Calamità

 

Eruzione Tambora 1815, le catastrofiche conseguenze sul clima e la conseguente carestia anche a Cimolais

Una delle eruzioni vulcaniche più potenti che ricordiamo a memoria d’uomo fu quella dell’aprile 1815 sul Tambora, in Indonesia. Ecco cosa accadde all’epoca, con le catastrofiche conseguenze sul clima nell’anno successivo. Nell’aprile del 1815 sull’isola indonesiana di Sumbawa, Indonesia, si verificò l’eruzione del vulcano Tambora, un evento naturale di enorme portata, conosciuto ancora oggi come una delle eruzioni vulcaniche più potenti e distruttive che si ricordino a memoria storica, facendo il palio a pochi altri eventi che ebbero un impatto simile sul territorio e nella memoria collettiva. Il Tambora entrò in eruzione dopo un periodo di quiete della durata di svariati secoli. La ripresa di un nuovo ciclo eruttivo fu annunciata da un periodo di quasi 3 anni in cui si verificarono numerose eruzioni minori. La sera del 5 aprile una serie di fortissime esplosioni squarciarono l’edificio vulcanico, la colonna eruttiva raggiunse i 33 chilometri di altezza e le ceneri si sparsero nel territorio circostante su enormi distanze.

L’eruzione aveva emesso in atmosfera enormi quantità di polveri vulcaniche ed anidride solforosa che filtrarono i raggi solari per almeno due anni, con ripercussioni sul clima dell’intero pianeta. Sull’Europa il 1816 fu l’anno senza estate, le temperature estive eccessivamente basse e le precipitazioni copiose recarono gravi danni all’agricoltura, le coltivazioni crescevano troppo lentamente ed in alcuni casi non arrivavano nemmeno a maturazione. Nell’arco di un paio d’anni il costo del grano negli Stati Uniti ed in Europa arrivò a raddoppiare.

Ci fu una grande crisi sul continente, con carestie e penuria di cibo che debilitò la popolazione, rendendo le persone vulnerabili alle carestie ed alla diffusione di malattie. Fu descritta come la peggior crisi di sussistenza del mondo occidentale dall’epoca storica fino al giorno d’oggi.

Cosa è sucesso a Cimolais? vi sono state delle conseguenze per l’eruzione di un vulcano tanto lontano?

Abbimao verificato nei registri della parrocchia con un sorprendente risultato: nel 1917, l’anno successivo a quello senza estate vi sono stati 45 morti, rispetto alla media degli anni precedenti e successivi di 19

il grafico di seguito

VULCANO TAMBORA

2.11.2013

CAMPANILE DI VAL MONTANAJA A RISCHIO

È un monitoraggio discreto, fatto di rilevazioni aeree e di sopralluoghi in varie stagioni dell’anno: il “paziente” eccellente che da anni è sotto stretta sorveglianza altro non è che il Campanile di Val Montanaia, il simbolo del Parco naturale delle Dolomiti friulane. Il perché dello studio è legato alle condizioni di stabilità del celebre monolite di Cimolais. Secoli di intemperie e di terremoti hanno scavato la roccia sino a darle l’attuale forma. Ma l’evoluzione prosegue e anche piccole scosse telluriche come quelle di giovedì possono far staccare importanti porzioni di granito. Di qui la necessità di approfondire gli accertamenti per la sicurezza degli escursionisti ma anche per semplici esigenze scientifiche. Le Dolomiti sono infatti uniche nel loro genere e presentano peculiarità anche nella velocità con cui si sgretolano (nel gruppo del Sorapis, nel Bellunese, da settimane si susseguono crolli di imponenti massicciate). I geologi sono convinti che il Campanile subirà ulteriori dissesti di qui ai prossimi anni, con distacchi di materiale più o meno vasti. L’unico dubbio è la tempistica, anche se è evidente che un periodo di intensa attività sismica come quello attuale non può non incidere sulla rapidità dell’intero processo. Anche ad occhio nudo sul Campanile si notano zone con accumuli di pietrame instabile. Una situazione del tutto analoga è quella del monte Toc, sopra Erto e Casso. Il rilievo che è scivolato nel lago del Vajont provocando l’omonimo disastro è soggetto tutt’oggi a frane e smottamenti, il più ampio dei quali si è verificato nell’aprile del 2009. Intere fette di terreno boscato cedono a valle e il fenomeno è strettamente correlato ai movimenti tellurici e al disgelo (anche qui sono in corso indagini geologiche a scopi scientifici). Tornando al caso di Val Montanaia, ad aggravare la situazione ci pensano quelli che lo scultore ertano Mauro Corona chiama »gli alpinisti della domenica». Gli scalatori improvvisati sono soliti indebolire la roccia con chiodi che entrano in profondità nella parete, a volte utilizzando anche dei mini trapani e martelletti a batteria. A quel punto la risalita si rivela certamente più sicura ma nel complesso la facciata del monolite si va a man mano indebolendo. Tanto che condotte di questo genere vengono duramente condannate dal Club alpinistico italiano e dalle maggiori associazioni naturalistiche. fonte Messaggero Veneto

2.11.2013

I COMMENTI DELLA POPOLAZIONE SUL TERREMOTO

Ormai è un elenco lungo, molto lungo. Che nell’ultimo anno è andato via via incrementandosi. Il sisma dell’altra sera è stato preceduto alle 19 del 12 settembre da una scossa pari a 2.4 gradi Richter. Una settimana prima ce ne era stata una di 2.2. gradi (una terza si era verificata subito dopo ma in direzione della Val Tramontina e quindi non concentrata nella solita area compresa tra Barcis, Claut e Alpago). Il 24 agosto erano le 16 quando la terra aveva tremato raggiungendo un’intensità di 3.6. La lista dei terremoti registrati in Valcellina nel 2013 non può poi tener conto della straordinaria serie di scosse della scorsa primavera quando, tra gennaio e aprile in zona si vissero momenti di tensione. Furono tante le scosse, a volte appena percettibili, ma continue e costanti. In alcune occasioni prima del fenomeno erano stati uditi i tipici boati, altre volte no. La popolazione era in allarme, soprattutto perché ormai sono anni che i movimenti tellurici si fanno sentire a ripetizione. Messaggi su Facebook e social network l’hanno fatta da padrone per settimane, con teorie e riflessioni di vario genere. Altro momento critico il giugno del 2012 dopo un episodio notturno a pochi giorni di distanza dal terremoto dell’Emilia (in quel periodo anche sul Fadalto, sopra Vittorio Veneto, si registravano scosse quasi giornaliere). Gli esperti rassicurano tutti sostenendo che si tratta di normale attività in una zona che, come il Friuli, risulta ad alto tasso sismico. Fonte Messaggero Veneto

