Molti sindaci della provincia di Belluno sono preoccupati perché ci sono sempre più lupi che si avvicinano ai centri abitati, ma il prefetto di Belluno , al quale si erano rivolti, ha cercato di rassicurarli anche con qualche dato: «Da 150 anni in provincia di Belluno non si registrano aggressioni dirette nei confronti dell’uomo.
Questo predatore, per sua natura, evita l’uomo». E ancora: «Non c’è una sovrappopolazione di lupi in provincia: ce ne sono circa 80-120 esemplari in 15-17 branchi in una superficie molto vasta, visto che la provincia è la più vasta del Veneto».
L’APPELLO
La questione della pericolosità del lupo era stata sollevata dagli abitanti di alcuni comuni della Provincia, attraverso i rispettivi sindaci: Lorenzago di Cadore, Auronzo di Cadore, Perarolo di Cadore, Belluno, Feltre, Seren del Grappa, Arsié, Lamon, Fonzaso. Il prefetto Mariano Savastano ha cercato di smorzare le preoccupazioni e, in un incontro ieri in prefettura, ha invitato «ad avere un approccio scientifico, non emotivo, non allarmistico. Non ci sono le condizioni per un allarme sociale. Non ci dobbiamo preoccupare, ma ci dobbiamo occupare del problema con una campagna di informazione mirata».
LE DIFESE
«È una specie protetta ed è l’uomo che si deve adattare al lupo e non il contrario – ha sottolineato Savastano – adottando comportamenti non attrattivi nei suoi confronti». Quindi non lasciare animali liberi o abbandonare rifiuti umidi vicino alle case, giusto per citarne un paio. «Nella scala di rischio che va da 1 a 7 (dove 7 è il rischio più elevato) noi siamo a 4. Non c’è un pericolo grave. Qualora l’indice di pericolosità per l’avvicinamento dei lupi, dovesse innalzarsi, la Regione ha già autorizzato, come è avvenuto in provincia di Vicenza, l’intervento della polizia provinciale armata con munizioni a pallini di gomma, che si è dimostrato efficace poiché i lupi si sono allontanati definitivamente dai centri abitati».
I PRIMI CITTADINI
Alcuni sindaci non condividono questa mancanza di preoccupazione per la situazione attuale. Loris Maccagnan, sindaco di Lamon, non fa mistero: «La problematica esiste, anche se un’evoluzione recente non c’è stata. I rapporti con la prefettura sono stretti. C’è preoccupazione per i capi di bestiame più che per la sicurezza delle persone. L’animale è arrivato ai centri abitati. L’altra questione è relativa agli allevamenti e al pascolo comunale: non riusciamo ad utilizzarlo finché non risolviamo il problema della presenza del lupo». Il sindaco di Belluno, Oscar De Pellegrin ha delegato l’assessore Raffaele Addamiano e il consigliere Lorenzo Bortoluzzi: «Bisogna monitorare, ciò che viene richiesto ai cittadini è segnalare agli organi preposti eventuali avvistamenti». E Christian Pasa (Fonzaso) aggiunge: «Più che preoccupazioni per i concittadini, siamo stati coinvolti perché abbiamo avuto predazioni sulle pecore. Ci sono domande e perplessità, è una novità avere a che fare con specie selvatiche». Posizione decisa quella di Stefano Cesa (Borgo Valbelluna) territorio che ha dato molto al lupo in termini di prede: «C’è assoluta incompatibilità tra questo predatore e gli enormi sacrifici della gente che vive in montagna e che opera per la cura e la manutenzione del territorio attraverso l’attività agricola. Ma se non sosteniamo adeguatamente queste aziende agricole superstiti anche dal lupo e dall’incremento incontrollato della fauna selvatica, tra qualche anno ci troveremmo sterminate aree abbandonate, incolte e con impressionanti problemi di carattere idrogeologico». da Gazzettino Bl