Il 9 ottobre 1963 una frana si staccò dal monte Toc e finì nelle acque del bacino della diga. Ignorati tutti gli allarmi.
L’ultimo consiglio comunale di Erto e Casso, prima della tragedia, si tenne il primo settembre 1963. Il sindaco di allora era Giovanni De Damiani, fabbricante di candele, ex seminarista, fornitore ufficiale di ceri per tutta la Diocesi. In quella seduta fu assunta una sola deliberazione: la sistemazione della strada comunale di Cerois e poi tutti se ne tornarono a casa come se non ci fosse stato nulla da dire sullo stato di allarme in cui vivevano gli abitanti di Erto, Casso e delle frazioni a causa del lago e di una frana incombente. Due giorni prima della tragedia De Damiani, su sollecitazione dell’Enel-Sade, aveva fatto affiggere un manifesto intitolato “Avviso di pericolo continuato” in cui si segnalava “l’instabilità delle falde del monte Toc “raccomandando di approfittare degli automezzi messi a disposizione per fare trasloco “dalla zona che va dal Gorc oltre Pineda e presso la diga” portandosi appresso anche gli animali. Qualche riga dopo si poteva anche leggere “la frana del Toc potrebbe sollevare onde paurose su tutto il lago”. Si raccomandava a boscaioli, cacciatori e pescatori di non avvicinarsi alla zona franosa e alle rive del lago perché in caso di disobbedienza “Enel-Sade e autorità tutte non si ritengono responsabili per eventuali incidenti…”. FMV