Lavori sul Cellina I residenti protestano: «Traffico, costi e poca condivisione»

Disagi viari, oneri insostenibili e dubbi ambientali. Il lavoro in corso tra Ravedis e Barcis per il ripascimento del greto del Cellina sta scatenando una serie di proteste e distinguo.

Il primo arriva da alcuni abitanti di via Verdi e Via Garibaldi, a Montereale Valcellina: da quando è iniziato il trasporto di 50 mila metri cubi di ghiaia da Barcis, il troncone di strada che sale in Valcellina e che passa in mezzo alle case si è riempito di camion. «Stiamo parlando di un pezzo di strada senza marciapiedi e che sbuca in mezzo un’autentica strettoia di edifici – ha spiegato al proposito Domenico Martinuzzi –. Il via vai di tir provoca continue sollecitazioni e quindi lesioni agli immobili adiacenti. Al sindaco Igor Alzetta avevamo denunciato la situazione di disagio ancor prima che si attivasse il cantiere. Segnalando anche la possibilità di ripristinare un vecchio pistone di servizio che dal cimitero scende in alveo: l’infrastruttura venne realizzata per la costruzione dell’impianto di Ravedis e oggi potrebbe rappresentare un’alternativa all’attuale tracciato usato dagli autotreni».

Poi c’è la questione costi: per depositare 50 mila metri cubi di inerti ai piedi del ponte di Ravedis la Regione spenderà un milione di euro. Praticamente 20 euro al metro cubo, un prezzo completamente fuori mercato secondo comitato e amministratori che renderebbe più conveniente spargerla in alveo per il ripascimento (si tratta di un rilascio oltre il muro della diga di quanto viene prelevato più a monte in modo tale da ricostituire l’apporto naturale del corso d’acqua).

«Siamo stati più volte contattati da ditte e consorzi di cavatori che sarebbero disposti ad eseguire lavori di bonifica in cambio del pietrame, permettendo così alle casse pubbliche di non dissanguarsi» ha puntualizzato da parte sua il primo cittadino di Barcis, Claudio Traina. «Ogni anno e senza emergenze meteo, il Cellina spinge nel lago 200 mila nuovi metri cubi cioè quattro volte quello che stiamo rimuovendo in queste ore» ha ricordato l’amministratore.

Infine il circolo Prealpi carniche di Legambiente che certifica nero su bianco “il fallimento del Laboratorio Lago di Barcis”.

«Quello che doveva essere un tavolo di concertazione non ha prodotto nulla in due anni e mezzo dalla sua costituzione – si legge in un documento diffuso in questi giorni e nel quale si sollevano perplessità anche sui costi dell’attuale intervento di Ravedis –. La Regione deve farsi promotrice di un percorso realmente condiviso che sfoci in una soluzione all’interramento del bacino valcellinese. Devono essere coinvolti tutti gli stakeholders, dal consorzio Cellina Meduna alle ditte di escavazione passando per enti pubblici, cittadini, associazioni e gestori degli impianti idroelettrici. Deve essere un iter davvero partecipato». — fmv

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