Solo il disastro del Vajont era riuscito a bloccare la Via Crucis di Erto, una tradizione che si perpetua ogni anno dalla metà del Seicento. A decretare il secondo stop in quasi 400 anni potrebbe ora essere l’emergenza Coronavirus. L’aspetto più curioso è che la processione del Venerdì santo venne istituita per fermare un’epidemia di peste polmonare che stava imperversando nei territori dell’allora Repubblica della Serenissima. «Siamo in attesa di capire come evolverà il contagio e cosa imporranno le disposizioni governative, alle quali ci atterremo» ha commentato Bortolo Filippin del comitato organizzatore. In queste ore sono state inoltrate alla Prefettura di Pordenone le richieste di nulla osta. Ma il clima che si respira in paese è di rassegnazione mista ad amarezza: difficilmente per il 10 aprile sarà di nuovo possibile organizzare eventi come quello di Erto, a cui partecipano migliaia di persone, ammassate per ore gomito a gomito lungo le strade del centro storico. «Il problema non è il pubblico, che ci fa piacere ospitare ma che non rappresenta il motivo della nostra manifestazione – ha evidenziato Filippin – . La Via Crucis nasce come un ex voto dei nostri avi contro la peste polmonare” Causalità o meno, le cronache riportano come, a seguito della promessa dei capifamiglia, Erto non subì alcuna vittima. Gli anziani commissionarono, in segno di riconoscenza, una statua del Cristo nero allo scultore bellunese Andrea Brustolon, e costruirono una chiesa dedicata a San Rocco, patrono degli appestati. — f mv
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La bolp de Meneghe
Sti dis passes, quan che al bosc al ara dut ros, a me a vegnu in ment una fantonia che la contava la me mo Pina; chela de al bolp de Meneghe; liei – la me mo – la conoseva begn Meneghe parce che chi de Nicol i aveva tagn pres e bosch a Meneghe, che a chel temp Meneghe al ara dut dei Thimolians e sol daspuò a le stè vendu a chi de Penei. La fandonia la parla de Svalt de Penei che all’ara dhu a legne a Meneghe, proprio quanche i arboi i dheventrava ros; sta dhe fato che quanche al tornava dola che al aveva lasè al rosac al no lo sciatava mei al toc de la polenta e del formai, che all’ara al so mangè de mesdì. Calche dhun ai robava ogni dì al mangè; passa un dì , passa doi , passa trè, a no in podheva pì. Al se aveva agn sciupè par vethe chi che al ara che ai robava al mangè ma al no l’ara rivè a capì ce che a sothedheva; al terth dì ai sbrisa al vuoi in tal cogol de le fuoie rosse che all’aveva ingr continua su https://cimolais.it/fandonie/ WebCam
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