonel, che ogni quindici giorni sale a Casso per celebrare la messa: un momento di ritrovo, di condivisione, essenziale. Il sindaco di Erto e Casso, Antonio Carrara, ha fatto arrivare il suo saluto alle coppie. Genitori emozionati, felici, desiderosi di continuare a dare qualcosa alla propria comunità anche celebrando in paese le cerimonie religiose più importandosi, rispettando le tradizioni locali.

Come avvenuto ieri. Le coppie e i bambini, tre femmine e due maschi, infatti, per arrivare in chiesa sono partiti, tutti insieme, dal “cuore” del paese, come si faceva un tempo e si è continuato a fare col progredire degli anni. Alle famiglie gli anziani hanno spiegato che è importante mantenere quella tradizione, fare quel percorso. E i genitori l’hanno fatto. Antonio Manarin e Antonella Diana, con Vittorio, Paolo De Lorenzi e Marta Mazzarotto, con Pietro, Federico De Lorenzi e Angela Caroli, con Alessandra e Giulia, Vanessa De Lorenzi e Matteo Furlan, con Zara, hanno rispettato alla lettera le indicazioni ricevute.

Anche così continua a vivere una comunità di venti anime. «Ci teniamo tanto – ha detto Antonella Diana – a sostenere e portare avanti le tradizioni di questo paese, che ha voglia di tramandare tutte le sue ricchezze a livello umano». Uniti, genitori e bimbi hanno percorso il tragitto verso la chiesa, per poi condividere la festa, con lo sguardo rivolto al domani. C’era attesa: non è rimasta delusa. In un mondo che corre veloce, alle volte fermarsi è salutare. Ieri, il tempo, a Casso, si è fermato. La luce negli occhi dei genitori era l’emblema della felicità. L

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Via libera al consuntivo Migliorati i conti e ridotto l’indebitamento

Via libera al bilancio consuntivo 2023 del Comune di Cimolais. Il revisore ha infatti rilasciato il nulla osta ai conti dell’ente locale. Agli inizi dell’esercizio in corso, l’amministrazione civica guidata dal sindaco Davide Protti si è trovata con 3 milioni di euro in cassa. Mezzo milione di questo tesoretto è stato però vincolato per legge e per precauzione: Protti teme il ritorno di stagioni difficili, come accaduto con il Covid e con la crisi internazionale tra Russia e Ucraina. L’obiettivo è quindi quello di ridurre i costi inutili e garantire qualità ai servizi primari.

In questo senso si è anche provveduto a una pulizia degli archivi contabili: di fatto sono stati cancellati crediti che il municipio vantava da lungo tempo, ma che ormai non saranno recuperati a causa della prescrizione o della morte del debitore. La situazione generale del Comune è comunque notevolmente migliorata nel corso dell’ultimo periodo. Se nel 2021 ogni cittadino di Cimolais lamentava un indebitamento pro capite superiore ai mille euro, oggi quella quota è scesa a 700 euro (nel 2023 sono stati restituiti alle banche 30 mila euro di prestiti, riducendo l’esposizione complessiva a poco più di 250 mila euro).

L’ente risulta ancora più veloce del passato nel pagare le proprie fatture e nel 2023 non ha speso nemmeno un euro per rappresentanza. Infine le entrate da affitti, vendita di beni e servizi erogati sul territorio che nell’annata precedente hanno comportato 200 mila euro di introiti straordinari. Una piccola manna che ora sarà utilizzata per le esigenze di residenti, turisti e commercianti del paese. — fmv

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Corsa contro il tempo per contenere la frana Manca solo l’appalto

Sarà la Magnifica Comunità montana delle Dolomiti friulane, Cavallo e Cansiglio ad occuparsi dei nuovi lavori di bonifica al così detto Crep de Savath: si tratta di un’ampissima zona cedevole situata proprio al di sopra del centro abitato di Cimolais. Da oltre venti anni il sito viene monitorato dai geologi che hanno anche installato degli speciali sensori per segnalare in tempo reale eventuali accelerazioni della frana.

Dopo un primo consolidamento del versante franoso eseguito nel 2023 dalla ditta Martini, ora sul piatto ci sono altri 700 mila euro di stanziamenti regionali. La Magnifica gestirà la fase della gara di appalto al fianco del Comune, privo di una struttura interna in grado di affrontare correttamente le prassi burocratiche di un bando così corposo.

