Dopo aver risolto il problema impellente della strada 251 troppo bassa rispetto all’alveo del Varma, la Regione intende ora chiudere la partita con l’annosa vicenda della ghiaia in eccesso sul Cellina. La giunta regionale, su proposta dell’assessore all’ambiente Sara Vito, ha infatti prenotato le risorse necessarie a lavori urgenti di manutenzione, conservazione, consolidamento e ripristino della briglia del Prescudin. L’intervento costerà 400 mila euro e sarà gestito dall’ufficio regionale per la difesa del suolo. La presa del Prescudin è infatti sifonata: tecnicamente significa che le crepe e la mancate manutenzioni negli anni ne hanno compromesso il funzionamento. Realizzata allo scopo di trattenere a monte del lago di Barcis gli inerti del Cellina, alla fine la briglia è ormai inutile. Se collassasse all’improvviso su se stessa, migliaia di metri cubi di sassi finirebbero velocemente nel vicino invaso idroelettrico, compromettendone la capacità di accumulo d’acqua. ù
La sistemazione dell’opera idraulica è necessaria prima di poter partire con i veri e propri lavori di bonifica del greto del torrente. Dopo anni di opposizione da parte del Comune, ora la Regione è riuscita a sottoscrivere un protocollo d’intesa. A breve dovrebbe essere avviato l’iter per il graduale prelievo di pietrame dal Cellina, Varma e Pentina, ostruiti da almeno 30 milioni di metri cubi di ghiaia in eccesso.
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La bolp de Meneghe
Sti dis passes, quan che al bosc al ara dut ros, a me a vegnu in ment una fantonia che la contava la me mo Pina; chela de al bolp de Meneghe; liei – la me mo – la conoseva begn Meneghe parce che chi de Nicol i aveva tagn pres e bosch a Meneghe, che a chel temp Meneghe al ara dut dei Thimolians e sol daspuò a le stè vendu a chi de Penei. La fandonia la parla de Svalt de Penei che all’ara dhu a legne a Meneghe, proprio quanche i arboi i dheventrava ros; sta dhe fato che quanche al tornava dola che al aveva lasè al rosac al no lo sciatava mei al toc de la polenta e del formai, che all’ara al so mangè de mesdì. Calche dhun ai robava ogni dì al mangè; passa un dì , passa doi , passa trè, a no in podheva pì. Al se aveva agn sciupè par vethe chi che al ara che ai robava al mangè ma al no l’ara rivè a capì ce che a sothedheva; al terth dì ai sbrisa al vuoi in tal cogol de le fuoie rosse che all’aveva ingr continua su https://cimolais.it/fandonie/ WebCam
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