Possibilità di convogliare rifiuti da tutta Italia, negli impianti di recupero e trasformazione dell’umido, in base a nuove normative: gli ambientalisti alzano le antenne e Aquila del Friuli, movimento autonomistico per il Friuli, esprime preoccupazione per quanto potrebbe accadere alla Bioman di Maniago, impresa che tratta la frazione umida del rifiuto. «Un impianto in cui, sino all’anno scorso, venivano trattati anche i rifiuti provenienti da Roma, con una media di 150-170 tonnellate al giorno – dice il gruppo -. Ora il problema si ripropone, e questa volta con le solide basi di una normativa licenziata da chi dovrebbe tutelarci: l’assessore regionale Sara Vito ha introdotto alcune modifiche alla 5 del 2016. In sostanza, la Regione può autorizzare società specializzate al recupero e trasformazione dell’umido ad attingerlo pure da altre regioni che non sono in grado di smaltirlo e trattare i semilavorati derivati da rifiuto solido urbano per la produzione di biogas».
Secondo il movimento, «se su terreni agricoli si comincerà a spargere i reflui, ossia i resti del processo di fermentazione del semilavorato da frazione organica del rifiuto solido, ricco di metalli pesanti e contaminanti microbiologici patogeni, si determinerebbe una situazione di criticità. Questo significa inquinamento. Inoltre verrebbe preclusa la normale coltivazione di vegetali destinati all’alimentazione umana e animale. Il problema non potrà che accentuarsi se, oltre ai rifiuti organici di casa nostra, questi terreni dovranno accollarsi anche immondizia di altre città che presentano criticità sul fronte dello smaltimento».«Non vorremmo che le prossime modifiche al piano rifiuti della regione autorizzassero la pratica dello smaltimento di rifiuti solidi urbani e relativi semilavorati nei digestori per biogas, e soprattutto non vorremmo che la Regione autorizzasse il trattamento in questi digestori dei rifiuti e relativi semilavorati di altre zone – aggiunge il gruppo -. Aquila del Friuli terrà monitorata la situazione e l’evoluzione di questo problema di non poco conto, per evitare che il Friuli diventi pattumiera d’Italia».Ma la Bioman ha inteso rassicurare movimento e ambientalisti sul fatto che nulla cambierà rispetto alla situazione attuale. «La proposta di legge cui fa riferimento il gruppo non ci riguarda, perché il nostro stabilimento non tratta i semilavorati, ma soltanto la frazione organica della raccolta differenziata, da cui ricava energia elettrica e ammendante naturale – riferisce l’azienda -. Va precisato che il compost prodotto da Bioman è di alta qualità e i suoi effetti sul terreno sono molto migliori di quelli generati dagli ammendanti chimici