Soccorso in montagna: caos su chi deve pagare

Quanto costano gli interventi di soccorso in montagna e in quali casi è necessario pagare? Interrogativi che, almeno per ora, rimangono senza risposta.Gli incidenti delle ultime settimane hanno riacceso i riflettori su un questione che fa discutere da tempo. Il nodo riguarda anche l’elisoccorso: chi ne sostiene le spese legate all’uscita, soprattutto in situazioni non di emergenza, ma di imprudenza da parte degli escursionisti? Il quadro normativo attuale è caotico: mancano tasselli fondamentali che necessitano di essere chiariti al più presto, considerato pure che la bella stagione è alle porte e si registrerà un’impennata nel numero degli interventi di soccorso. La legge di fatto c’è: stiamo parlando della norma regionale varata nel giugno 2017, con la quale è stata introdotta una compartecipazione alla spesa a carico della persona che richiede aiuto, solamente però nei casi in cui non ci sono conseguenze sanitarie e non si rendono necessari accertamenti diagnostici o se le operazioni di ricerca e recupero dell’infortunato sono state particolarmente complesse e costose.

Quando lo scorso anno è stata proposta la nuova norma, sul tavolo sono stati messi i numeri: nel 2016 il servizio di Soccorso alpino regionale ha svolto oltre 200 interventi e soccorso 267 persone, ma in 122 casi si è trattato di mettere al sicuro escursionisti illesi, mentre 104 sono stati i feriti e 31 i morti. Ben 360 sono i volontari impiegati, di cui 25 specializzati in elisoccorso, suddivisi in nove stazioni di soccorso alpino e quattro di soccorso speleologico. Ma a oggi cosa manca? Non ci sono le delibere attuative con le quali vengono indicati in maniera puntuale in quali situazioni è previsto il pagamento e, aspetto non secondario, a quanto ammonta la spesa. L’unico dato certo è che è contemplata una compartecipazione ai costi, che è al massimo del 50 per cento. È pure previsto uno sconto: 30 per cento se l’escursionista che ha lanciato l’sos è residente sul territorio regionale. In Friuli per il momento gli interventi non hanno richiesto esborsi da parte degli escursionisti: ci sono, però, altre regioni nelle quali da anni viene presentato il conto del servizio dell’elisoccorso. Si pensi, per esempio, alla Lombardia, dove la pratica è in vigore da un triennio. Il Friuli, insomma, con la nuova legge ha inteso mettersi alla pari con altre regioni italiane. Le associazioni dei maestri di sci hanno ricordato che in Austria, e quindi non troppo lontano dal territorio regionale, non solo per gli incidenti fuori pista vengono addebitate le spese: per le cadute con lesioni che avvengono in pista è contemplata la compartecipazione o l’addebito totale dei costi a carico dell’infortunato. Pure in Slovenia misure analoghe. Parlando di tariffe, che al momento non si conoscono, i conti si possono comunque fare e sono salati: un minuto di elisoccorso costa tra gli 80 e 100 euro, tra spese di volo e personale. Più economico è l’elicottero della Protezione civile, che opera senza emergenze sanitarie, con l’effetto di costare la metà. Introdurre norme che prevedono pagamenti dei soccorsi serve anche per aumentare il senso di responsabilità, ma i volontari che operano negli interventi hanno ricordato la grande importanza della prevenzione. I soccorritori, quando si verificano incidenti, non esitano a ricordare quanto sia fondamentale un’ampia e capillare divulgazione delle regole di sicurezza per cercare di scongiurare sinistri in montagna. Tornando ai pagamenti, chi vuole avventurarsi lungo sentieri e fare escursioni tra i monti deve ricordare che, se si mette nei guai per imprudenza e chiama i soccorsi senza effettiva necessità di un intervento sanitario, avrà un conto da saldare, anche se non si sa di quanto. L’auspicio è che si faccia chiarezza in fretta. L’unica via per evitare caos con normative incomplete e soprattutto sorprese, come hanno osservato alcuni appassionati di montagna, al momento sembra essere quella di un’assicurazione che possa coprire rischi. fonte Messaggero Veneto

 

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