La scarsa manutenzione dei sentieri secondari dopo la tempesta Vaia e la pericolosità delle escursioni in montagna finiscono al vaglio della procura? Da giorni si susseguono voci su un’indagine scattata dopo alcuni infortuni in quota, arrivando a parlare di accessi agli uffici da parte dei carabinieri.
Ora è il presidente del Parco naturale delle Dolomiti friulane in prima persona, Fernando Carrara, a scendere in campo per smentire la notizia. «Non solo non so nulla di questi ventilati sequestri di documentazione, ma soprattutto faccio notare che si tratterebbe di un’iniziativa senza precedenti – ha commentato Carrara, che è anche sindaco di Erto e Casso –. Ognuno è libero di segnalare ai magistrati ciò che ritiene doveroso, ma presentare una denuncia perché ci si è fatti male mentre si camminava in montagna lo trovo assurdo. Stiamo parlando di un ambiente naturale che per definizione è ostile e insidioso. Tanto che si deve piuttosto pensare a come sanzionare quanti vi si avventurano da sprovveduti, senza adeguate dotazioni e attrezzature. L’incognita esisterà sempre e non possiamo prevedere un’eventuale frana o un’ondata di maltempo».
Carrara ha anche ricordato che dopo il fortunale di tre anni fa, la sentieristica è stata praticamente ripristinata. «Ovviamente, i territori sono fragili e basta una forte pioggia per cambiare le cose, con smottamenti e pareti rocciose che fanno scivolare improvvisamente materiale a fondovalle – ha aggiunto il presidente –. Mi spiace per gli infortunati e per i familiari delle vittime, ma denunce di questo tipo lasciano il tempo che trovano. Non ci si può lamentare di un itinerario pericoloso. Anzi, come Parco Unesco abbiamo il dovere di intervenire il meno possibile sul territorio di competenza, evitando di antropizzare un’area protetta proprio perché selvaggia e incontaminata». Il messaggio è quindi chiaro. «Non tappezzeremo i boschi con cartelli come se fossero autostrade», ha concluso il sindaco della Val Vajont.
Ad affrontare la montagna con buon senso e prudenza predicano da sempre anche Forestale, Cai e Soccorso alpino: troppe volte ci si avventura in barba alle regole più elementari o con scarsa conoscenza dei luoghi. Come le comitive di stranieri “pizzicati” in canottiera e ciabatte infradito in direzione della vetta o la coppia di visitatori che a mezzogiorno inoltrato intendeva iniziare un’escursione talmente impegnativa da richiedere almeno dieci ore di scarpinata. — FMV