Cronache

07.074.2015

PUNTO VERDE CIMOLAIS

Dopo l’avviso pubblico dell’Ambito Socio Assistenziale che invitava i genitori ad iscriversi al punto verde,  che si sarebbe svolto nel mese di luglio presso la  sala polifunzionale e/o la  fattoria Palin, di fatto il servizio non è stato attivato.  Viene meno una tradizione che, nata più di 50 anni fa, merito alla GRANDE Eva Pielli, aveva lo scopo di far trascorrere in modo “giocoso” l’estate non solo ai villeggianti ma anche ai bambini e ragazzi di Cimolais. L’iniziativa è stata ripetuta , con più o meno adesioni, da TUTTE le Amministrazioni, ed allargata anche ai bambini dei Comuni contermini, in modo da riportare, anche se solo per un mese, la vivacità dei nostri bambini e di far trascorrere qualche giorno in compagnia nel loro Comune, visto che, di fatto,  fanno i pendolari tutto l’anno ! Lo sfogo di una nostra lettrice, nel merito , dimostra il disagio che la mancanza di un servizio – ormai consolidato – può portare quando viene a mancare.  “Con la presente per comunicare che a causa del mancato raggiungimento del numero minimo di iscritti, non verrà attivato il punto verde 2015”. Così il Comune di Cimolais si giustifica con i genitori che hanno iscritto i propri figli al centro estivo. A chi ha chiesto informazioni, la risposta è stata questa :”Il numero minimo per realizzare il corso era 15 iscritti, e le adesioni in totali sono state 12”. Così, chiude i battenti anche il punto verde 2015 e anziché trovare nuove soluzioni per impegnare i ragazzi durante l’estate, perché l’estate è lunga, si impiega il tempo a chiedersi il perché. Le risposte possono essere molteplici, ma resta il fatto che in tre comuni non è ancora stata fatta una scelta intelligente per impegnare i ragazzi dopo la scuola. E probabilmente non si farà, perché così è più comodo: meno fatica, meno incomodi. In tre amministrazioni comunali, non esiste una proposta ricreativa, un’attività ludica, un impegno extrascolastico che impieghi bambini e ragazzi durante l’estate. L’unica proposta pervenuta ai genitori è di iscrivere i propri figli al CampMultisport organizzato dalla Polisportiva di Claut  che offre cinque giornate (6-10 luglio) improntate su 12 discipline sportive al prezzo di 110 euro. Ancora una volta resta l’amarezza, di dispiacere di non poter offrire qualcosa di più, e questo stato di malessere che nasce e che cresce dalla parola “niente”.  Niente punto verde, niente iniziative per i giovani,  di niente. Questo amaro in gola che traspare ogni qualvolta si ha la sensazione di perdere qualcosa” 

01.03.2014

Portisa 10 esuberi

Dieci esuberi e ricorso alla cassa integrazione straordinaria per un anno, per evento improvviso e imprevisto. Il calo degli ordini e la contrazione del fatturato di circa il 35 per cento rispetto all’inizio del 2013 stanno mettendo a dura prova la Portisa di Cimolais, in cui trovano impiego 17 addetti – 13 operai e 4 impiegati – e che opera nel settore della fornitura di manufatti per l’edilizia, l’industria dell’arredamento e la cantieristica (in particolare produce porte per interni e locali igiene prefabbricati per grandi edifici e navi da crociera). I vertici aziendali hanno fatto il possibile per recuperare commesse, come hanno evidenziato anche i sindacalisti Massimo Albanesi (Cisl) e Mauro Del Fabbro (Cgil), ma il trend negativo del 2013, in cui è stata registrata una contrazione del fatturato di circa il 25 per cento, è stato confermato nel primo bimestre di quest’anno, con un meno 35. L’anno scorso, a causa delle difficoltà del settore navale ed edile, si sono ridotte le necessità di fornitura di tutti gli articoli: gli effetti della crisi sono stati importanti e si sono concentrati soprattutto nel secondo semestre. Ulteriore riduzione a gennaio e febbraio di quest’anno: gli ordinativi della clientela generica sono stabili, ma incidono poco sul fatturato dell’azienda. Sono invece completamente mancati tutti i clienti con grosse commesse di locali igiene, sia nel settore navale sia civile. Alla riduzione dei volumi si aggiungono gli effetti negativi derivanti dai fallimenti di imprese-clienti, che sono incorse in procedure concorsuali, con conseguente perdita anche dei crediti. Per fare fronte alla situazione di crisi, Portisa ha inteso quindi attuare un piano di risanamento volto al recupero produttivo, industriale e, indirettamente, occupazionale. Per accompagnare la realizzazione del piano, l’azienda ha chiesto di accedere alla cassa integrazione straordinaria (l’ammortizzatore è partito il 17 febbraio). L’accordo è stato siglato ieri a Trieste da impresa e parti sociali. Considerate le difficoltà economico-finanziarie di Portisa, l’azienda non anticiperà la cassa. Quanto agli esuberi – 8 operai e 2 impiegati –, è stato predisposto un piano di gestione, che prevede anche l’apertura della procedura di mobilità. «Siamo davanti a un’azienda che si è impegnata sempre e fortemente per reperire nuove commesse e garantire volumi – commentano Albanesi e Del Fabbro –. L’auspicio è che la situazione migliori e si registri una svolta nei prossimi 12 mesi. Ogni posto di lavoro salvaguardato in montagna ha un valore notevole, viste le difficoltà che si incontrano in queste zone, tra l’altro a rischio costante di spopolamento».

