«Scrivere è la valvola di sfogo alla mia inquietudine, è lo stimolo a ricostruire pian piano il senso della vita. Non sono uno spirito coraggioso e dopo la malattia mi sono ritrovata ancora più ansiosa, paurosa, ipocondriaca. Anche affrontare i controlli è di anno in anno più difficile, ogni volta mi creano un senso di smarrimento: è sempre come morire e rinascere». Così si racconta ai giornalisti Marianna Corona,nelle librerie con il suo primo romanzo “Le Vèinte, le streghe del vento”, Giunti Editore) che presenterà a Pordenonelegge il 22 settembre (al Palapaff! , alle 19).
Nella sua voce, che a tratti trema dolcemente, c’è ancora tutta la fatica che lascia sulla pelle una malattia grave come quella contro la quale ha dovuto lottare lei. E che ha raccontato nel libro con il quale ha esordito, nel 2021, “Fiorire tra le rocce”, memoir sul suo cammino di rinascita.
Nella sua voce, che a tratti trema dolcemente, c’è ancora tutta la fatica che lascia sulla pelle una malattia grave come quella contro la quale ha dovuto lottare lei. E che ha raccontato nel libro con il quale ha esordito, nel 2021, “Fiorire tra le rocce”, memoir sul suo cammino di rinascita.
L’inquietudine di vivere, dunque, che prende forma anche nella storia narrata nel nuovo romanzo, in cui, come sottolinea ancora l’autrice, «c’è tutto il mio filone cupo, ci sono gli scenari catastrofici che crea la mia mente fervida…». Con la storia delle Vèinte, creature mitiche e al tempo stesso profondamente contemporanee, streghe sotto forma di una compagnia stravagante che arriva in un paese fra le montagne mentre l’autunno bussa alle porte, Marianna Corona dà vita a un racconto nel quale i confini fra realtà e immaginazione cadono e che ci interroga sulle nostre radici, ul nostro modo di abitare il pianeta. Un racconto che ha la forza della leggenda e il fascino di un’avventura estrema in cui la montagna ci sfida. Le vèinte, termine che deriva da “veint”, in ertano vento. In diversi punti del libro Corona usa il dialetto di Erto, il paese dove affondano le sue salde e orgogliose radice e dove vive anche suo padre, lo scrittore Mauro Corona. Un padre che scrive e che scrive di montagna: il confronto è inevitabile. «All’inizio – dice – mi sembrava impossibile che anch’io potessi scrivere, ma poi ho capito che sono solo gabbie mentali. Quando ti passa vicino la morte e senti l’inconsistenza del tempo, al diavolo tutto…ho deciso di fare quello che mi andava di fare». La montagna, elemento forte che accomuna la narrazione di Marianna e Mauro. “Le Vèinte, le streghe del vento”, è una storia mitica e misteriosa ma innestata in un’ambientazione strettamente legata alle origini dell’autrice. «Questo libro – afferma – poteva nascere solo qui. Mi piace pensare che i luoghi ci condizionino più di quanto crediamo, ci indichino come vivere. Quindi le suggestioni derivano da luoghi che frequento da quando ero piccola, i più attenti troveranno corrispondenze con una valle, una radura, un sasso…Nel caso di Erto le origini sono potenti, stiamo parlando di un paese che volevano diventasse invisibile, dove non sarebbe dovuto rimanere nessuno dopo la catastrofe. Erto crea legami molto profondi, radici inestirpabili. I suoi luoghi sono per me fonte di ispirazione, fanno parte di me, hanno il potere di calmarmi: se sono preoccupata faccio un giro per il paese o nel bosco e torno rinfrancata». — FMV