RISCHIO SISMICO DIFFERENZIATO PER I COMUNI DELLA VALCELLINA

Giovedì 31 ottobre, ore 19.46. La terra ha tremato per l’ennesima volta sotto Barcis. Questa volta il sisma è stato registrato con un’intensità di 3.1 Richter e l’epicentro individuato a circa 4 chilometri dall’abitato. La scossa è stata percepita nitidamente in tutta la Valcellina ma anche nel Maniaghese, Aviano e in pianura. A Barcis e Claut, le zone più vicine all’epicentro, sono state numerose le persone scese in strada per capire l’esatta portata del fenomeno e per scambiare qualche parola con vicini e conoscenti. Ma anche a Cimolais, Erto e Casso e Andreis c’è stato chi ha preferito attendere qualche minuto all’aperto prima di rientrare in casa. La nottata è trascorsa serena, senza altre scosse. Subito dopo l’evento Comuni e protezione civile si sono messe all’opera. Coordinati dal quartier generale di Palmanova i volontari della Valcellina si sono recati in sopralluogo per le frazioni più lontane. Nessun danno e nessun ferito. Ieri mattina sono state effettuate nuove ispezioni visto che il buio della sera precedente aveva impedito di valutare la stabilità di alcuni immobili disabitati e soggetti a cedimenti (il 24 agosto a Barcis si è reso necessario un provvedimento d’urgenza per dichiarare inagibile una casa, già lesionata e decrepita). Anche questa volta l’emergenza terremoto è quindi rientrata senza grandi problemi. A suscitare qualche polemica ci ha però pensato il Dipartimento governativo della Protezione civile nazionale. Dopo anni di richieste e solleciti, nel 2012 Barcis è stato infatti reinserito nella lista dei Comuni a massimo rischio sismico. L’aggiornamento degli elenchi è però avvenuto nel massimo silenzio tanto che ancor oggi in rete esistono classificazioni errate. Claut resta invece in fascia 2, ovvero tra i siti in cui potrebbero verificarsi fenomeni abbastanza intensi. Il perché non è ancora chiaro: Claut e Barcis condividono praticamente tutti i movimenti tellurici, trattandosi di aree geologicamente diverse ma caratterizzate entrambe da intensa attività sismica. L’estrema vicinanza geografica dei due paesi rende ancor meno comprensibile la divisione in due classi. A questo punto è chiaro che dall’Alta Valcellina partiranno ora istanze al Governo per un’ulteriore revisione dell’elenco sismico nazionale. Del resto la fascia 1 consente di accedere anche a studi universitari, finanziamenti speciali e fondi per la ristrutturazione degli edifici. La nuova zonizzazione è stata determinata secondo criteri scientifici che calcolano la possibilità di eventi gravi ogni 50 anni circa. La precedente suddivisione dei Comuni risaliva al 1976 dopo la sciagura che colpì il Friuli. Quella di ieri è l’ennesima scossa registrata in Valcellina dall’inizio dell’anno: le ultime risalgono a luglio e a febbraio. Una, molto forte, si verificò l’anno scorso, pochi giorni dopo il sisma che devastò l’Emilia. I residenti convivono da tempo con fenomeni che si verificano a cadenze cicliche. Sono almeno tre le scosse che ogni anno superano i 3 gradi Richter (la scossa di maggiore intensità in zona Claut, catalogata negli archivi storici dell’Istituto geofisico di Trieste, è di 4.3 gradi Richter, registrata il 13 aprile 1996). Nel 2013, la media di eventi sismici è già stata superata a febbraio, dopo un periodo caratterizzato da numerosi sommovimenti fonte Messaggero Veneto

 

31.10.2013

Nuova forte scossa  di terremoto di 3.2 scala Richter con epicentro CLAUT , un po di paur ma nessun danno. Per ulteriore INFO vedi http://www.portaleabruzzo.com/nav/limitrofi_T3n.asp?id=7230540860

Prima un forte boato, avvertito soprattutto a Cimolais e Claut, poi la breve scossa, percepita da Barcis sino a Maniago. A quasi due mesi di distanza dall’ultimo evento sismico, alle 19.46 di ieri, la terra in Valcellina ha tremato di nuovo. Una scossa di 3.1 gradi Richter, con epicentro a 4 chilometri da Barcis, ha fatto tornare la paura tra i residenti, alcuni dei quali sono scesi in strada. L’ipocentro è stato individuato a 9,58 chilometri di profondità, secondo i dati trasmessi dalla Protezione civile regionale. Un episodio che non ha procurato danni a strutture e persone, ma comunque capace di destare preoccupazione e agitazione. Gli amministratori della Valcellina, dopo una ricognizione telefonica, in cui non sono emerse problematiche, hanno stabilito di non fare uscire le squadre della Protezione civile. «Ero a casa a Cimolais con la mia famiglia, quando ho sentito prima un forte boato e poi la scossa – ha raccontato il sindaco di Claut, Gionata Sturam –. Il ricordo è andato subito all’estate scorsa, quando si sono verificati altri movimenti tellurici simili, con un boato che si è percepito in modo più netto rispetto alla scossa. Episodi che hanno destato preoccupazione e messo in allarme popolazione e amministratori. Abbiamo comunque verificato subito che la situazione fosse sotto controllo e non si fossero verificati danni». L’ultimo sisma, di magnitudo 2.2, era stato registrato il 6 settembre, a Claut e pure in Val Tramontina. Un altro, di intensità maggiore, 3.6 Richter, aveva fatto tremare la terra a Barcis il 24 agosto. La scossa era stata percepita anche nel Pordenonese e nell’Udinese. Tante persone avevano abbandonato abitazioni e locali ed erano scese in strada. Quella di ieri sera è quindi l’ennesima scossa registrata in Valcellina dall’inizio dell’anno: oltre a quelle di agosto e settembre, le altre sono state registrate a luglio e febbraio. I residenti convivono da tempo con fenomeni che si verificano ciclicamente ed è comprensibile che la preoccupazione salga. Almeno tre le scosse che ogni anno superano i 3 gradi Richter (la scossa di maggiore intensità in zona Claut, catalogata negli archivi storici dell’Istituto geofisico di Trieste, è di 4.3 gradi Richter, registrata il 13 aprile 1996). Nel 2013, la media di eventi sismici è già stata superata a febbraio, dopo un periodo caratterizzato da numerosi sommovimenti. Non va dimenticato che, secondo la classificazione nazionale delle zone a rischio sismico, il territorio di Barcis rientra nella fascia 1 (la più pericolosa), mentre Claut ed Erto e Casso nella 2 (territori soggetti a possibili eventi abbastanza forti) fonte messaggero veneto

