Il giovane speleologo ferito sulla Buca Mongana fa parte dell’Unione speleologica pordenonese Cai, che ha fatto subito sentire il suo supporto al compagno di tante esplorazioni. «Un incidente in grotta, per fortuna, non succede spesso, ma se succede interviene il Cnsas con una organizzazione straordinaria, di grande esperienza e generosità» spiega il gruppo per il quale questo soccorso è il primo di una certa portata in cinquant’anni di attività.
«Contiamo circa 60 iscritti – spiega il presidente Roberto Faggian – e ci occupiamo di studio e ricerca del carsismo e dell’acquifero. Le nostre uscite sono a ciclo continuo perché la speleologia è un progetto. Non a caso fa rima con biologia e geologia».
Un mondo sconosciuto ai più ma prezioso per la scienza. «Siamo i manovali dello studioso – continua Faggian – raccogliendo dati che poi vengono usati nelle università».
La preoccupazione per il giovane socio è stata tanta ma le buone notizie arrivate ieri hanno tranquillizzato gli iscritti. «La tecnica speleologica è in continua evoluzione – aggiunge il presidente – e anche incidenti come questo contribuiscono a formarla. Il nostro socio è giovane ma davvero esperto e la speleologia è una pratica molto sicura». L’insidia maggiore è rappresentata dalle grotte franose, proprio come quella che ha tradito il 22enne. — FMV