9.01.2013

Statistica fumo Provincia di POrdenone

La prima sigaretta a 15 anni. Forse anche meno, poi si continua almeno per altri quattro lustri. Per la verità si prova a smettere più volte, ma senza un aiuto è complicato e si ricasca. In provincia a fumare è quasi il 30 per cento delle persone, dato leggermente più alto della media nazionale. Sono solo alcuni dei dati emersi dallo studio che ha interessato mille pazienti dei medici di medicina generale del territorio che hanno risposto a un questionario. Sul campione di mille adulti residenti in provincia il 29,7% ha dichiarato di fumare (55% maschi e 45% femmine). Tra i fumatori il 40.9% degli uomini e il 21.1% delle donne fuma da venti a più sigarette al giorno, mentre il 59.1% degli uomini e il 78.9% delle donne fuma meno di un pacchetto. Il 29.2% ha iniziato a fumare prima dei quindici anni, il 29.9% tra i sedici e i diciassette anni e il 40.9% dai diciotto anni in su. Sul fronte di ragazzi i dati non sono certo edificanti. Si comincia per sembrare più grandi, per emulare i “capi” del gruppo e per non rischiare di finire emarginati. L’abitudine di fumare degli adolescenti – dai dati che emergono dallo studio – dipende molto anche dall’esempio dei genitori. Tra i giovani fumatori di entrambi i sessi il 64.8% ha dichiarato di avere almeno un genitore fumatore, mentre il 34.0% dei maschi e il 58.6% delle femmine ha il partner che fuma. Molti bambini respirano in casa o in auto il fumo passivo dei familiari.
I dati dicono anche altro. Il 44% dei fumatori ha figli e nonostante questo il 53,6% fuma comunque in casa, mentre si accende la sigaretta in auto il 57.7% dei maschi e il 39.4% delle femmine. Fumano sul luogo di lavoro il 48.3% degli uomini e il 25.3% delle donne. Non a caso sono in aumento i controlli negli uffici pubblici e privati e anche negli ospedali. Tra i fumatori pordenonesi intervistati il 59% ha affermato di aver tentato di smettere almeno una volta, il 91.4% pensa sia possibile smettere, il 57.7% ritiene che si possa smettere da soli, ma 88% pensa sia utile l’invito a smettere di fumare e il 73.5% ritiene che possa essere utile l’aiuto del medico. Infine i desiderata: il 56,4% dei maschi e il 47,2% delle femmine afferma di voler smettere di fumare entro l’anno. Sono però poche le persone che richiedono un aiuto sanitario per provarci veramente. Ultimo dato. Il provincia di Pordenone il tumore ai polmoni correlato in gran parte all’uso delle sigarette è in leggera regressione negli uomini mentre nelle donne i parametri sono in crescita. Resta una delle prime cinque cause di morte. Non è tutto. Sempre in provincia ci sono circa novecento persone che respirano grazie all’ossigeno che si portano appresso in piccole bombole perchè colpiti da broncopatia cronica ostruttiva in gran parte causata dal fumo.

