Dalla ricerca effettuata dall’Associazione Intorn al Larin – anni 2023 -2024
a cura di Rita Bressa
Il battesimo negli anni ’50 e ’60 di Gino Bressa “Redi”
In Italia negli anni 50 – 60 il il nascituro diventava cristiano per il fatto stesso di venire al mondo in queste nostre terre connotate dalla cristianità, dove ognuno ” doveva ” essere battezzato, comunicato e cresimato.
Il conferimento del Battesimo era vissuto ovviamente con molta emozione , come un evento di paese, un giorno di giubilo e di visibilità per la famiglia coinvolta in ogni suo componente.
In casa si consumavano pranzo e festeggiamenti per pochi ospiti.
Era infatti un evento festaiolo intimo , ma non meno entusiasmante e commovente rispetto , ad esempio, a un matrimonio. Se il battezzato era maschio si alimentavano speranze per un futuro impiego accanto ai genitori come ulteriore forza lavoro, se invece era femmina si fantasticavano vite diverse, magari lontane dai lavori pesanti.
I CIMOLIANI RACCONTANO
Bressa Maria “Nadalut “
Mi ricordo il battesimo di mio fratello Pietro perché essendo nato un maschio avevano fatto una grande festa e avevano messo la damigiana sul “larin”; c’era “Pezzin” e Lina “de Nato” che era sua madrina“santola” , hanno fatto una grande festa;
Clerici Graziella “Piciali”
Dei battesimi in generale non mi ricordo molto che , essendo emigrata a Torino con i miei genitori, non ho partecipato ai battesimi di Cimolais, ho tenuto a battesimo come madrina “santola” due bimbi a Torino, dovevo tenere la bambina di Rosa “De Rosso” ma essendo io a Torino mi ha sostituito mia mamma Ricordo e conservo la mia veste battesimale “il port enfant”, composta da due tasche una dove veniva inserito il bambino e l’altra che scendeva, c’erano poi 2 cordicelle per legare il bambino; veniva confezionata in casa con ricami e merletti e tramandata di generazione in generazione; il battesimo veniva fatto in chiesa dopo la messa e poi si andava nella casa del battezzato dove veniva offerto del latte e caffè; la mamma non andava in chiesa per il battesimo, che veniva celebrato circa 8 giorni dopo la nascita, perché considerata impura fino ai 40 giorni successivi al parto.
Mi ricordo che io avevo tanti padrini e madrine “santoli”: Genio “de Liseo”, la “Perinati”, “la Mora De Lina”, la mamma di Rosita da Trieste, Rosa e Berto “della Sceva”; chiamavo “santoli” a tutti probabilmente perché molti non erano in paese al momento del battesimo, e quindi c’erano padrini ufficiali e i sostituti.
Nicoli Emanuele “Nicol”
Io partecipavo al battesimo come chierichetto: andavamo in chiesa la mattina presto per prenderci la veste perché le vesti erano solo 10 e noi eravamo 30 chierichetti; io ero il più piccolo e il più giovane e le vesti piccole erano poche; La cerimonia veniva eseguita nella prima messa della mattina che veniva celebrata alle 7. Mi ricordo che dovevamo rispondere alle orazioni sempre in latino.



