L’essere una Regione a statuto autonomo, con una propria carta costituzionale, ha consentito una serie di cambiamenti che la giunta Regionale, con la presidente Debora Serracchiani in comando, ha voluto mettere in atto come prova e prologo alla riforma costituzionale nazionale presentata da Renzi senza successo, sia alle camere, sia attraverso il referendum popolare. Intanto qui da noi le riforme rimangono, le province non ci sono più (tranne quella di Udine), le U.T.I sono già una realtà, quindi in provincia di Udine abbiamo cinque livelli amministrativi contemporaneamente (Comuni, UTI, Provincia, Regione e Stato), cosa non prevista dalla Carta Costituzionale che dato l’esito del referendum del 4 dicembre, è rimasta invariata. La nostra Regione però è diversa, la rivoluzione del sistema sanitario, la prospettiva di perdere l’acqua pubblica e tanti altri fattori che ci distinguono dal resto della nazione, non sempre fanno piacere ai cittadini. Il partito che ha tolto la possibilità di eleggere il consiglio e il presidente provinciale, avrebbe voluto sopprimere anche le elezioni per i senatori, non ha considerato nemmeno per un momento la possibilità di approvare e autorizzare i referendum richiesti con moltissime firme in più rispetto alle necessarie. Si trattava di un propositivo per istituire due sole province autonome del Friuli e di Trieste, esattamente come già avviene in Trentino Alto Adige, stabilendo già nello Statuto della nuova “Regione Friuli e Trieste” un equo tetto massimo al compenso sia degli amministratori sia dei dipendenti tanto degli enti locali quanto delle società partecipate. Mentre con un referendum regionale abrogativo, proponevano di eliminare le diciotto UTI, vere e proprie “miniprovince” considerate inutili e costose….. continua in http://euroregionenews.eu/friuli-e-trieste-serracchiani-non-ferma-le-proteste/
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La bolp de Meneghe
Sti dis passes, quan che al bosc al ara dut ros, a me a vegnu in ment una fantonia che la contava la me mo Pina; chela de al bolp de Meneghe; liei – la me mo – la conoseva begn Meneghe parce che chi de Nicol i aveva tagn pres e bosch a Meneghe, che a chel temp Meneghe al ara dut dei Thimolians e sol daspuò a le stè vendu a chi de Penei. La fandonia la parla de Svalt de Penei che all’ara dhu a legne a Meneghe, proprio quanche i arboi i dheventrava ros; sta dhe fato che quanche al tornava dola che al aveva lasè al rosac al no lo sciatava mei al toc de la polenta e del formai, che all’ara al so mangè de mesdì. Calche dhun ai robava ogni dì al mangè; passa un dì , passa doi , passa trè, a no in podheva pì. Al se aveva agn sciupè par vethe chi che al ara che ai robava al mangè ma al no l’ara rivè a capì ce che a sothedheva; al terth dì ai sbrisa al vuoi in tal cogol de le fuoie rosse che all’aveva ingr continua su https://cimolais.it/fandonie/ WebCam
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