“È con immensa soddisfazione che abbiamo appreso della vittoria in Corte di Cassazione sulla questione della centralina idroelettrica da realizzarsi nel Comune di Erto all’interno del Parco”: le parole sono del presidente dell’area protetta Gianandrea Grava. Si tratta della pronuncia che, a supporto di quanto già stabilito dal Tribunale delle Acque, rigetta in toto il ricorso di una società privata, e conferma pienamente la correttezza e la diligenza dell’operato del Parco, che ha sempre dato parere negativo alla costruzione dell’impianto idroelettrico, sulla base della normativa nazionale, dei regolamenti interni e del divieto imposto dal Piano di Conservazione e Sviluppo, che disciplina l’urbanistica all’interno dei confini della zona protetta e vieta la costruzione di centrali idroelettriche e di nuove opere di captazione idraulica. “Personalmente non sono contrario alla realizzazione di centraline elettriche in modo assoluto – precisa Grava -. Occorre distinguere i luoghi adatti e quelli invece da mantenere inalterati e naturali. L’area del Parco è stata riconosciuta come Patrimonio Unesco anche per il suo alto livello di selvaticità e naturalezza, oltre che per i suoi habitat di pregio per alcune specie”. “Ritengo che la diatriba sullo sfruttamento delle energie rinnovabili e la tutela dell’ambiente vada risolta in questo senso – conclude il presidente -. Occorre individuare dettagliatamente le zone montane adatte a consentire l’utilizzo dell’energia idroelettrica, senza compromissione ambientale. All’interno del nostro Parco, per le peculiarità degli ambienti ecosistemici che lo contraddistinguono, la realizzazione di qualsivoglia impianto di sfruttamento delle risorse naturali sarebbe un controsenso”.(f. L’Aquila)
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La bolp de Meneghe
Sti dis passes, quan che al bosc al ara dut ros, a me a vegnu in ment una fantonia che la contava la me mo Pina; chela de al bolp de Meneghe; liei – la me mo – la conoseva begn Meneghe parce che chi de Nicol i aveva tagn pres e bosch a Meneghe, che a chel temp Meneghe al ara dut dei Thimolians e sol daspuò a le stè vendu a chi de Penei. La fandonia la parla de Svalt de Penei che all’ara dhu a legne a Meneghe, proprio quanche i arboi i dheventrava ros; sta dhe fato che quanche al tornava dola che al aveva lasè al rosac al no lo sciatava mei al toc de la polenta e del formai, che all’ara al so mangè de mesdì. Calche dhun ai robava ogni dì al mangè; passa un dì , passa doi , passa trè, a no in podheva pì. Al se aveva agn sciupè par vethe chi che al ara che ai robava al mangè ma al no l’ara rivè a capì ce che a sothedheva; al terth dì ai sbrisa al vuoi in tal cogol de le fuoie rosse che all’aveva ingr continua su https://cimolais.it/fandonie/ WebCam
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