Incendio in Val Cimoliana

vedi I VIDEO dell’incendio

26 agosto : precisazioni della protezione civile sul rischio sismico

«Secondo la classificazione nazionale delle zone a rischio sismico, il territorio di Barcis, dove sabato è stato registrato un terremoto di 3.6 gradi Richter, rientra nella fascia 1 (la più pericolosa), mentre Claut ed Erto e Casso nella 2 (territori soggetti a possibili eventi abbastanza forti). Non si faccia l’errore di considerare quest’ultima come a basso rischio sismico». La precisazione arriva dal dipartimento della Protezione civile regionale: questi comuni dell’Alta Valcellina sono stati inseriti in due fasce distinte sulla base di precisi parametri, ossia gli intervalli di accelerazione al suolo durante un terremoto. Con questa classificazione, quindi, non è stata penalizzata un’area rispetto a un’altra. «Il territorio italiano è classificato in quattro zone in relazione alla pericolosità sismica, ossia all’analisi della probabilità che esso venga interessato, in un certo intervallo di tempo, da un evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo – spiega la Protezione civile –. La determinazione della pericolosità sismica spetta alla comunità scientifica, in particolare all’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, e l’ultima mappa di pericolosità ufficiale è stata emanata con l’ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri, nel 2006. Nel documento, sono stati indicati i principi generali sulla base dei quali le Regioni, responsabili della definizione della classificazione sismica del proprio territorio, hanno compilato l’elenco dei comuni con l’attribuzione a una delle quattro zone. In particolare, l’ordinanza ha introdotto intervalli di accelerazione al suolo durante il terremoto, indicata con la lettera “g”, quale grandezza da adottare per separare tra loro le fasce. Tali criteri prevedono che siano classificati in zona 1 i comuni con accelerazione di riferimento (ossia su suolo rigido e a superficie orizzontale e con periodo di ritorno medio di 475 anni) pari o superiore a 0.25 g. Nel caso specifico, la Regione ha mantenuto le quattro zone proposte e, coerentemente con tali valori, la classificazione attuale vede Barcis in zona 1 (0.251874 g), Claut (0.238396 g) ed Erto e Casso (0.205659 g) in zona 2». fonte MEssaggero Veneto

 

 

23 agosto : nuova scossa di terremoto di magnitudo 3.6

Nuova scossa di terremoto con epicentro Barcis di magnitudo 3.6. E’ stata avvertita chiaramente dalla popolazione. Per utileriori info vedi PROTEZIONE CIVILE fvg

 

3luglio: la terra trema ancora . Scossa del 2.7. della scala richter

Dopo un mese di febbraio caratterizzato da continue scosse prolungate nel tempo e di intensità, ieri in Valcellina la terra ha nuovamente tremato: alle 12.21 un sisma di 2.7 gradi Richter è stato percepito nitidamente dalla popolazione. L’epicentro. L’epicentro è stato individuato a 7 chilometri a nordest dell’abitato di Claut, con epicentro ad una profondità di circa 9 chilometri, in una zona non antropizzata. Non si registrano danni di alcun genere. Probabilmente c’è stata qualche frana o cedimento in prossimità del punto di massima forza del terremoto ma a Claut, Cimolais e Erto e Casso la protezione civile non segnala nulla di anomalo. Alcune persone sono uscite in strada, più per scambiarsi le opinioni sull’accaduto che non per paura. A livello strumentale un’altra scossa era stata registrata alle 8.50 del 29 giugno scorso, con epicentro a 3 chilometri a nordovest dell’abitato di Claut e con una magnitudo di 1.5 gradi Richter. La comunità. I residenti nell’alta Valcellina convivono da anni con fenomeni che si verificano a cadenze cicliche. Sono almeno tre le scosse che ogni anno superano i 3 gradi Richter (la scossa di maggiore intensità in zona Claut, catalogata negli archivi storici dell’Istituto geofisico di Trieste, è pari al 4.3 gradi Richter, registrata il 13 aprile del 1996). Nel 2013 la media di eventi sismici è già stata superata a febbraio, al termine di un periodo caratterizzato da numerosi sommovimenti. Una singolarità: allora gli animali avevano più volte manifestato inquietudine prima degli eventi. Ieri, invece, nulla ha fatto presagire l’arrivo del sisma. Il dibattito. Puntuale, come in ogni analoga occasione, s’è aperto il dibattito sulla classificazione dell’alta Valcellina tra i siti poco sismici. L’area compresa tra i comuni di Barcis, Claut ed Erto e Casso è nota per l’elevato fattore di rischio, eppure non rientra in uno speciale registro nazionale dei siti pericolosi. L’insolita esclusione risale al 1976, quando la Valcellina venne depennata temporaneamente dalla lista dei Comuni sismici per consentire una più equa distribuzione dei fondi per la ricostruzione del Friuli. Sulla carta si sarebbe dovuto trattare di un’esclusione limitata a pochi mesi: invece, da allora nessuno si è più ricordato di iscrivere quest’area del Pordenonese tra quelle a maggior rischio. Del caso si sono occupati tutti i governi regionali e nazionali susseguitisi da allora, ma sino ad ieri il sito della Protezione civile nazionale continuava ad inserire Claut e le aree limitrofe nella zona 2, interessata da un rischio non elevato dal punto di vista sismico. Oltretutto una corretta iscrizione potrebbe portare all’effettuazione di studi scientifici più approfonditi da parte delle università. fonte Messaggero veneto

