Cosa sono le UTI? Quali i loro vantaggi? Quale la situazione nelle altre Regioni rispetto al modello friulano? Scoprite l’opinione della professoressa di Scienze politiche all’Università degli Studi di Padova, Patrizia Messina.
I campanili svettano, presidiano, legano. Creano identità, appartenenza, coesione. Ma il mondo corre, spariglia, rompe steccati, accorcia distanze. Dal referendum del 4 dicembre 2016 e con l’abolizione delle Province ad eccezione del Friuli Venezia Giulia, si è come sospesi, alla ricerca di equilibri nuovi. Scenari che Patrizia Messina scruta, scava, approfondisce da una vita.
Il Friuli è l’unica regione che ha avuto il coraggio di eliminare le province, sostituite con le UTI, le Unioni territoriali intercomunali per lo sviluppo. E qual è il vantaggio vi chiederete? La stabilità perché non dipendono dagli umori delle giunte comunali o dal loro colore politico e permettono di ragionare con la logica strategica dello sviluppo.
Le Unioni e ancor più le fusioni faticano a decollare a livello nazionale. Ma perché? Molto dipende da come viene spiegato ai cittadini il progetto per lo sviluppo del territorio collegato al ridisegno istituzionale. Si dovrebbero trovare quindi dei modi alternativi alla consultazione popolare soprattutto per i piccoli comuni, in modo da coinvolge la cittadinanza e spiegarle di cosa si sta parlando.
Serve, dunque, un salto culturale e c’è bisogno che gli attori locali formati non si limitino alla gestione ordinaria, ma entrino in una logica generativa dei processi, facciano rete e collaborino tra loro perché oggigiorno è la rete di servizi che crea lo spazio urbano, non i confini amministrativi.