Una nuova diga tra Barcis e Claut per contenere a monte l’inghiaiamento del Cellina e creare nuove riserve idriche? Sembra un progetto d’altri tempi, ma in realtà è una delle opzioni a cui ha lavorato di recente il Consorzio di bonifica Meduna Cellina. Di fatto si tratterebbe di rispolverare l’idea dell’ingegner Napoleone Aprilis, il “padre” del lago di Barcis e di quello di Ravedis.
Il nuovo sbarramento verrebbe citato anche nello studio che un anno fa la Regione ha commissionato proprio degli eredi Aprilis per capire come risolvere il problema degli accumuli di pietrame. Ma qui si entra nel campo delle ipotesi, visto che l’elaborato non è stato ancora consegnato ai Comuni e solo nei prossimi giorni verrà ufficialmente presentato al pubblico dagli uffici regionali. Nel frattempo resta confermato l’interesse manifestato dal consorzio i cui tecnici avrebbero valutato seriamente la fattibilità dell’incartamento.
Si tratta di schizzi risalenti agli anni Cinquanta che, come tali, andrebbero riadattati ai tempi e alle mutate condizioni dei luoghi. Nelle intenzioni originarie del professionista pordenonese c’era infatti un terzo bacino da realizzarsi più o meno all’altezza della gola di Ponte di Mezzocanale. Sarà lì, al confine tra Claut e Barcis, che dovrebbe sorgere un muraglione in calcestruzzo alto qualche decina di metri. La struttura consentirebbe di trattenere in direzione dell’alta Valcellina i milioni di metri cubi di inerti in eccesso, ma anche di produrre energia elettrica. In questo modo verrebbero conservati almeno 30-35 milioni di metri cubi d’acqua da usare nei momenti di magra per irrigazioni e scopi civili.
Sicuramente un’opera del genere avrebbe un impatto notevole sull’ecosistema della zona e la riproposizione in grande stile scatenerebbe ricorsi e proteste da parte di privati, associazioni e enti pubblici. Va detto che negli ultimi 15 anni sono state decine le istanze di sfruttamento idroelettrico del Cellina e dei suoi affluenti depositate in Regione. Di queste solo un paio sono state accolte e poi realizzate.
A pesare sulla fattibilità degli impianti è la loro inconciliabilità con le disposizioni del Parco delle Dolomiti friulane che non consentono interventi modificativi dell’habitat naturale. Un anno fa, l’allora presidente del consorzio, Ezio Cesaratto, aveva aperto all’eventualità di realizzare altri interventi sul territorio alpino della Destra Tagliamento. «L’opinione pubblica deve capire che abbiamo bisogno di nuovi manufatti in montagna», aveva detto Cesaratto aggiungendo che «stiamo ragionando su nuovi bacini, non possiamo certo dire che ci stiamo lavorando su ma che ci stiamo ragionando sì».
A pochi giorni dalla presentazione dello studio della Regione si riapre quindi il “giallo” della diga di Ponte di Mezzocanale.
Una nuova diga lungo il Cellina? Per il momento il Comune di Barcis non intende occuparsi di questo scenario, ritenuto solo «eventuale». In paese si fa notare come del terzo lago della Valcellina si parli da quasi settanta anni. «L’acqua coprirebbe una vasta area del nostro territorio comunale e sommergerebbe pure l’attuale tracciato della strada regionale 251, quindi è ovvio che cantieri di questa portata richiedano una seria presa di posizione da parte delle popolazioni e delle amministrazioni locali – puntualizza il sindaco Claudio Traina –. Un progetto che modifichi la figura della vallata non mi pare conciliabile con le norme e i vincoli del Parco delle Dolomiti friulane, dell’Unesco e dell’ormai cambiato sentimento comune. Diciamo che la valle ha bisogno di ben altre infrastrutture e soprattutto di manutenzioni». FMV