«Nei primi anni del Duemila l’allora vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia, Gianfranco Moretton, aveva individuato la soluzione più intelligente e gratuita al problema dello sghiaiamento del lago e dell’asta del Cellina – ha rievocato Traina il primo cittadino – . I cavatori avrebbero realizzato delle opere infrastrutturali compensandone il valore con gli inerti rimossi in valle. I contribuenti non avrebbero speso un euro. Non è compito mio dire perché lo fecero, fatto sta che gli amministratori dell’epoca si opposero in Tribunale al progetto di Moretton
Il ricorso del Comune di Barcis venne respinto dai giudici ma a quel punto la Regione aveva già destinato le risorse su altre priorità».
«Non è vero che i sindaci della Valcellina lottano uno contro l’altro e non si parlano – ha concluso Traina –. Ci sono differenze di vedute ma sul fronte della bonifica dei corsi d’acqua facciamo fronte unitario perché i danni ricadono su tutti noi, nessuno escluso. Se fossimo davvero divisi non saremmo riusciti nell’intento di far approvare la legge del 2020 che ci riconosce parte dei canoni versati dalle compagnie idroelettriche. Questi colossi industriali sono ora obbligati a pagare ai residenti una quota di ciò che introitano.
Parliamo di somme ancora troppo basse rispetto ai reali disagi che subiamo ma si tratta pur sempre di un inizio che sino a qualche anno fa pareva impossibile». — FMV