14.2. 2012

La gente della zona. Non ci sono danni , ma da domenica siamo tutti agitati

Nottata tranquilla pur tra le ovvie paure che tre giorni di scosse continue possono provocare nella popolazione. In Valcellina la notte a cavallo tra martedì e ieri è trascorsa in serenità dopo che alle 19.12 un sisma di 3.8 sulla scala Richter ha sconquassato la comunità. Nessun danno a cose o persone ma solo tanta impressione per i fenomeni che ormai si susseguono ininterrotti da domenica mattina. I volontari della protezione civile hanno controllato il territorio approfittando del fatto che molti di loro erano già operativi per l’emergenza neve (70 – 90 centimetri di manto bianco da rimuovere da strade e accessi alle case). Le sorelle Schana e Luana De Giusti gestiscono la “Vecchia osteria Cellino” e hanno visto il terrore negli occhi dei tanti avventori presenti all’interno del bar durante la scossa. “Qualche suppellettile è caduta dagli scaffali – ha raccontato la De Giusti -. Non ce l’aspettavamo così forte. Certo, nel corso del pomeriggio avevamo già percepito nitidamente le prime avvisaglie. Il mio gatto Jerry diventa nervosissimo pochi minuti prima delle singole scosse. Da domenica mattina siamo tutti un po’ agitati”. Marco Pistuddi abita al piano terra. “Siamo abituati”, si è limitato a commentare. Marino Martini ha accennato al timore che incute il boato che da queste parti precede di qualche istante la scossa vera e propria. “Anche stavolta abbiamo udito un rumore sordo e abbiamo capito, aspettandoci di lì a poco il tremolio”, ha detto Martini, aggiungendo che si tratta di un botto sotterraneo così innaturale da restare impresso a lungo nella mente. Una donna che abita fuori paese ma che si reca spesso a Claut nella seconda casa ha fatto i bagagli ieri mattina. “Ho trascorso la notte insonne, tornerò quando il clima sarà più sereno”, ha raccontato. La famiglia Parutto ha invece una stalla in paese e da giorni nota grande irrequietudine tra le mucche. Meno latte prodotto e muggiti fuori tempo sono segnali inequivocabili che sotto il pavimento qualcosa sta ribollendo. Anche a Cimolais il movimento delle 19.12 è stato percepito nitidamente e più di qualcuno è sceso in strada. “Sì ma per pochi minuti e solo per scambiarsi qualche opinione visto il freddo intenso e la tanta neve”, ha precisato la funzionaria della Comunità montana Rita Bressa. “Stavo cenando con la famiglia e abbiamo sentito bicchieri e lampadari tintinnare, è durata vari secondi e abbiamo potuto renderci conto di cosa stessa accadendo”, ha spiegato il presidente di Montagna leader, Franco Protti. In Val Vajont nessuno invece è uscito di casa. “Molti residenti erano impegnati a spalare la neve, altri stavano cenando ma non si segnalano criticità”, ha illustrato il sindaco di Erto e Casso e presidente del Parco naturale delle Dolomiti friulane Luciano Pezzin. Teresa Corona ha chiuso l’Hotel Erto a causa della troppa neve e non del sisma. “Quello dello scorso 4 giugno, capitato nel cuore della notte, si è rivelato ben peggiore”, ha affermato l’esercente della valle. Scendendo in direzione del fondovalle, ad Andreis solo qualche anziano si è spaventato più di altri e è uscito all’aperto. Ma anche qui il gelo ha avuto la meglio. “La vera emergenza è la neve che si sta trasformando in ghiaccio”, ha detto la prima cittadina Franca Quas. fonte Messaggero Veneto

La terra trema, ma Roma dorme.Valcellina declassata dalle zone a rischio : niente fondi per la prevenzione . Caso portato alle camere


E’ dal 2008 che segnala l’anomalia a Roma ma sino ad oggi varie interrogazioni non hanno sortito l’effetto sperato. L’ultima volta in ordine di tempo che l’onorevole del Pdl Manlio Contento ha chiesto di reinserire la Valcellina e l’Alpago tra le zone di massimo rischio sismico risale allo scorso anno, dopo la forte scossa della notte tra il 3 e il 4 giugno (in quel caso si raggiunse una magnitudo vicina ai 4.5 punti sulla scala Richter). Ora non c’è più tempo per proporre analoghi appelli dato che tra una settimana il Parlamento verrà rinnovato. La speranza è quindi che l’iter aperto in passato giunga a compimento. Lo scorso anno il deputato ha presentato l’interpellanza direttamente al presidente del Consiglio Mario Monti, il cui staff si occupa anche di protezione civile e ministeri senza portafogli. Il problema è che nel sito nazionale dei rischi località come Claut, Barcis, Erto e Casso e Chies d’Alpago risultano inserite in un elenco di fascia 2. Si tratta di una classificazione di medio pericolo tellurico mentre da secoli è chiaro che quella in questione è un’area ad alto tasso di scosse sismiche. Anche ieri sul sito internet www.protezionecivile.gov.it i dati non erano stati aggiornati. L’inghippo è presto spiegato: fino al 1976 il sito era effettivamente ritenuto di massima insidiosità. Poi accadde il terremoto del Friuli e per una miglior distribuzione dei fondi le due vallate a cavallo tra Pordenone e Belluno furono “retrocesse”. Va anche detto che da almeno dieci anni la zona compresa tra Barcis, Claut e Chies trema varie volte all’anno. Una corretta classificazione del rischio sismico garantirebbe anche l’accesso a speciali fondi di prevenzione. Le stesse università potrebbe svolgere con più facilità degli studi geologici per capire la reale entità del problema. Una nota curiosa: nel giugno del 2008 il deputato pordenonese aveva già presentato un’analoga istanza a Roma. E anche allora all’origine dell’interessamento di Contento c’era una serie di movimenti tellurici che avevano spaventato la gente. A distanza di quasi cinque anni nulla è stato fatto. Risalendo negli annali ci si imbatte nei fenomeni del 2 novembre e del 7 marzo 2010 quando due movimenti di 3.3 gradi Richter ciascuno hanno interessato l’intera Valcellina. L’epicentro è stato individuato a Barcis. Prima ancora c’erano state le scosse dell’8 maggio 2009, dell’ottobre 2008 e del febbraio 2007, tutte comprese tra 2.7 e 3.5 gradi Richter. Infine il mattino del 4 giugno 2011, due settimane dopo il terribile sisma dell’Emilia Romagna, con una punta di ben 4.5 gradi Richter. Tra un evento e l’altro una lunga serie di fenomeni minori ma comunque tali da creare una certa allerta tra la popolazione. Si tratta di una normale attività tellurica che viene costantemente monitorata dai tecnici della protezione civile di Palmanova. Per questo viene ora invocato un riconoscimento ufficiale della sismicità dell’area. Fonte: Messaggero veneto

