Aula a cielo aperto al rifugio Pordenone «Gli studenti sono sensibili alla bellezza»

Immersi nel silenzio e nella bellezza, hanno scattato fotografie e trasformato i regali della natura in oggetti di design. Circondati dai boschi, hanno riflettuto con sensibilità e senso critico sulla convivenza tra uomo e fauna selvatica. Hanno riso, hanno cantato, hanno camminato con scarponi (che, in qualche caso, hanno dovuto aggiustare lungo il sentiero) e dormito nei cameroni. I cellulari non hanno campo, lì al rifugio Pordenone, ma le menti dei 64 studenti del Galvani di Cordenons, ospiti per tre giorni in Val Cimoliana, erano aperte a ricevere i segnali di una natura che, sempre più, chiede di essere ascoltata e rispettata.

Un’iniziativa, quella realizzata dal Cai di Pordenone in collaborazione con l’istituto scolastico, che si inserisce nelle iniziative per il centenario della sezione di Pordenone: oltre a portare la montagna in città, il Cai ha scelto di «avvicinare gli studenti alla montagna, nei suoi aspetti sia geografici e naturalistici che culturali, a partire da una concezione di “territorio” come intreccio inscindibile di natura e storia ed esempio di una presenza umana sostenibile».

Al progetto hanno preso parte quattro classi, tre terze e una quarta. Suddivisi in due gruppi, si sono avvicendati al rifugio Pordenone dormendo per una notte nei cameroni riservati alle scolaresche arrivate a piedi o con le auto degli accompagnatori. Punto di incontro dell’esperienza è stata la lezione che il professore Stefano Filacorda, del Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine, ha tenuto sulla fauna selvatica. La pioggia non ha rovinato quella che Filacorda, che ha una lunga esperienza in attività con le scuole, definisce «un’esperienza molto bella, una particolare avventura. Ho percepito una forte sensibilità nei confronti della bellezza: questa esperienza mi ha arricchito molto e credo che anche i ragazzi ne siano stati arricchiti».

L’obiettivo era quello di vivere da vicino l’ambiente montano, il suo fascino e le sue fatiche. Gli accompagnatori di escursionismo e gli operatori naturalistico-culturali della sezione di Pordenone del Cai hanno portato i ragazzi al belvedere del Campanile della Val Montanaia e alla Casera dei Pecoli. E, quando la pioggia non ha concesso di stare all’aperto, si è aperto il cassetto della creatività. «I ragazzi hanno realizzato dei gadget con materiali naturali – continua Filacorda – e abbiamo immaginato insieme come reintrerpretare i collari per il monitoraggio degli orsi».

Una convivenza che tra uomo e natura che i ragazzi hanno sperimentato in prima persona: grazie all’occhio esperto del professor Filacorda è stato rilevato il passaggio del lupo qualche giorno prima. «Ho spiegato loro che la presenza del lupo in una valle naturale come quella in cui eravamo ha senso, mentre la presenza del lupo in zone urbanizzate pone nuove sfide». Una sfida, intanto, è già stata vinta: quella con la tecnologia immersiva e spesso invadente. Al rifugio Pordenone, gestito da Marika Freschi e Ivan Da Rios, il cellulare prende a singhiozzi. Tanti lo c onsiderano un pregio: dama, scacchi, chitarre, chiacchiere hanno sostituito post e “cuoricini”. «Per molti ragazzi è stata la prima volta in rifugio – racconta Grazia Pizzoli, del Cai di Pordenone – e ci hanno detto che vorrebbero ripetere l’esperienza». —

fmv

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