Un proiettile da mortaio inesploso è stato rinvenuto da alcuni villeggianti che stavano prendendo il sole nel greto del torrente Settimana, a Claut. La corrente ha spinto in superficie l’involucro arrugginito, rendendolo ben visibile tra i sassi. Sul posto è subito intervenuta la squadra di protezione civile e antincendio coordinata da Luigi Di Daniel. I volontari stavano già pattugliando l’area, perché da mesi è in corso un’operazione di controllo del territorio contro gli assembramenti di escursionisti e le effrazioni alle case sfitte. Sono stati quindi fatti allontanare i turisti che in quel momento affollavano il tratto di alveo. Dopo poco sono arrivati anche i carabinieri della stazione di Cimolais, che a loro volta hanno allertato gli artificieri dell’Esercito. Una prima ispezione con i metal detector nelle vicinanze ha permesso di escludere la presenza di altre bombe. Il sito è stato transennato e sono stati posti cartelli che invitano a non toccare il pericoloso materiale bellico. Da una prima ricostruzione dell’accaduto, il proiettile sarebbe di fabbricazione nazionale e risalirebbe agli anni Settanta. Per lungo tempo l’Esercito ha infatti gestito un poligono di tiro lungo l’asta del Settimana. Il punto di sparo si trovava in località Gravon de Giaeda, a circa due chilometri più a monte rispetto al luogo del rinvenimento. La zona è stata più volte battuta alla ricerca di reperti inesplosi. Molti di questi sono però finiti a grandi profondità tra le ghiaie del corso d’acqua, restando sepolti fino a che il maltempo non li trascina a fondovalle e li riporta in superficie. In una prima fase si era pensato a un residuato della Prima o Seconda guerra mondiale. visto che Claut è stata in entrambi i casi teatro di violenti scontri fra le truppe. Tanto che ancor oggi tra i boschi della valle ci si può imbattere in oggetti bellici di produzione austroungarica, nazista e italiana. —(FMV)
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La bolp de Meneghe
Sti dis passes, quan che al bosc al ara dut ros, a me a vegnu in ment una fantonia che la contava la me mo Pina; chela de al bolp de Meneghe; liei – la me mo – la conoseva begn Meneghe parce che chi de Nicol i aveva tagn pres e bosch a Meneghe, che a chel temp Meneghe al ara dut dei Thimolians e sol daspuò a le stè vendu a chi de Penei. La fandonia la parla de Svalt de Penei che all’ara dhu a legne a Meneghe, proprio quanche i arboi i dheventrava ros; sta dhe fato che quanche al tornava dola che al aveva lasè al rosac al no lo sciatava mei al toc de la polenta e del formai, che all’ara al so mangè de mesdì. Calche dhun ai robava ogni dì al mangè; passa un dì , passa doi , passa trè, a no in podheva pì. Al se aveva agn sciupè par vethe chi che al ara che ai robava al mangè ma al no l’ara rivè a capì ce che a sothedheva; al terth dì ai sbrisa al vuoi in tal cogol de le fuoie rosse che all’aveva ingr continua su https://cimolais.it/fandonie/ WebCam
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