Terremoto scattano i controlli

La scossa di terremoto dell’altra sera di 3.8 gradi della scala Richter con epicentro nella zona di Claut, percepita sul territorio dell’intera provincia, nell’udinese e nel Veneto, ha riacceso la questione della sicurezza delle abitazioni e degli edifici pubblici. Gran parte dei Comuni dopo il sisma emiliano si erano messi in moto con controlli e verifiche sismiche. Il quadro emerso non è certo edificante: circa un terzo delle scuole non ha gli adeguamenti antisismici, così come palestre, biblioteche e altri edifici, compresi alcuni capannoni industriali. Non è tutto. Senza adeguamento antisismico diversi padiglioni dell’ospedale civile, in particolare il “B” che è il più alto con i suoi nove piani. Lo stesso Tribunale ha chiesto al Comune una verifica legata alle norme antisismiche degli uffici giudiziari di Palazzo di Giustizia. Insomma, una situazione che – in una terra che ha già tremato parecchio a causa del terremoto – non fa certo ben sperare. In questo panorama si collocano i movimenti tellurici di questi giorni nell’area dell’alta Valcellina, Cansiglio e Monte Cavallo che hanno riacceso vecchie e nuove paure a Claut e in tutti i Comuni della zona che l’altra sera hanno percepito chiaramente la scossa più forte. «La situazione è sempre la stessa – spiega Barbara Grillo, geologa e ricercatrice dell’Università di Trieste, esperta “nostrana” visto che vive a Zoppola – l’altopiano del Cansiglio – Cavallo si trova in un’area classificata a medio – alto rischio sismico. Non chiedetemi, però, di fare previsioni sulla possibilità che ci siano altre scosse, magari di maggior intensità, perchè non non ne voglio fare». Dopo quanto accaduto ai rappresentanti della “Commissione grandi rischi” con la condanna in primo grado per le informazioni sugli allarmi sismici all’Aquila, nessun esperto si azzarda più a dare indicazioni. «Quello che posso dire – va avanti la geologa – è che si è rimessa in moto l’attività tellurica in un’area già colpita in passato. C’è stata una scossa percepita più di altre, ma è da verificare il comportamento che c’era stato prima e quello che si è avuto dopo. Posso anche aggiungere che i terremoti segnalano che la terra è viva e che la montagna si muove. Altrimenti saremmo come Marte, pianeta morto». Dirlo, però, a chi abita in quelle zone non è certo facile. Se lei fosse il sindaco di Claut cosa consiglierebbe ai suoi concittadini? «Spiegherei a tutti di informarsi bene sulle norme comportamentali da tenere nel caso di scosse. Questo è fondamentale, così come è fondamentale che gli edifici siano costruiti con le norme antisismiche. Giusto anche eseguire verifiche sugli immobili. Peccato – conclude l’esperta – che questi controlli arrivino sempre quando le scosse hanno già ingenerato paura. Bisognerebbe farlo nel momento in cui non ci sono problemi». Resta il fatto che dopo la scossa di martedì sera ci sono stati altri movimenti legati allo sciame sismico, ma sotto l’1.6 della scala Richter. Così come nell’intera giornata di ieri.

 

12.02.2013

CLAUT. Cresce la paura in provincia di Pordenone per uno sciame sismico di intensità bassa che tuttavia sta interessando tutto il Friuli occidentale da domenica. Oggi pomeriggio le scosse sono state 4, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. La prima in ordine di tempo alle 13.15 con intensità 2.4, la seconda alle 13.50 di 2.1, la terza alle 14.27 di 2.3, la quarta, la più intensa, alle 19.12 di 3,3. Ieri sera un altro evento si era registrato, nella medesima zona, alle 20.31. E ancora domenica alle 14.28 e alle 12.15. Le intensità 2.1 e 2.2. Da domenica si sono contate 7 scosse, tutte con epicentro a Claut.

Magnitudo(Ml) 3.8 – FRIULI-VENEZIA GIULIA – PORDENONE
12/02/2013 19:12:43 (italiana)
12/02/2013 18:12:43 (UTC)

Map Location
 
Hai sentito il terremoto? Clicca qui.

Comunicato
 


Un terremoto di magnitudo(Ml) 3.8 è avvenuto alle ore 19:12:43 italiane del giorno 12/Feb/2013 (18:12:43 12/Feb/2013 – UTC).
Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nel distretto sismico: Prealpi_venete.
I valori delle coordinate ipocentrali e della magnitudo rappresentano la migliore stima con i dati a disposizione. Eventuali nuovi dati o analisi potrebbero far variare le stime attuali della localizzazione e della magnitudo.
 

Dati evento
 


 
Event-ID 7226782120
Magnitudo(Ml) 3.8
Data-Ora 12/02/2013 alle 19:12:43 (italiane)
12/02/2013 alle 18:12:43 (UTC)
Coordinate 46.311°N, 12.567°E
Profondità 9.7 km
Distretto sismico Prealpi_venete
 
 tutti i movimenti del 12.02 

  ora UTC maw  zona  comune MAP
15) 12/2 21:23:49 1,4 Lesis CLAUT (PN) vedi
14) 12/2 18:23:1 1,5 Lesis CLAUT (PN) vedi
13) 12/2 18:12:43 3,8 Lesis CLAUT (PN) vedi
12) 12/2 15:24:58 1,9 Lesis CLAUT (PN) vedi
11) 12/2 14:27:46 2,3 Lesis CLAUT (PN) vedi
10) 12/2 14:15:48 1,6 Lesis CLAUT (PN) vedi
9) 12/2 13:54:58 2,1 Lesis CLAUT (PN) vedi
8) 12/2 13:31:2 1,6 Lesis CLAUT (PN) vedi
7) 12/2 13:19:41 2,4 Lesis CLAUT (PN) vedi
6) 12/2 9:35:29 1,8 Lesis CLAUT (PN) vedi
5) 11/2 19:31:37 2,1 Lesis CLAUT (PN) vedi
4) 11/2 15:43:55 1,8 Lesis CLAUT (PN) vedi
3) 11/2 8:46:50 1,4 Lesis CLAUT (PN) vedi
2) 10/2 14:28:32 2,1 Lesis CLAUT (PN) vedi
1) 10/2 12:15:24 2,2 Lesis CLAUT (PN) ved
 

