In meno di dieci giorni tre ricoveri per meningoencefalite da zecche. I pazienti, accolti al Santa Maria della Misericordia di Udine, seguiti dalla clinica di malattie infettive diretta dal professor Matteo Bassetti, hanno contratto la Tbe, Tick-Borne Encephalitis, trasmessa da zecche infette. «La complicanza più temibile – spiega il professor Bassetti – è l’interessamento del sistema nervoso centrale con l’infiammazione dell’encefalo».Le persone colpite frequentano abitualmente zone montane, uno per mestiere, un altro perché appassionato di passeggiate in bici in montagna, il terzo per essere solito a lunghe passeggiate tra i boschi delle valli del Cividalese, una delle aree a rischio insieme alla Carnia, al Tarvisiano e allo Spilimberghese.
E’ stato questo l’esordio per la Rete regionale delle malattie rare, appena costituita dalla Regione, su proposta dell’assessore alla Salute Maria Sandra Telesca. Per quel che riguarda le malattie infettive «in Friuli Venezia Giulia ne registriamo due – spiega Bassetti -: la Tbe e la malattie di Lyme. Rispetto a queste patologie, noi siamo Hub regionale, e quindi il centro di coordinamento, a cui fanno riferimento le altre strutture operative sul territorio».Tra i primi compiti che si è assunta la Rete regionale per le malattie rare, «c’è la definizione di percorsi di diagnosi, cura e prevenzione per la gestione di queste malattie. Entro l’anno – prosegue il direttore della clinica di infettivologia – contiamo di completare il vademecum per la Tbe, e nel 2018 definiremo quello per la malattia di Lyme».Il Prontuario chiarirà quali siano i percorsi per i pazienti che hanno contratto la Tbe, indicando a chi rivolgersi e in che modo rivolgersi, qual è la prevenzione più efficace ecc.«Quando si viene morsi da una zecca – spiega Bassetti – non è necessario recarsi subito in pronto soccorso o assumere antibiotici. Va invece tenuta sotto osservazione la zona in cui l’insetto si è posato per accertarsi che non compaiano rossori né forme di eritema che, diversamente da quelli più frequenti, non rimane nella stessa zona ma si “sposta”, e per questo viene chiamato “migrante”. In questo caso – è il consiglio – bisogna fare ricorso alle cure del proprio medico di famiglia che definirà la terapia più opportuna. Tra i sintomi da osservare c’è anche la febbre, che può raggiungere anche i 39 gradi, mal di testa, mal di gola e altri segnali che possono lasciar pensare ad un influenza, e che possono comparire anche a distanza di 3/4 settimane dal morso».In Friuli Venezia Giulia «sono diverse le aree in cui le zecche possono trasmettere il virus della Tbe o il batterio della malattia di Lyme. Per questo consiglio vivamente a chi viene in queste zone o a chi frequenta abitualmente la Montagna o le zone rupestri, di vaccinarsi. Tanto più – rimarca Bassetti – che la vaccinazione è gratuita. Così come non mi stancherò di invitare le categorie a rischio, per età o per patologia, a vaccinarsi contro l’influenza, a proteggersi con il vaccino dal meningococo e dallo pneumococco, e dall’epatite A, altra epidemia silente che sta progredendo in questi mesi, soprattutto tra gli omosessuali maschi che hanno rapporti non protetti».Altra malattia trasmissibile dalle zecche è la malattia di Lyme. La borreliosi è oggi la più diffusa e rilevante patologia trasmessa dalle zecche. L’infezione, di origine batterica, colpisce prevalentemente la pelle, le articolazioni, il sistema nervoso e gli organi interni. Può manifestarsi con sintomi gravi, persistenti e, se non viene curata, assume un decorso cronico. L’agente patogeno, la Borrelia burgdoferi, è un genere di batterio. La malattia inizia tipicamente in estate e all’inizio si manifesta con una macchia rossa che si espande lentamente. Entro qualche settimana (che in qualche caso possono diventare mesi), si possono sviluppare disturbi neurologici, mialgie, meningiti, polineuriti, miocardite ecc. L’ultima fase della malattia a distanza di mesi o anni dall’infezione, è caratterizzata da alterazioni a carico dell’apparato muscolo-scheletrico (artrite cronica), del sistema nervoso centrale e periferico – fonte Messaggero Veneto