Non appena sarà individuata la ditta vincitrice, l’intervento di protezione civile partirà senza indugio, salvo imprevisti legati al maltempo o ad eventuali intoppi amministrativi. Il timore è che le piogge autunnali e il disgelo primaverile delle prossime stagioni possano influire sulla tenuta della scarpata rocciosa.

In particolare, vengono tenuti sotto stretta sorveglianza alcuni imponenti blocchi che potrebbero rotolare a fondovalle, lambendo strade e case. In passato ai piedi del Crep de Savath sono stati realizzati dei valli di scolo in cui dirottare il materiale in caduta. Reti e paramassi aumentano poi il livello complessivo di sicurezza del sito.

«Non abbassiamo la guardia sapendo di avere a che fare con uno smottamento sempre attivo» ha commentato il primo cittadino di Cimolais che ha anche citato un’antica leggenda del paese. Un folletto dispettoso giocherebbe infatti con i macigni instabili, minacciando di tagliare improvvisamente alcune cordicelle invisibili che li mantengono fermi al suolo.

Nel frattempo in municipio si guarda già al futuro perché la Regione ha pronti altri 150 mila euro di investimenti. Il Parco naturale delle Dolomiti friulane non ha espresso alcun parere sui cantieri in questione trattandosi di un’area esterna al proprio perimetro. Da parte sua la Sopraintendenza ai beni culturali di Udine ha dato il via libera al progetto dopo che un archeologo ha decretato l’assenza di reperti nascosti tra il pietrame della valle. Infine l’Ispettorato delle foreste: l’ente ha stabilito quali piante vadano rimosse durante i lavori per permettere la creazione del vallo di contenimento. — pmv

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L’assessore Riccardi «Importante monitorare per prevenire i danni»

«Siamo davanti a fenomeni temporaleschi che si stanno presentando con caratteristiche differenti. Sono violenti, puntuali e concentrati solo su alcune zone». Lo afferma l’assessore regionale con delega alla Protezione civile Riccardo Riccardi, secondo cui «è bene monitorare le situazioni che si vengono a creare e continuare a fare investimenti sulla sicurezza come la Regione ha fatto finora. È chiaro che proprio per l’eccezionalità di tali fenomeni e a fronte delle condizioni meteorologiche cambiate bisogna pensare a opere che possano contenere al meglio questo tipo di situazioni» continua Riccardi.Quello che si è verificato nella notte tra domenica e lunedì nella zona tra Barcis e la località di Varma è un rovescio improvviso di pioggia che ha scaricato sul suolo un’importante quantità di acqua, gonfiando il terreno, che in certi punti non ha retto alla portata. Secondo i dati registrati dalla sala centrale operativa della protezione civile, su Barcis sono caduti 144 millimetri in un’ora. Una quantità enorme se si pensa che nell’alluvione della Valcanale i millimetri furono 100, mentre per la tempesta Vaia si fermarono a 90

Tuttavia se in questi due casi i danni erano stati di notevole importanza, a Barcis fortunatamente il peggio è stato evitato. E questo grazie sicuramente anche alle opere di protezione del territorio che negli anni non sono mai mancate . — fmv

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A fuoco la CASERA FERON dove dormivano 8 giovani

Avevano acceso il fuoco per scaldarsi quando, improvvisamente, il tetto è andato a fuoco. La lucidità e l’intuizione di un gruppo di otto giovani, che stavano trascorrendo la notte nella casera Feron a Cimolais, ha permesso di evitare il peggio. Utilizzando l’acqua raccolta dal ruscello che scorre vicino alla dimora hanno evitato che le fiamme si propagassero in tutta la struttura e contenuto, quindi, i danni in attesa dell’arrivo sul posto dei vigili del fuoco.

I fatti risalgono alla notte tra domenica e lunedì, intorno alle 4. 30. Un gruppo di otto ragazzi che stava trascorrendo la notte nella casera Feron di Cimolais, dopo aver acceso il fuoco, si è accorto che la linda del tetto, dove passa la canna fumaria, aveva preso fuoco e che il fumo aveva invaso l’interno.

Grazie all’acqua raccolta dal vicino ruscello sono riusciti a domare le fiamme mentre uno di loro ha lanciato l’allarme ai vigili del fuoco. Sul posto si è portata una squadra dal distaccamento di Maniago. Dopo aver percorso un primo tratto a bordo di un pick-up, i pompieri si sono trovati costretti a proseguire a piedi, considerando che si trattava di un terreno impervio. Dopo circa quaranta minuti di camminata, con al seguito estintori, motoseghe e termocamera, hanno raggiunto il luogo indicato.

