Tra pochi mesi, l’Unione delle Dolomiti friulane non esisterà più, ma nel frattempo un camion di traslochi ha spostato nella sede di Maniago alcuni arredi dell’ex Comunità montana di Barcis. Aggiungendo un ulteriore acquisto di sedie per più di 2 mila euro di spesa. Sale nuovamente la tensione, all’interno dell’Uti, dopo l’ennesima segnalazione che giunge dal sindaco di Erto e Casso, Fernando Carrara, che ha denunciato «lo spreco di denaro pubblico avvenuto qualche giorno fa, quando una ditta è salita a Barcis e ha rimosso mobilio della Cm». «I materiali sono stati portati al Nip di Maniago, dove l’Uti paga l’affitto – ha continuato Carrara, da sempre critico nei confronti del raggruppamento di Comuni costituito per legge nel 2016 –. Già questo è un nonsenso: l’immobile di Barcis è libero e disponibile, ma resta chiuso, mentre spendiamo soldi per la locazione a Maniago. Incomprensibile pure la tempistica: perché riempire di mobili gli uffici dell’Unione, se la Regione l’ha già di fatto sciolta? Con il 31 dicembre, l’Uti non esisterà più, ma si continua a deliberare come se tale scadenza non ci fosse». Carrara ha anche puntato il dito contro la recente decisione di acquistare nuove sedie. «Sono stati utilizzati fondi utili ad affrontare il futuro passaggio di consegne, non certo a potenziare il patrimonio di una realtà che a breve cesserà le proprie funzioni», è stata la conclusione del primo cittadino della Val Vajont. In questa sua contestazione, Carrara non è da solo, ma conta sul supporto dei colleghi della fascia alpina. Sono infatti vari i Comuni della Valcellina e delle vallate minori a lamentarsi di un eccessivo peso di Maniago rispetto agli altri municipi consorziati. Ora più che mai, vista la decisione della Regione di sopprimere le Unioni e far rinascire le vecchie Province, pur con forme e competenze diverse rispetto al passato. — (F MV)
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La bolp de Meneghe
Sti dis passes, quan che al bosc al ara dut ros, a me a vegnu in ment una fantonia che la contava la me mo Pina; chela de al bolp de Meneghe; liei – la me mo – la conoseva begn Meneghe parce che chi de Nicol i aveva tagn pres e bosch a Meneghe, che a chel temp Meneghe al ara dut dei Thimolians e sol daspuò a le stè vendu a chi de Penei. La fandonia la parla de Svalt de Penei che all’ara dhu a legne a Meneghe, proprio quanche i arboi i dheventrava ros; sta dhe fato che quanche al tornava dola che al aveva lasè al rosac al no lo sciatava mei al toc de la polenta e del formai, che all’ara al so mangè de mesdì. Calche dhun ai robava ogni dì al mangè; passa un dì , passa doi , passa trè, a no in podheva pì. Al se aveva agn sciupè par vethe chi che al ara che ai robava al mangè ma al no l’ara rivè a capì ce che a sothedheva; al terth dì ai sbrisa al vuoi in tal cogol de le fuoie rosse che all’aveva ingr continua su https://cimolais.it/fandonie/ WebCam
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