In queste pagine troverete i commenti d eventi meteo e terremoti a Cimolais

CAMPANILE di VAL MONTANAJA – APPELLO ALL’UNESCO

GAZZETTINO 10.10.2012

“Al Comune di Cimolais interessano in primo luogo cittadini e la loro salute, non ci preoccupiamo più di tanto degli eventi atmosferici o dei terremoti che possono causare danni a una montagna». Con queste parole il vice sindaco del paese dell’Alta Valcellina proprietario del Campanile di Val Montanaja, Danilo Della Valentina, ha commentato ieri la notizia delle oscillazioni che metterebbero in pericolo la stabilità di quel monumento alla natura che è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità.
La scossa del 9 giugno scorso potrebbe aver aperto però pericolose crepe tanto che una spedizione di esperti, fatte le prime rilevazioni, avrebbe sentenziato che serve un approfondimento. «Un problema c’è ma credo che sia scientifico». Circa i sopralluoghi che avrebbero portato gli esperti a paventare l’instabilità della montagna con conseguente – tra le righe – eventuale rischio di crollo, e le relative conclusioni, «noi lo abbiamo saputo tramite la stampa», afferma con un vago sentore polemico. Riguardo al movimento tellurico del 9 giugno registrato dai sismografi friulani e veneti, il vice sindaco Danilo Della Valentina afferma: «Quando c’è un terremoto è probabile che, come in tutte le montagne delle Dolomiti friulane, possano verificarsi i problemi segnalati».
Quello del Campanile di Val Montanaja «è un problema gravissimo di cui noi ci preoccuperemo- – sottolinea con convinzione -, è certamente un problema sociale, economico di cui la valle potrebbe risentire». Per questi motivi «provvederemo quanto prima a segnalare all’Unesco quando è stato evidenziato, anche perché ciò costituirà probabilmente un problema per gli scalatori».
Il Comune di Cimolais, pertanto, chiederà quanto prima «l’intervento di Unesco, Comunità europea, Stato e Regione affinché venga salvaguardato quello che è un bene universale», afferma il vice sindaco. «Per puntellare, le risorse economiche noi non le abbiamo, confidiamo nella Provvidenza e speriamo nell’intervento dell’Unesco».

CORRIERE DELLA SERA – SCIENZE – 8 ottobre 2012

Analisi delle conseguenze del terremoto di 4,3 gradi del 9 giugno

Il Campanile di val Montanaia
vibra: è in pericolo?

La celebre montagna delle Dolomiti friulane, palestra di generazioni di rocciatori

Analisi delle conseguenze del terremoto di 4,3 gradi del 9 giugno

Il Campanile di val Montanaia
vibra: è in pericolo?

La celebre montagna delle Dolomiti friulane, palestra di generazioni di rocciatori

 

Il Campanile di val MontanaiaIl Campanile di val Montanaia

Dopo i recenti crolli di pareti nelle Dolomiti, se crollasse anche il Campanile di val Montanaia gli alpinisti entrerebbero in lutto. Per fortuna al momento la celebre cima delle Dolomiti friulane – inserita nel patrimonio mondiale dell’Unesco dal 2009 – vera palestra per generazioni di rocciatori, non corre alcun rischio. Però vibra e, data la sua conformazione – sembra un dito rivolto al cielo – non potrebbe non vibrare. Ma quanto vibra, e in quale modo? E nel caso di terremoti, cosa potrebbe accadere?

TERREMOTO – Il 9 giugno scorso, una scossa di 4,3 gradi Richter con epicentro vicino a Barcis (in provincia di Pordenone), ha allarmato la popolazione locale, facendo temere una possibile riattivazione di una frana incombente sul vicino paese di Cimolais e possibili lesioni al Campanile. Il Campanile di val Montanaia, infatti, è un monolito asimmetrico di dolomia: misura 120 metri di altezza sul lato Nord-Est e 240 metri su quello Sud, posti su una base larga 60 metri, creato dall’erosione dei ghiacciai che ricoprivano l’alta val Cimoliana fino a 10 mila anni fa. I geologi e i sismologi dell’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale (Ogs) di Trieste hanno perciò avviato una serie di indagini per verificare come vibra.

MISURAZIONI – «Ci siamo chiesti come oscilli questa guglia rocciosa», spiega Massimo Giorgi, «e quale sia il suo stato di salute rispetto alle zone sismiche più vicine». Insieme a Livio Sirovich, Franco Pettenati e Stefano Picotti, Giorgi ha effettuato misurazioni con due tomografi digitali direttamente in parete e in cima alla guglia, al termine di un’arrampicata di IV grado, con un passaggio di V. «Siamo riusciti a definire le diverse modalità di oscillazione del Campanile», hanno raccontato i ricercatori.

OSCILLAZIONI – Accanto a oscillazioni principali che interessano la base, quantificabili in 2,7-1,5 oscillazioni al secondo, sono presenti anche oscillazioni di natura torsionale. «Servono ulteriori analisi per capire se la cuspide oscilli in modo più o meno solidale con la parte inferiore del Campanile», ha detto Sirovich.

 

Gazzett. 9.10.2012

CIMOLAIS Allarme dopo le scosse registrate il 9 giugno a Barcis
Sisma, Campanile sorvegliato
Scienziati in cordata per registrare le oscillazioni e verificare le lesioni

Martedì 9 Ottobre 2012,
CIMOLAIS – Non si fa avvicinare facilmente: per accedervi, bisogna percorrere 900 metri di dislivello lungo un sentiero impegnativo che costeggia un ripido ghiaione. È il Campanile di Val Montanaia, un monolito nell’Alta Val Cimoliana, 120 metri di altezza sul lato Nord-Nord-Est e 240 a Sud, su una base di 60 metri. Creato grazie all’erosione dei ghiacciai che ricoprivano la valle fino a 10 mila anni fa, questo gigante fatto di Dolomia Principale interessa molto i geologi e i sismologi di OGS, l’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale.
Il perché è presto detto: il 9 giugno scorso, una scossa di magnetudo 4.3 vicino a Barcis ha allarmato la popolazione locale, facendo temere una possibile riattivazione del “Crep de Savath” (una frana incombente su Cimolais) e possibili lesioni al Campanile.
Così, Livio Sirovich, Massimo Giorgi, Franco Pettenati e Stefano Picotti hanno deciso di affrontare il problema “a modo loro” e sono partiti alla volta della parete. «Ci siamo chiesti come oscilli questa guglia rocciosa – spiega Giorgi – e quale sia il suo stato di salute rispetto alle zone sismiche più vicine (Claut, Barcis e soprattutto la zona del Cansiglio, teatro, nel 1936 di un terremoto di Magnitudo 5.8-6)». Per rispondere, sono state effettuate misure direttamente in parete e in cima alla guglia, al termine di un’arrampicata di IV grado, con un passaggio di V. «Ci siamo attrezzati con due tomografi digitali (misuratori di vibrazioni spontanee di bassa intensità), e ci siamo divisi i compiti», spiega Giorgi, che insieme a Pettenati e Picotti ha effettuato la scalata della parete sud, mentre Sirovich iniziava le misure alla base e attorno al campanile. In sede sono stati affiancati da Marco Mucciarelli, neo direttore della sezione sismologica dell’ente ed esperto nell’interpretazione dei dati tomografici.
Lungo l’arrampicata sono state fatte sette misurazioni e tracciati i diagrammi delle oscillazioni.

