3 marzo
l’ORCHIEA DEL VAJONT in mostra a Ortogiardino
L’orchidea liparsi loseliii nemoralis scoperta da Paolo FIlippin è ora in mostra ad Ortogiardino nello stand “Naturalmente” in ricordo del Vajont e della capacità della natura di rinascere
8 febbraio 2013
L’ 0rchidea del Vajont come simbolo di rinascita
Un’orchidea come simbolo della voglia e della capacità di rinascere dopo la catastrofe. È intitolato “Naturalmente”, il giardino tra la memoria del Vajont e la natura rigenerata, creato dagli architetti Isabella Janes, Massimo Marzinotto e Lucia Vedovi, la paesaggista Sara Tessari, lo scultore Michele Tajariol e la graphic designer Valentina Bigaran. Il progetto composito è stato selezionato alla seconda edizione del “Festival dei Giardini” di Pordenone. «Il gruppo di lavoro è nato da differenti competenze e sostiene il principio comune di rispettare le specie che si insediano in modo autonomo, idea che stravolge la concezione formale del giardino – spiega la responsabile, Isabella Janes -. Il progetto nato dalla scoperta dell’orchidea rara Liparis loeselii nemoralis rinvenuta nel territorio del Vajont dal conservatore onorario del Museo civico di Rovereto Giorgio Perazza e si ispira al territorio travolto e trasformato dal disastro del 9 ottobre 1963. Dopo 50 anni, questo bulbo rappresenta la capacità della natura di rigenerarsi e di riappropriarsi del paesaggio. L’installazione assumerà uno speciale aspetto didattico: proteggere l’orchidea rara attraverso un’attenta e regolamentata gestione del bosco». Il progetto “Naturalmente”, che consta di una installazione che verrà posta nel quartiere fieristico in occasione della rassegna Ortogiardino sintetizza tre tipologie di paesaggio che si sono concatenate nella storia del Vajont. Il paesaggio domestico (terrapieni rialzati e brevi sentieri con piante da coltivo e aromatiche alternati da fiori spontanei su letto di terriccio), il paesaggio arte-fatto (rievocazione del letto del fiume Piave dopo il passaggio dell’onda con allestimento di un manto di ghiaia a pezzatura grossa) e il paesaggio selvatico (il territorio del bosco di nuova formazione del Vajont reso tramite la piantumazione di piante d’alto fusto). Giacinto Bevilacqua
27 novembre 2012
La natura batte l’incoscienza dell’uomo. Dove l’acqua del Vajont quasi cinquant’anni fa ha spazzato la vita, una rara orchidea nata nel deserto della tragedia sta dando segnali di rinascita. E questo proponendo ai botanici di tutto il mondo uno spettacolo mozzafiato. La pianta, la Liparis loeselli nemoralis è stata ritrovata ad Erto in un pendio dilavato dall’acqua scaraventata dalla diga dopo la caduta del Toc. La scoperta scientifica è stata fatta già anni fa quando Paolo Filippin, abitante nella zona ritrovò il fiore aggrappato ad una scarpata dentro un bosco. L’ufficializzazione scientifica è però di qualche giorno fa con la pubblicazione della Liparis loeselli nemoralis sulla rivista tedesca Journal Europaeischer Orchideen, una sorta di Bibbia degli studiosi di botanica. A curare la catalogazione e a studiare a fondo l’orchidea è stato Giorgio Perazza curatore onorario del museo civico di Rovereto (Trento).
«La specie in Italia – spiega Giorgio Perazza – è rarissima, seppur nota da tempo. La prima segnalazione in Val Sugana (Trento) risale all’Ottocento, mentre la presenza in Veneto è stata accertata solo di recente nella zona della Valle di Canzoi in comune di Cesiomaggiore». «La pianta ritrovata nella zona del Vajont – sottolinea il curatore nel museo civico roveretano – ha delle peculiarità botaniche particolari con differenze morfologiche tipiche. A differenza degli esemplari già catalogati la Liparis loeselli nemoralis del Vajont è stata ritrovata dentro un bosco e non in aree umide come in precedenza».
La “famiglia” di queste orchidee rientra nella lista rossa italiana delle specie gravemente minacciate e la speranza degli esperti è che le amministrazioni adottino le giuste misure di salvaguardia. Fonte: Gazzettino