Una novantenne cade fratturandosi il femore e viene ricoverata a Pordenone anziché a Belluno. È polemica a Erto e Casso, dove la recente riattivazione del protocollo interregionale dei soccorsi non ha evitato disagi ad un’anziana del paese. Qualche settimana fa, le Regioni Friuli Venezia Giulia e Veneto hanno infatti sottoscritto la convenzione che era scaduta lo scorso anno. Grazie a questo accordo istituzionale, i residenti della Val Vajont hanno diritto a essere trattati dalle strutture sanitarie venete, decisamente più vicine di quelle friulane. «Peccato che mercoledì sera, per l’ennesima volta, il personale intervenuto sul posto si sia rifiutato di trasferire a Belluno una concittadina – ha tuonato al proposito il sindaco Fernando Carrara –. Qui stiamo parlando di una donna di 90 anni a cui è stato imposto un tour de force di quasi 80 chilometri fino a Pordenone. Un viaggio su strade di montagna con la gamba rotta. Si poteva evitare il tutto semplicemente disponendo il ricovero nel Bellunese».
Il sindaco Carrara conferma che «non è la prima volta che ciò succede». Tanto che, non appena l’autolettiga è partita per la pianura friulana, il primo cittadino si è messo al telefono e ha contattato direttamente il responsabile sanitario dell’Aas 5 per capire assieme a lui il perchè dei disguidi. «Che accordi sono stati firmati, se nulla cambia per i nostri abitanti?», si è domandato l’amministratore, ricordando i disagi subiti negli ultimi mesi a causa del protocollo sfumato. Non è ancora chiaro perché i pazienti di Erto e Casso continuino a essere dirottati su presidi ospedalieri del Pordenonese, ma probabilmente si tratta di un mancato coordinamento con il Nue 112: il numero unico di emergenza attivato a primavera in Friuli Venezia Giulia potrebbe non aver ancora preso atto della convenzione tra le due Regioni. In ogni caso, visto che l’Azienda sanitaria pordenonese risulta essere estranea ai fatti, Fernando Carrara è pronto a varcare i confini provinciali e andare fino in fondo alla vicenda, dopo mesi di tensione e episodi discutibili.
C’è stato infatti chi ha allertato il 118 per un parente malato dopo averlo caricato in auto e aver oltrepassato il confine provinciale, essendo così sicuro di ottenere una prestazione in Veneto. Ad aprile, un escursionista caduto sul monte Toc dovette attendere un’ora prima di essere issato a bordo di un elicottero, perché il veivolo fu costretto a rientrare in Carnia per fare rifornimentoe di carburante. Sarebbe bastato inviare un mezzo di Pieve di Cadore per scongiurare ritardi e maggiori spese. (fonte Messaggero Veneto)