Il nuovo spazio di Casso al Vajont ha ospitato un workshop sulla rigenerazione alpina intitolato “Montagna, patrimonio, riuso”, a cura di Dolomiti contemporanee e in collaborazione con Fondazione Dolomiti Unesco, Magnifica Comunità di montagna e Comune di Erto e Casso. L’evento si è svolto nelle ex scuole di Casso, divenute uno spazio espositivo dov’è allestita la mostra “Who killed Bamby?” sulle criticità della montagna: alcune delle opere realizzate dagli artisti invitati saranno utilizzate come spunto di partenza per la trattazione di temi specifici.Gianluca D’Incà Levis, curatore di Dolomiti contemporanee e direttore dello Spazio di Casso, ha raccontato “La rigenerazione alpina: 10 anni con Dc nelle Dolomiti e nel Vajont”. Mara Nemela, direttrice della Fondazione Dolomiti, ha parlato delle “Strutture obsolete: valori e disvalori nella gestione del sito Unesco delle Dolomiti”. L’architetto Valentino Stella ha affrontato il tema del restauro delle ex scuole e la riapertura del Nuovo spazio di Casso. Marcello Mazzucco, abitante di Casso e storico locale, ha fatto una riflessione dal titolo “Tradizione e relazione: il Paese e il Centro culturale”. Elena D’Arsiè, laureanda dell’univeristà di Bolzano, ha raccontato i frutti di una ricerca sul campo: “Il paesaggio culturale: ri-esistenza e rigenerazione delle Dolomiti contemporanee”. Infine, l’architetto Mattia Menardi Menego ha illustato la storia de “Il trampolino Italia di Zuel, restauro e riuso”. fmv
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La bolp de Meneghe
Sti dis passes, quan che al bosc al ara dut ros, a me a vegnu in ment una fantonia che la contava la me mo Pina; chela de al bolp de Meneghe; liei – la me mo – la conoseva begn Meneghe parce che chi de Nicol i aveva tagn pres e bosch a Meneghe, che a chel temp Meneghe al ara dut dei Thimolians e sol daspuò a le stè vendu a chi de Penei. La fandonia la parla de Svalt de Penei che all’ara dhu a legne a Meneghe, proprio quanche i arboi i dheventrava ros; sta dhe fato che quanche al tornava dola che al aveva lasè al rosac al no lo sciatava mei al toc de la polenta e del formai, che all’ara al so mangè de mesdì. Calche dhun ai robava ogni dì al mangè; passa un dì , passa doi , passa trè, a no in podheva pì. Al se aveva agn sciupè par vethe chi che al ara che ai robava al mangè ma al no l’ara rivè a capì ce che a sothedheva; al terth dì ai sbrisa al vuoi in tal cogol de le fuoie rosse che all’aveva ingr continua su https://cimolais.it/fandonie/ WebCam
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