Mess. V. 16.7 – VIOLENTA GRANDINATA A CIMOLAIS

PORDENONE. L’annunciata ondata di maltempo ha portato una volta di più danni e disagi. Finita l’epoca in cui l’arrivo di un temporale era visto con occhio benevolo, in quanto si limitava a smorzare la calura e bagnare gli orti. Ora, in qualsiasi stagione ci si trovi, anche la più piccola nuvola può portare grossi guai.

Ne sanno qualcosa in Valcellina, dove, all’alba di ieri, una violenta grandinata ha danneggiato tutte le auto parcheggiate a cielo aperto. La zona più colpita è stata quella di Cimolais. Il temporale si è abbattuto verso le 5, quando a pioggia e forti raffiche di vento si sono aggiunti chicchi di grandine grossi come albicocche. La grandine non è rara nemmeno in Valcellina, ma di quelle dimensioni si era vista poche volte, tant’è che qualcuno ne ha congelato una manciata per conservare la prova dell’evento. Evento che, come accennato, si è tradotto soprattutto in danni sulle auto. In paese, hanno riportato ammaccature tutte quelle parcheggiate all’aperto, e in un caso un proprietario ci ha rimesso pure il cristallo anteriore.

Sempre nella notte tra sabato e ieri, un nubifragio si è poi abbattuto sulla zona di Barcis. Le precipitazioni sono state molto abbondanti, tanto da indurre la protezione civile comunale a mobilitarsi e monitorare i punti più a rischio del territorio. Ed è stato durante il sopralluogo a ridosso del torrente Varma, famoso per straripare sulla regionale 251 e tagliare in due la Valcellina, che attorno all’1 i volontari hanno notato quattro piccole tende, con relativi barbecue e borse-frigo, disarcionate dal ghiaione dall’onda di piena dello stesso Varma. Sul posto non c’era anima viva, ma stando a chi conosce i movimenti in zona, si sarebbe trattato di un mini-accampamento di statunitensi della base Usaf di Aviano, i quali, vista la mal parata meteo, avrebbero mollato tutto in attesa che tornasse il sereno.

I temporali peggiori si sono dunque scatenati in montagna, ma verso mattina vento e pioggia non hanno risparmiato nemmeno la pianura. Verso le 9 di ieri, i vigili del fuoco sono intervenuti a Pasiano, in via Traffe, per rimuovere un albero che le raffiche di vento avevano inclinato sino a toccare i fili dell’alta tensione, mentre a Maniago e a San Giorgio della Richinvelda, sempre in mattinata, hanno sbloccato due ascensori rimasti fermi per sbalzi di tensione elettrica. Nel caso di Maniago, l’ascensore era quello dell’ospedale e al suo interno era rimasto intrappolato un medico del Pronto soccorso

m.v. 9.7.2012

 

Forte scossa di terremoto tra Friuli e Veneto: paura ma nessun danno

Una forte scossa di terremoto è stata avvertita alle 4.04 in tutto il Friuli: epicentro a Claut, nel Pordenonese. Molta paura ma nessun danno

 

PORDENONE. Una forte scossa di terremoto è stata avvertita in tutto il Friuli alle 4.04. Il sisma ha avuto una magnitudo di 4.5 gradi della scala Richeter e l’epicentro è stato localizzato tra Claut (nel Pordenonese) e Chies d’ Alpago (in provincia di Belluno).

Tra i comuni più vicini all’epicentro anche Cimolais, Barcis e Erto e Casso

Una scossa che ha svegliato molti nel sonno. Diverse persone spavantate sono scese in strada. I Vigili del fuoco hanno ricevuto decine di chiamate, ma tutte di richiesta d’informazioni. Non si registra infatti, al momento, nessun danno significativo a persone o cose.

Il sisma è stato sentito anche in tutto il Veneto.

 

Forte scossa di terremoto al confine tra Veneto e Friuli

Il sisma è stato registrato alle 4.04 e l’epicentro è stato localizzato tra Pieve d’Alpago e Cimolais. La magnitudo è stata di 4,5
MAURO CORONA: LA TERRA CI MANDA SEGNALI

 

     
       

 

UDINE. Forte scossa di terremoto alle prime luci di questa mattina tra le province di Belluno e Pordenone. La scossa, riferisce l’Ingv, è stata registrata alle 4.04, con una magnitudo di 4,5 gradi e una profondità di 7,1 chilometri.

Il movimento tellurico ha avuto suo epicentro, secondo i dati dell’Ingv, nelle località di Chies D’Alpago, Pieve d’Alpago, Tambre (Belluno), e Cimolais, Claut, Erto e Casso (Pordenone).

Il terremoto non è in relazione con i sismi di maggio in Emilia e al momento non si sono registrate repliche importanti, ossia di magnitudo superiore a 2,5. Così affermano gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

La scossa è stata avvertita nel Pordenonese, ma anche a Udine e a Trieste, oltreché in Veneto, e molte persone sono scese in strada allarmate.

Centinaia le telefonate alla sala operativa della Protezione Civile, tuttavia al momento non risultano danni a persone o cose.

Si tratta del terremoto più forte registrato a Nordest dopo quello che nel luglio del 2011 aveva colpito la provincia di Rovigo (4,7), più intenso di quello (4,2) che il 29 ottobre 2011 aveva provocato danni ad alcuni edifici civili e chiese fra Verona e Trento.