19.12.2013 – NUOVI ORARI MEDICO CIMOLAIS

Dopo un primo rodaggio, il nuovo medico dell’Alta Valcellina, il dottor Michele Zagaria, ha mutato orari di ricevimento. Ora l’ambulatorio è aperto anche il martedì dalle 17 alle 18.30, come richiesto da numerosi pendolari di Cimolais, uomini e donne impegnati nel lavoro fuori paese che avevano scritto una nota di protesta.

Nella loro lettera i residenti mettevano in luce l’oggettiva impossibilità nel farsi visitare dal nuovo professionista, giunto in valle solo da qualche giorno. Molti di loro infatti riescono a rientrare in casa solo dopo le 17.

La situazione ora è stata modificata, ottimizzando così i tempi di apertura pomeridiana dell’ambulatorio. Ma le criticità di Cimolais restano molte, come continuano a spiegare i pendolari che hanno denunciato la problematica ora risolta. La farmacia ha, ad esempio, chiuso i battenti. Analogo discorso per le poste, non operative il sabato e a regime ridotto durante la settimana. Difficoltà anche nell’approvvigionamento di carburanti in tutta la valle, soprattutto di notte.

Una realtà sulla quale i firmatari della petizione chiedono alla Regione di riflettere e di intervenire per evitare altre forme di spopolamento. Messaggero Veneto 19.12.2013

24.11.2012

CHIUDE IL PARCO DELLE DOLOMITI FRIULANE

La scure dei tagli si abbatte anche sui Parchi naturali: a causa dell’azzeramento dei fondi nel bilancio regionale, la chiusura è dietro l’angolo per il Parco delle Dolomiti friulane e quello delle Prealpi Giulie. Doccia fredda. Una doccia fredda per quanti operano all’interno delle due aree protette, che comprendono 17 comuni, di cui nove in provincia di Pordenone e otto nell’Udinese. Al di là della funzionalità degli enti, la mancanza di trasferimenti regionali mette a rischio i posti di lavoro: nel Parco delle Dolomiti Friulane, con sede a Cimolais, trovano impiego circa 50 unità, di cui 6 dipendenti e una quarantina di operatori dell’indotto. «Stiamo attraversando un periodo economico difficile, ma riteniamo irragionevole che sia la tutela del territorio montano, già svantaggiato per molti altri motivi, a vedersi praticamente azzerare le poste nel bilancio regionale». Questo il commento dei presidenti Luciano Pezzin e Stefano Di Bernardo, rispettivamente del Parco delle Dolomiti friulane e delle Prealpi Giulie, che, all’incontro con l’assessore regionale Claudio Violino e il vicepresidente del consiglio regionale Maurizio Salvador, non hanno esitato a manifestare disappunto per la scelta, ricordandoe il ruolo fondamentale dei Parchi per la conservazione della natura e la promozione di forme di sviluppo sostenibile.. I presidenti. Pezzin e Di Bernardo hanno richiesto, con forza, il ripristino dei finanziamenti, per non compromettere il percorso di valorizzazione territoriale attivato in territori giudicati marginali sotto il profilo socio-economico e che ha permesso di conseguire rilevanti risultati a livello internazionale, vedi il riconoscimento delle Dolomiti Friulane come patrimonio dell’umanità Unesco e la certificazione delle Prealpi Giulie come area protetta transfrontaliera, col Parco nazionale sloveno del Triglav. L’assessore Violino. Violino ha evidenziato la consistente riduzione dei fondi assegnati agli ambiti di competenza del suo assessorato, passati da 67 a 19 milioni, e sottolineando come da qui sia partita la scelta dei tagli. Per scongiurare la chiusura, sarebbero necessari in totale almeno un milione e 700 mila euro: Violino s’è reso disponibile a rivedere l’inserimento delle poste specifiche nel bilancio. Non va dimenticato, però, come ha evidenziato l’assessore, che spetterà al consiglio regionale dare un chiaro segnale economico in questo senso, rimarcando che sarà impossibile garantire trasferimenti come quelli degli ultimi anni. Per ora, i soli fondi certi ammontano a 110 mila euro, vincolati però al progetto “Dolomiti Unesco” e al catasto delle grotte

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