I soccorritori hanno iniziato le operazioni di bonifica e spegnimento dei focolai ancora attivi; operazioni che si sono concluse intorno alle 9 di lunedì mattina .

L’utilizzo della termocamera ha confermato che nel tetto e in tutto l’edificio non vi erano più fiamme attive. Illesi i ragazzi coinvolti che, al momento dell’incendio, dormivano all’interno della casera. Sul posto, a supporto della operazioni, erano presenti anche due agenti del corpo forestale regionale.

Dei fatti è stato anche informato il sindaco di Cimolais Davide Protti. «Sono sollevato nel sapere che i giovani ne sono usciti illesi – ha raccontato il primo cittadino –. Fortunatamente la reazione tempestiva dei ragazzi ha permesso di ridurre al minimo i danni alla struttura, che ha appena due anni di vita. Ciò che conta è che la vicenda sia stata dal lieto fine». — fmv

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Un’altra incursione del lupo ma ora si muovono i sindaci

Un’altra incursione di lupi in Val Tramontina: a distanza di pochi giorni dall’ultima segnalazione a Tramonti di Sopra, un cervo è stato trovato morto e sbranato nella zona del mulino di Campone. I residenti sono preoccupati per la presenza dell’animale vicino alle abitazioni, gli allevatori esasperati e il sindaco di Tramonti di Sotto Giampaolo Bidoli ha predisposto un ordine del giorno, da condividere nella prossima seduta di consiglio comunale e poi con i primi cittadini dei municipi contermini, per chiedere monitoraggi della popolazione di lupi, indennizzi e misure di prevenzione e sicurezza.

«Negli ultimi anni si è registrato un aumento significativo delle segnalazioni di avvistamenti di lupi in prossimità dei centri abitati – spiega Bidoli –. Questo pone una serie di problematiche legate a sicurezza pubblica, benessere degli animali domestici e attività agricole e zootecniche. Questo fenomeno desta preoccupazioni tra abitanti, allevatori e amministratori. È necessario trovare un equilibrio tra protezione della specie e tutela delle comunità».

Nell’ordine del giorno, il sindaco propone quindi di avviare «un sistema di monitoraggio continuo e più rigoroso per mappare la presenza dei lupi nei territori comunali e limitrofi al fine di valutare l’efficacia delle misure adottate e apportare eventuali correzioni. Serve mettere in atto una collaborazione con esperti e istituzioni per valutare il comportamento dei lupi e il loro impatto sugli ecosistemi locali».

Sono necessarie anche «misure di prevenzione, gestione e sicurezza – aggiunge –. Bisogna potenziare le misure di sicurezza per proteggere i cittadini e il bestiame, includendo la realizzazione di recinzioni adeguate e l’impiego di cani da guardia specializzati. Serve avviare una discussione sulle possibili misure per ridurre il rischio di avvicinamento dei lupi ai centri abitati, come l’uso di dissuasori acustici e luminosi, sulla promozione di pratiche agricole che riducono l’attrattiva delle aree urbane per i lupi esull’organizzazione di campagne di informazione rivolte alla cittadinanza per educare sul comportamento dei cani di, su come comportarsi in caso di avvistamento e su come proteggere gli animali domestici».

Per quanto riguarda gli indennizzi per gli allevatori, il sindaco di Tramonti di Sotto Bidoli evidenzia che «va predisposto un piano ad hoc con criteri di valutazione chiari e tempestivi. La collaborazione con gli enti superiori, a livello regionale e nazionale, non deve mancare anche per definire protocolli di intervento in caso di avvistamento o attacco di lupi vicino ai centri abitati, includendo il coinvolgimento delle autorità locali, dei servizi veterinari e delle forze dell’ordine». — fmv



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DIVIETO DI TRANSITO VEICOLARE SULLA STRADA DELLA VAL CIMOLIANA

E’ attivo da ieri 4 settembre fino al 9 settembre (escluso sabato e domenica) il divieto di transito veicolare sulla strada della Val Cimoliana

La ditta che esegue i lavori di posa dei parapetti lascerà transitare i turisti che si recano in valle, nel limite della possibilità di eseguire i lavori

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