CORONA: LA TERRA MANDA SEGNALI. «È la terra che si sta “stiracchiando”, ci dice di fare attenzione. Vediamola così, poeticamente». È il commento dello scrittore-scultore Mauro Corona, alla scossa di terremoto percepita stamani tra Veneto e Friuli e anche a Erto (Pordenone), dove abita.
Corona oggi non è a casa, «ma mi hanno svegliato le “bambine”, le mie figlie – ha raccontato all’Ansa – tutte trafelate. Io non ho paura. Non voglio evocare l’incubo del Maya, i tecnici e i geologi si arrogano l’illusione di sapere cosa c’è nel “cervello” della terra. Ma si capisce che lei ci sta mandando chiari segnali che ne ha le ’pallè piene».
Quanto alla paura tra i propri compaesani, Corona ha negato che ce ne possa essere stata: «La gente di Erto – ha spiegato – ha avuto un terremoto artificiale, quello del Vajont, quando tremò la terra con il crollo del monte, quindi di cosa dovrebbe aver paura?».
Infine, sulle misure di prevenzione, lo scrittore è netto: «Dobbiamo smettere di fare salotti, di sentire baggianate in tv. Mettere in sicurezza tutta l’Italia. Adesso gli architetti scoprono che si può fare le case con il legno. Ecco, facciamo tutto antisismico, costruiamo tutto in funzione di quel che potrebbe accadere, non dividiamo in zone più o meno sismiche, per chè la terra – ha ribadito – ci sta mandando messaggi chiari».

DALLA VALCELLINA. Gente in strada e tanta paura, ma nessun danno. La protezione civile e i vigili del fuoco sono ancora al lavoro nell’Alto Pordenonese e in particolare in Valcellina dopo la scossa di terremoto delle 4.04 di stamattina.

Qualche tegola caduta a Barcis, Claut e Cimolais, le realtà più vicine all’epicentro situato a Chies d’Alpago (il sisma ha avuto una magnitudo di 4.5 gradi Richter).

I sindaci hanno subito disposto l’invio dei volontari nelle borgate più periferiche e abitate da anziani, ma per il momento non c’è nulla da segnalare (l’unico episodio di crollo di uno stavolo già pericolante si registra a San Lorenzo di Arzene, molto distante dall’epicentro).

In queste ore in Valcellina, che vive situazioni analoghe con una media di due volte l’anno, si attende un’eventuale bis della scossa di stamane, secondo un copione già visto. Sopralluoghi in corso anche lungo le strade costeggiate da pareti rocciose per scongiurare il rischio di frane.(Fabiano Filippin)

«Nessun danno, solo un pò di spavento»: così Tommaso Olivieri, sindaco di Barcis (Pordenone), ha descritto le conseguenze della scossa. «In fondo – ha aggiunto, contattato dall’Ansa – si è trattato di pochi secondi. Mi sono affacciato alla finestra di casa e ho visto un pò di persone per strada, che poi però sono rientrate».
La cittadina friulana aveva subito lesioni agli edifici nel terremoto del 1976, poi con la ricostruzione le strutture sono state rinforzate e messe a norma con criteri antisismici. Forse anche per questo la forte scossa di stamani non ha avuto conseguenze rilevanti. Nessun danno segnalato, ma solo chiamate di persone allarmate anche al comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Pordenone, che sta compiendo comunque perlustrazioni del territorio.

 

terremoto, valli al setaccio

Protezione civile al lavoro. La scossa di sabato nel Pordenonese ha rimesso in moto antichi smottamenti

     
   
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di Fabiano Filippin 

PORDENONE. Nottata con il fiato sospeso, quella a cavallo tra sabato e ieri, in tutta la provincia di Pordenone. Dopo la scossa delle 4.04 di sabato, lo spettro del terremoto non si è più ripresentato in zona.

Nel frattempo, nelle ultime ore, è terminata la conta dei danni agli immobili. Ad eccezione di qualche tegola caduta al suolo, i tecnici della protezione civile non hanno riscontrato alcun problema di rilievo. Lo stesso assessore regionale Luca Ciriani ha voluto recarsi di persona nell’area più vicina all’epicentro, compresa tra Barcis e l’Alpago. I più tranquilli sono parsi proprio i cittadini della Valcellina e della limitrofa Val Tramontina, distanti solo una manciata di chilometri dal Bellunese. Ieri la gente si è ritrovata inviati e telecamere di Sky per le vie di un paese solitamente dimenticato dai grandi circuiti dell’informazione e improvvisamente balzato alla ribalta a causa della scossa di 48 ore fa.

«Siamo abituati a convivere con la natura e la tragedia del Vajont ci ha reso immuni dalla paura del terremoto» ha commentato l’artista e scrittore Mauro Corona. «Da decenni conviviamo con scosse più o meno forti che mai hanno fatto male alle persone o lesionato le case, non è il caso di alimentare paure inesistenti» gli ha fatto eco lo scultore di Cimolais Marcello Martini.

La scossa della notta fra venerdì e sabato scorso aveva una magnitudo pari a 4,5 gradi Richter e ha superato ogni altro episodio del recente passato in relazione alla faglia presa in esame (il sito registra almeno un evento di questo genere ogni anno).

In Val Vajont, anche nelle ultime ore, sono stati monitorati a scopo preventivo alcuni edifici situati nell’abitato di Erto vecchia, lesionati all’epoca dell’omonimo disastro: anche in questo caso non sono stati riscontrati crolli o cedimenti delle strutture. Da parte sua il personale dell’agenzia regionale “Friuli Venezia Giulia strade” ha effettuato vari sopralluoghi lungo la strada 251 sino al confine con Longarone per individuare eventuali pareti rocciose da disgaggiare. Per l’occasione dal manto di asfalto è stata rimossa della graniglia scivolata a fondovalle a causa del movimento tellurico.

Ci vorrà, invece, del tempo prima di capire quali siano stati i reali effetti della scossa dell’altro ieri sul territorio non abitato: il sisma ha sicuramente rimesso in moto vecchi smottamenti, tanto che dopo ogni evento gli escursionisti e le guide del Parco naturale delle Dolomiti friulane segnalano sentieri cancellati dalle frane e episodi di dissesto idrogeologico. In alcuni casi ci sono state persino delle sorgenti dissecate all’improvviso.

L’ultimo terremoto che ha spinto le persone fuori dalle abitazioni, nell’area dell’Alpago e della Valcellina, risale al 7 marzo del 2010. In quel caso erano le 5.27 e una scossa di 3,3 gradi sulla scala Richter aveva sconquassato la stessa area geografica colpita del terremoto di sabato. Solo 365 giorni prima, agli inizi del 2009, la faglia dell’Alpago – Valcellina aveva invece fatto tremare il suolo tre volte in tre mesi.

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