Soccorsi in montagna: un caso su cinque è dovuto a negligenza

Nel 2016 i 370 volontari del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico Regione Friuli Venezia Giulia, che dispongono di 12 unità cinofile, hanno effettuato 262 missioni attraverso le quali sono state tratte in salvo 257 persone.  «Circa il 20% delle missioni che effettuiamo sono dovute a imperizia o negligenza – ammette il delegato Sandro Miorini – alcuni anni fa la Regione aveva commissionato uno studio per valutare se era il caso di attivare il pagamento nei confronti degli utenti che vengono soccorsi in questi frangenti e che non presentano problematiche di tipo sanitario, al tempo si era valutata l’introduzione di un ticket che avrebbe comportato un risparmio di 30 o 40 mila euro per la collettività. In Veneto il ferito è tenuto a pagare 25 euro al minuto fino a un massimo di 500 euro, quello medio 75 euro al minuto con un massimo di 7.500 euro e la persona illesa paga l’intero costo dell’intervento. In Trentino Alto Adige il ticket è di 30 euro per il ferito grave.  Costi che l’introduzione di un sistema di pagamento, anche parziale, avrebbe in parte abbattuto. Ma che succederebbe se, per evitare di pagare, chi si trovasse bloccato in montagna cercasse di scendere senza chiedere aiuto affrontando ulteriori rischi?» si interroga Miorini. Eppure i dati degli interventi sono significativi: nel 2016 sono state impegnate 14.857 ore per i soccorsi. «Il costo delle uscite varia a seconda del tipo di missione – premette il delegato – un intervento con l’elicottero costa circa 2 mila euro l’ora, ma quando si impiega l’elicottero della sanità, che permette di operare con il verricello, allora il costo aumenta di parecchio».

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